paolo conte gino paoli

PAOLO CONTE E GINO PAOLI MEMORIES - L’AVVOCATO A ‘UMBRIA JAZZ’, SU RTL 102.5: "'AZZURRO'? ERA IN ATTO UNA RIVOLUZIONE MA IO NON VIVEVO QUEL ’68. AVEVO UN ALTRO TIPO DI VITA. IL PEZZO HA FUNZIONATO NEI TORPEDONI E PER LE GITE MA NELLE MIE ASPETTATIVE ERA UNA CANZONE D'ARTE" – GINO PAOLI SU 'SAPORE DI SALE': “STEFANIA SANDRELLI LA CREDEVA DEDICATA A LEI? INVECE L'ISPIRAZIONE ME LA DIEDE URSULA ANDRESS IN UN FILM DI 007. POI LA CONOBBI E…" - VIDEO

 

Stefano Mannucci per il “Fatto quotidiano”

paolo conte

 

Ma alla fine qual è la natura segreta del jazz? Paolo Conte lo sa: "È un mistero di stampo teatrale. Se osservi un musicista di colore, il modo in cui si avvicina al microfono per l' assolo, i suoi passi avanti sono pura eloquenza".

 

L' avvocato è venuto di nuovo a Umbria Jazz per dispensare incantamenti, evocare mondi lontanissimi, profumi esotici annusati da una provincia dove tutto lì fuori pare un' avventura mirabolante, il miraggio di una traversata fino in Sudamerica per ballar milonghe duellando coi gauchos, per poi tornare nella Vecchia Europa tra violini incandescenti, seduzioni post Belle Époque, automobili rombanti di cent' anni fa, suffragette snob, e subito via di nuovo per una vertigine boogie in un locale di Harlem.

 

paolo conte

Tutto è possibile nel pianeta Conte, dove spazio e tempo roteano e il passato non è nostalgia, ma invenzione. "Questa storia dell' esotismo", riflette lo chansonnier astigiano, "è una forma di pudore, tipica anche degli scrittori del '900: racconti una storia che può appartenere al quotidiano ma per riservatezza l' ambienti in un altro scenario, più esotico e colorato. Così attenui il senso di troppa attualità. Sono sempre stato nemico della scrittura sull' attualità: ti passa davanti, e in realtà non conta. Molti si attaccano al presente, ma lo decifreremo solo dopo".

 

Lui, invece, in che secolo avrebbe voluto vivere?

"A volte ho avuto una buona predilezione per l'800, così carico di effervescenza: praticando il pianoforte quel tempo ti rincorre. Ma anche il nostro '900, certo cattivo ed equivoco, con due guerre mondiali, però alla fine è stato un secolo interessante, è valsa la pena esserci".

paolo conte

 

Tante volte Conte ha deliziato, come l' altra sera all' Arena Santa Giuliana, i palati fini di Umbria Jazz. Nell' 84 si divertì a inventare musica senza lacciuoli, con Arbore, Avati, Henghel Gualdi. Lucio Dalla diede forfait all' ultimo minuto. Conte ricorda bene quella serata: "Ero provvisto di un vibrafono piccolissimo. Fu un tentativo di far jazz molto alla buona, a parte Gualdi che sapeva il fatto suo. Ci divertimmo". E continua così, con smagata indolenza. In una scaletta live può proporre due diverse versioni di Via con me e snobbare Azzurro, l' inno che 51 anni fa, complice Celentano, ci consegnò il paradosso italiano di un pomeriggio annoiato in giardino, mentre Parigi e il mondo erano in fiamme.

 

gino paoli

Conte ride sotto i baffi: "Non pensavo affatto ai tempi che si stavano muovendo intorno a me, non vivevo quel '68: non essendo più studente, già lavoravo in ufficio con mio padre e avevo un altro tipo di vita. Oggi possiamo tirare le fila e sì, era in atto una rivoluzione".

 

Conte si lamenta giocosamente dello scippo di Azzurro da parte dei "torpedonisti". "Non era previsto: nelle mie aspettative era una canzone d' arte. Effettivamente ha funzionato nei torpedoni e per le gite: è venuto spontaneo che la gente cantasse il refrain in coro. Alla fine fa piacere, è sempre popolarità per una canzone".

 

A proposito di Grandi Vecchi: a Perugia è passato anche Gino Paoli, con il suo recital Una lunga storia, sessant' anni di carriera celebrati in due tempi: una prima parte con quattro suite legate alle stagioni, musicate da Danilo Rea: un flusso libero di meditazione compositiva su testi e pensieri dello stesso Paoli. E poi i classici, con il piano di Rita Marcotulli e un palco affollato di virtuosi.

gino paoli

 

C' è quella storia di Sapore di sale, chiediamo a Paoli. Stefania Sandrelli la credeva dedicata a lei. "Invece l' ispirazione me la diede Ursula Andress che usciva dalle acque col bikini bianco in un film di 007.

 

Una folgorazione: pareva una divinità dipinta da Antonello da Messina. Più tardi la conobbi, era un trappolo alto così, una delusione, il colpo di genio di un giallista che trasfigurava l' immaginazione di noi maschietti". In un percorso di incessante esplorazione della propria creatività, Gino ha una certezza. "La mia canzone quasi perfetta è Sassi: quella il cui risultato concreto si avvicina di più all' emozione originaria. Ma il 'quasi' è decisivo: altrimenti avrei fatto la fine di Gauguin, che dopo aver ottenuto ciò che voleva con l' arte diede fuoco alla capanna. Io ho ancora il cerino spento. Per ora".

stefania sandrelliursula andresspaolo conte

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?