selvaggia zampolli trump dolce forno

“QUANDO SEI CON LUI, È COME IN 'BIG FISH': NON SAI MAI SE QUELLO CHE DICE SIA CREDIBILE O NO, MA ALLA FINE SUCCEDE" - SELVAGGIA LUCARELLI RICORDA I SUOI TRE GIORNI A NEW YORK CON PAOLO ZAMPOLLI, L’IMPRENDITORE ITALOAMERICANO INVIATO SPECIALE DI TRUMP “PER LE PARTNERSHIP GLOBALI" - L'ORIGINE DEL SUO RAPPORTO CON IL PRESIDENTE USA, IL PADRE CHE ERA DIVENTATO RICCO CON IL “DOLCE FORNO” E LA MUTANDINA CHE LE VOLEVA REGALARE ("MA IO RIFIUTAI IL CADEAU") - "QUANDO L'HO RIVISTO CON DONALD, SOLO UNA COSA MI È PARSA INCREDIBILE: CHE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI FOSSE DIVENTATO TRUMP E NON PAOLO ZAMPOLLI” – VIDEO

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Selvaggia Lucarelli per il "Fatto quotidiano" - Estratti

 

selvaggia luarelli

“Costruire un resort a Gaza è una mia idea nata nel 2017 dopo che ho visitato Israele”. Lo ha detto l’inviato speciale per le partnership globali Paolo Zampolli a Bruno Vespa, quando è stato ospite di 5 minuti. In molti, guardando quell’intervista, avranno pensato che Zampolli sia un discreto mitomane, ma non io.

 

Se Paolo Zampolli affermasse di aver inventato il motore a scoppio o di aver dipinto la Cappella Sistina io gli crederei.

 

E lo dico perché io Paolo Zampolli l’ho conosciuto nel 2008, a New York. Gregorio Paolini mi aveva scelta come inviata per un programma televisivo su Rai2 che si chiamava Pirati: “C’è un tizio a New York, tal Zampolli, che avrebbe fatto i soldi col Dolce Forno. O è un cazzaro o davvero uno che conta. Vai a capirci qualcosa”.

 

donald trump e paolo zampolli

Insomma, mi ritrovai a New York con il regista Matteo Barzini col forte dubbio di essere sulle tracce di un mitomane. Il primo appuntamento con Zampolli fu davanti all’ingresso del Soho Building, la presunta sede della sua agenzia di modelle (Id Model). Scese da una Rolls Royce lievemente affannato:

 

“Scusa, ma ero a un meeting all’Onu e non riuscivo ad andar via!”. Pensai subito che la macchina l’avesse noleggiata e che fosse in ritardo perché la carta di credito data come garanzia era scaduta. Comunque, Zampolli era simpatico. E in effetti la sede della sua agenzia di moda era lì.

paolo zampolli con elon musk e maye musk

 

“Melania era rappresentata dalla mia agenzia di moda, sono io che le ho presentato Trump”, mi disse. Ovviamente non gli credetti e questa confidenza non fu neppure montata nel servizio.

 

Per la cronaca, il regista Barzini tornò a trovarlo nel 2017 a New York con la troupe di Agorà: Zampolli lo accolse di nuovo nella sua casa di sei piani con ascensore, 14 bagni e piscina per nuotare controcorrente.

 

E sull’incontro Donald-Melania aggiunse un particolare: “Dopo che presentai Melania a Donald io non seppi più nulla. Poi, a una cena con Roberto Cavalli, i due si presentarono insieme. Fummo tutti stupiti perché non ci avevano detto niente”...

 

paolo zampolli e matteo salvini

“E comunque fu a una cena con Melania e l’illusionista David Copperfield che Donald decise che io e lui avremmo lavorato insieme. Quando me lo propose, guardai David e gli dissi: ‘hai visto? Hai fatto la magia!’. Il giorno dopo iniziai a lavorare col presidente”.

 

Tornando ai miei tre giorni con Zampolli, uscimmo dall’agenzia di moda e lui, prendendomi sottobraccio, mi spiegò che comunque la sua reale attività era un’altra: “Compro e vendo palazzi qui a New York, lavoro con Trump. Guarda, questo l’ho appena venduto per 15 milioni di dollari”. Poi iniziò a fare elegantemente il marpione e – a telecamere spente – mi disse che gli faceva piacere farmi un regalo.

