1- DENTRO IL PACCHETTINO DELLA MANOVRA LUCHINO HA TROVATO UNA MIGNOTTATA 2- ORA RESTA DA VEDERE SE LA MOSSA DI MORETTI CHE CON UN’AZIONE DI LOBBY È RIUSCITO A INFILARE L’EMENDAMENTO NELLA MANOVRA SI RIVELERÀ DAVVERO FELICE. DI FRONTE AL MANAGER DI RIMINI C’È IL PROBLEMA IRRISOLTO DEL MACCHINISTA UNICO 3- PER JP MORGAN UNICREDIT HA UN FABBISOGNO DI LIQUIDITÀ PER 16 MILIARDI, NUMERI PRECISI CHE SI AGGIUNGONO AI RUMORS DELLA CITY (RICAPITALIZZAZIONE DI 10 MILIARDI) 4- LA LUNGA GUERRA DI LANNUTTI (IDV) CONTRO GUARGUAGLINI: “RECENTEMENTE FERMATI ALCUNI DIPENDENTI DI FINMECCANICA ALLA GUIDA DI UN’AUTO IN STATO DI UBRIACHEZZA E SOTTO EFFETTO DI SOSTANZE STUPEFACENTI”. E VAI COL TEST ANTIDROGA! 5- PONZELLINI SBANKATO DA BANKITALIA: PORTE SPALANCATE A MATTEUCCIO ARPE

1 - UNA MANOVRA AVVELENATA PER LO SMONTEZEMOLATO
Anche il governo ha voluto fare un regalo a Luchino di Montezemolo per i 64 anni appena compiuti.

Più che un regalo è una sorpresa piuttosto amara per il ragazzo dei Parioli che sta costruendo con passi incerti e contraddittori la sua candidatura a salvatore della Patria. Dentro il pacchettino della manovra Luchino ha trovato una fialetta di veleno che rischia di complicargli la vita dentro Ntv, la società dell'Alta Velocità che con l'aiuto determinante di Corradino Passera e dei francesi deve partire entro la fine dell'anno.

La fialetta è una norma inserita nel maxiemendamento approvato ieri al Senato che impone a tutte le società ferroviarie il vincolo di applicare lo stesso contratto nazionale che regola i rapporti di lavoro dentro le Ferrovie dello Stato.

La novità è stata salutata con grandi applausi nel palazzo-obitorio delle Ferrovie e dai sindacati dei trasporti, ma Ntv e le altre aziende di trasporto gridano allo scandalo. Finora il presidente della Ferrari non ha voluto commentare questa mignottata che è uscita dal cilindro di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia.

Oggi parla per lui Giuseppe Sciarrone, l'amministratore delegato di Ntv che definisce l'emendamento "un duro colpo alla liberalizzazione, un passo indietro nel tempo palesemente incostituzionale perché impone un contratto come quello delle Ferrovie obsoleto e scaduto da anni".

Il grido di dolore di Sciarrone si accompagna alla sottolineatura degli aspetti positivi contenuti nel contratto firmato da Ntv in barba a quello nazionale, e si conclude con l'auspicio che Montezemolo possa rimanere a lungo alla presidenza della società.

Invece di prendersela con quel sito disgraziato di Dagospia sul quale si è abbattuta la denuncia con una richiesta di danni per 2 milioni di euro, Luchino dovrebbe meditare sull'episodio che ha il sapore inequivocabile di una vendetta nei confronti delle ambizioni da leader annunciate per l'ennesima volta a Cortina davanti alle damazze e al suo pargolo innocente.

C'è da dire comunque che l'emendamento sul quale esultano Moretti e i sindacati rappresenta oggettivamente una contraddizione di stampo statalista rispetto alla logica che ha portato il governo a introdurre nel decreto legge l'articolo 8 per consentire alle imprese di licenziare in deroga ai contratti nazionali.

È chiaro che si tratta di una vendetta ad personam nei confronti di un uomo che non ha ancora messo i piedi nell'acqua torbida della politica ma che sta già pagando un prezzo salato. Da parte sua Montezemolo non ha fatto nient'altro che seguire la linea tracciata da Marpionne alla Fiat che ormai si colloca tra i suoi maggiori sponsor.

Ora si tratta di vedere se la mossa di Moretti che con un'azione di lobby è riuscito a infilare l'emendamento nella manovra si rivelerà davvero felice. Di fronte al manager di Rimini c'è il problema non ancora risolto del macchinista unico, un'operazione che prevede l'esubero di 5.000 (qualcuno dice 2.500) dipendenti delle Ferrovie.

Quando arriverà all'appuntamento Moretti dovrà vedersela con i sindacati che gli metteranno sotto il naso il contratto di Ntv dove al personale sono concesse condizioni di lavoro e di remunerazione di gran lunga migliori rispetto a quelle del monopolista Ferrovie.

2 - NELLA CITY RITENGONO CHE UNICREDIT DEBBA FARE UN AUMENTO DI CAPITALE DI ALMENO 10 MILIARDI
I principali banchieri italiani stanno già pensando alla trasferta di Washington quando dal 23 al 25 settembre si terrà l'annuale Meeting del Fondo Monetario e del World Economic Forum.

Per la finanza mondiale è un appuntamento importante che nell'attuale scenario assume un significato ancora più grande. Anche il vertice della Banca d'Italia non potrà mancare e nella capitale americana arriveranno ancora Mario Draghi e Fabrizio Saccomanni. Il nodo del nuovo Governatore non è stato sciolto, Lorenzo Bini Smaghi rimane inchiodato alla sua sedia nella BCE, ed è difficile immaginare che si possa arrivare a una conclusione in un paio di settimane.

Fin dal primo Meeting nel 1966 gli incontri del Fondo Monetario si sono svolti in grandi alberghi ed è in uno di questi che arriveranno i rappresentanti delle banche italiane accompagnati dal solito codazzo di giornalisti desiderosi di partecipare al buffet che il nostro ambasciatore offrirà come al solito nella sua villa.

La crisi dei mercati fa pensare che l'Assemblea sarà vissuta con notevole angoscia da numerosi banchieri europei. Ormai è chiara l'offensiva nei confronti dell'euro alla quale si è aggiunto il grido d'allarme del direttore Christine Lagarde sulla necessità di ricapitalizzare gli istituti di credito dell'eurozona per almeno 200 miliardi.

Oggi vale la pena di leggere un articolo del "Sole 24 Ore" che riporta la stima degli analisti di JP Morgan per i quali il deficit di liquidità delle banche in Europa sfiora i 500 miliardi. Tra le più esposte si trovano Royal Bank of Scotland con un deficit valutato in 52 miliardi, Deutsche Bank con 55,7 e soprattutto le grandi banche francesi con alla testa Bnp Paribas per 62,6 miliardi. Stanno di gran lunga meglio le banche spagnole e svizzere mentre per i due big italiani IntesaSanPaolo e Unicredit, la prima "è in sicurezza, mentre Unicredit mostrerebbe una carenza di 16 miliardi".

Questo dicono e scrivono gli analisti JP Morgan aggiungendo numeri precisi ai rumors che corrono da giorni nella City dove si dà per certo che Berlusconi e Tremonti andranno a casa e si ritiene che Unicredit debba fare un aumento di capitale di almeno 10 miliardi.

Il rapporto della merchant bank americana ha messo in grande fibrillazione e ha fatto sudare un banchiere che sicuramente non andrà a Washington: Luigino Abete che è rimasto spiazzato dalla notizia sui 62,6 miliardi di cui avrebbero bisogno i suoi azionisti francesi di Bnp Paribas.

In serata Luigino, che cerca di trovare un suo spazio tra gli sgomitamenti di Profumo e di Passera (sindaco di Roma? ritorno in Confindustria?), ha tirato un sospiro di sollievo quando dalla sede di Parigi di Bnp Paribas hanno emesso un comunicato in cui si legge che la banca francese gode in questo momento di una situazione di "eccesso di liquidità a breve in dollari depositati presso la Federal Reserve".

3 - LANNUTTI CONTRO GUARGUAGLINI
Il comandante supremo di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, non deve vedersela soltanto con le ultime rivelazioni del faccendiere Lavitola su uno scambio di commesse che sarebbe avvenuto a Panama, ma anche con un senatore della Repubblica che da tempo lo ha preso di mira e se ne è uscito ieri con una interrogazione sorprendente.

Questo parlamentare è Elio Lannutti, il 63enne fondatore dell'Adusbef, l'Associazione che difende i consumatori, che siede nel partito di Di Pietro e nella Commissione Finanze di Palazzo Madama. Da mesi Lannutti bombarda il quartier generale di piazza Monte Grappa con interrogazioni che cadono nel vuoto e vengono rilanciate soltanto dall'agenzia Agenparl vicina all'Italia dei Valori.

A luglio ha chiesto al governo le dimissioni immediate di Guarguaglini e della moglie Marina Grossi, ma il top dell'ossessione è arrivato con l'ultima interrogazione indirizzata a Berlusconi, La Russa, Tremonti e Romani in cui chiede di sapere se è vero che "recentemente siano stati fermati alcuni dipendenti di Finmeccanica alla guida di un'autovettura in stato di ubriachezza e sotto effetto di sostanze stupefacenti". Nel testo Lannutti si spinge più in là perché vuole sapere "se l'attuale management di Finmeccanica sia intenzionato a sottoporre a test antidroga i suoi direttori di piazza Monte Grappa presso i laboratori di analisi dei carabinieri".

Se fosse ancora vivo Sigmund Freud avrebbe materia per scrivere un trattato sulla guerra di Lannutti contro Guarguaglini.

4 - PONZELLINI SBANKATO DA BANKITALIA: PORTE SPALANCATE A MATTEUCCIO ARPE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che a dispetto delle interpretazioni pubblicate oggi su alcuni giornali, l'incontro che si è svolto ieri mattina in Banca d'Italia tra Massimo Ponzellini e i funzionari guidati dal vicedirettore generale Anna Maria Tarantola, è stato particolarmente acceso.

Per il banchiere bolognese, grande collezionista di cariche, caro al cuore di Tremonti, sembra avvicinarsi la fine del tunnel in cui si è cacciato quando è salito al vertice della Popolare di Milano. La Tarantola ha bocciato l'idea di rinviare l'aumento di capitale, ma si è dimostrata disponibile a ridurre l'importo previsto di 1,2 miliardi.

A questo punto Ponzellini dovrà accettare il diktat della Banca d'Italia e spalancare le porte a Matteuccio Arpe che con 200 milioni in mano potrebbe dare il benservito al massiccio banchiere bolognese".

 

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