PAOLO ZAMPOLLI

 

Mi portò in un negozio di intimo la cui mutanda più coprente era una spiga di grano, ma rifiutai il cadeau con educazione.

 

Gli domandai se fosse vera la storia del Dolce Forno. Mi spiegò che in effetti suo padre Giovanni era quello di “Harbert - giochi per giocareeee” cantandomi pure il jingle e che era diventato ricco vendendo quella piastra incandescente su cui un’intera generazione di bambini ha perso la sensibilità dei polpastrelli.

 

Zampolli era deciso a dimostrarmi di avere in pugno la città di New York e lanciò la proposta: “Ti porto a pranzo da Cipriani, ci saranno Lapo Elkann e la top model Fernanda Motta!”. Era vero pure questo. Lapo, che mi era seduto accanto, mi disse: “Paolo è un amico dei tempi belli e brutti. New York è una città fantastica, dura e cruda, qui succede tutto”. In effetti otto anni dopo successe che Lapo, a New York, venne arrestato per aver simulato il suo rapimento, ma questa è un’altra appassionante storia.

 

DONALD TRUMP PAOLO ZAMPOLLI

Piccolo inciso: Fernanda Motta, una gnocca spaziale, era seduta accanto a Zampolli. “E ora vi porto all’Onu!”, fu la proposta di Paolo a fine pasto. Questa mi sembrava la promessa più improbabile, anche perché io ero con una troupe televisiva e supponevo che non si entrasse all’Onu come se fosse il compleanno di Pamela Prati al Jackie ’O.

 

(...)

 Il giorno dopo Zampolli mi fece conoscere la sua fidanzata Amanda, una giovanissima modella brasiliana che probabilmente gli aveva presentato Trump. Paolo ci aprì anche le porte della sua discreta magione in Gramercy Park all’interno della quale ci mostrò un paio di quadri di De Chirico e la sua collezione di orologi il cui valore era più o meno il ricavo dalle vendite del Dolce Forno a tutti i bambini italiani negli anni 80. “E ora a cena da Philipe Chow, il ristorante più trendy di New York!”, propose.

 

dolce forno

Cenammo con Damon Dash, uno che in America ha fatto la storia del rap e che io scambiai per un giocatore di basket. Andammo all’esclusivo “Rose bar” dove entrammo scortati da Paolo senza neppure un “ciao” alla porta come all’Onu. Alla fine, ero umiliata come una che non credeva ai miracoli e si era trovata davanti un tizio che moltiplicava pane e pesci.

 

Paolo non solo non era un cazzaro, ma mi regalò un sogno americano che terminò la sera dopo quando – all’uscita dall’ennesimo locale esclusivo in cui ballai accanto a Matt Dillon – in una New York ormai deserta, un uomo si avvicinò a me e al regista Matteo Barzini.

 

Stavamo aspettando un taxi, esausti e un po’ brilli.“Abbi cura di lei!” disse l’uomo a Matteo, credendolo il mio fidanzato. Era Mickey Rourke.

 

A questo punto della storia la cazzara inizio a sembrare io, me ne rendo conto, ed è normale: si tratta dell’effetto-Zampolli. Quando sei con lui, è come in Big Fish: non sai mai se quello che dice sia credibile o no, ma alla fine succede.

 

 

E quando è successo che nove anni dopo Trump è diventato presidente e ho visto Zampolli e Amanda, da cui nel frattempo aveva avuto un figlio, posare accanto a Melania e Donald alla Casa Bianca, be’, solo una cosa mi è parsa incredibile: che il presidente degli Stati Uniti fosse diventato Trump e non Paolo Zampolli.

PAOLO ZAMPOLLIMELANIA E DONALD TRUMP - PAOLO ZAMPOLLI E LA MOGLIE AMANDAAMANDA UNGARO E PAOLO ZAMPOLLIPaolo ZampolliAMANDA UNGARO - DONALD TRUMP - MELANIA - ZAMPOLLI E SUO FIGLIOnovella 2000 - zampolli donald e melania trumpdonald trump paolo zampollinovella 2000 - zampolli donald e melania trumpAMANDA UNGARO E PAOLO ZAMPOLLIdolce forno

 

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