le pulci di lorenzetto

CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - VERONICA GENTILI E "L’ INTERREGNO" TRA LO STIGMA E IL CAPRICCIO (E’ CONVINTA CHE ESISTANO RE STIGMA E RE CAPRICCIO) – SULLA STAMPA: “LA CARRIERA DI HEARD SEMBRA IRRIMEDIABILMENTE ROVINATA, FINITA, CAPUT”. NEW YORK COME ROMA: “KAPUTT MUNDI” – SAVIANO ZERO ZERO IN ITALIANO, LE BACCHETTATE A GIANLUIGI NUZZI CHE SULLA STAMPA RICOSTRUISCE LA STRAGE DI RINA FORT

“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima.

La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti

e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)

 

 

STEFANO LORENZETTO

Nella sua rubrica Facce di casta sul Fatto Quotidiano, Veronica Gentili parla dell’Italia come di un Paese che «colloca il disturbo psichico in un interregno tra lo stigma e il capriccio».

 

Dicesi interregno la «situazione politico-amministrativa che si verifica nel periodo di tempo compreso fra la morte, l’abdicazione o la deposizione di un sovrano e la nomina del successore» o il «periodo di tempo in cui si verifica tale situazione» (Lo Zingarelli 2022).

Gentili è convinta che esistano re Stigma e re Capriccio.

 

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VERONICA GENTILI

Sulla Stampa in una corrispondenza riguardante il processo in cui Amber Heard accusava di violenze l’ex marito Johnny Depp, Simona Siri parla della carriera dei due attori e scrive: «Quella di Heard sembra irrimediabilmente rovinata, finita, caput».

New York come Roma: kaputt mundi

 

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Massimiliano Coccia rivendica sull’Espresso una sua inchiesta sul Vaticano, affermando d’essere «stato confortato anche dal lavoro investigativo delle magistrature di vari Paesi europei e non

Se prova a rileggersi la sola copertina di Uomini e no, romanzo di Elio Vittorini, scoprirà pure la grammatica.

 

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veronica gentili

Il coltissimo Mephisto Waltz torna a colpire su Domenica del Sole 24 Ore, parlando «di un breve viaggio con due amici, i fratelli Brod (una zingarata, copyright Mario Monicelli, Amici miei, 1975)». Improbabile che il regista potesse vantare il copyright su un sostantivo, zingarata, che è attestato nei vocabolari sin dal 1886.

 

Indi il diavoletto cita il «primo decollo di un oggetto più pesante dell’aria, grazie all’aerodinamica, assemblato dai fratelli Wilbur e Orville Wright (Huffmann Prairie, 36 metri in 12 secondi)». Tempo e distanza sono esatti, ma la località è sbagliata: il primo aereo decollò il 17 dicembre 1903 da Kitty Hawk, nel North Carolina.

Huffman (con una sola n) Prairie è il nome del campo presso Dayton, nell’Ohio, dove i Wright fecero alzare in volo il loro secondo aereo a motore, il Wright Flyer II, nel 1904.

 

marcello veneziani foto di bacco

Infine Mephisto Waltz raffigura George Sand «vestita da uomo, sigaro gin bocca». O Sand fumava avana aromatizzati oppure trattasi di visione ad alto tasso alcolico.

 

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La Verità pubblica un editoriale di Marcello Veneziani: «Mattia Feltri su La Stampa sta dedicando un sequel di bastonate alla Meloni».

Purtroppo si avverte che a Veneziani è mancato un prequel dello stesso tipo prima di applicarsi nella scrittura.

 

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Su Specchio della Stampa, Gianluigi Nuzzi ricostruisce la strage compiuta a Milano, in via San Gregorio, da Caterina Fort, detta Rina, nel novembre del 1946. Parla di «case a ringhiera», meglio note allo Zingarelli 2022 come «case di ringhiera», tipiche dell’edilizia di fine Ottocento, fornite «di lunghi ballatoi con ringhiera metallica, su cui si aprono le porte delle singole abitazioni, talvolta con servizi igienici in comune».

 

gianluigi nuzzi foto di bacco (6)

Poi immagina Dino Buzzati, cronista del Corriere della Sera, sulla scena del crimine: «Fa un passo avanti e nota che ogni vittima presenta la bocca colma di bambagia o stracci di cotone, come se l’assassino non avesse voluto udire i loro lamenti prima di morire ». Quindi morì anche l’assassino?

 

Più avanti, Nuzzi scrive che gli inquirenti agli ordini di Mario Nardone, capo della squadra mobile di Milano, «impiegano poche ore per scartare ogni persona sospetta e lasciare solo Fort come unica persona sospetta, animato da un movente devastante». Quindi, a parte la ridondanza, non era Rina Fort ad avere un movente ma Nardone?

 

Nuzzi dà conto del fatto che l’assassina a un certo punto «prima si dipinse come innocente poi asserì che aveva solo assistito alla mattanza, poi che si fece aiutare da un complice – rilevatosi inesistente dopo l’arresto di un povero innocente – e ancora che aveva eliminato Franca ma non i poveri bambini».

 

Chiusura degna di un crescendo rossiniano: «Dopo alcuni decenni, Rina presentò richiesta di grazia nel 1975 che venne accolta dal presidente della repubblica Giovanni Leone. Si trasferisce a Firenze, da solo, dove riprende il cognome del marito impazzito, per morie nel 1988».

 

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Lo scrittore Roberto Saviano sul Corriere della Sera: «E anche in Italia ciarlatani d’ogni tipo diffusero la menzogna, nonostante molte, moltissime prove (ma tutte o quasi del posto), che quei gas non furono mai stati usati o non fossero opera di Assad». Zero zero zero in italiano.

strage rina fort

 

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Titolo da Verità & Affari: «Nomina. L’ambasciatore Sequi noninato alla vicepresidenza di Sace». Era per non ripetere nomina?

 

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Wanda Marra sul Fatto Quotidiano: «Ma in realtà si tratta di un principio, tutto da costruire nella realtà». Ai confini della realtà.

 

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Marta Serafini sul Corriere della Sera: «Una trappola per le forze ucraine, ormai circondate da tre lati».

Avevamo già letto qualcosa di simile in un’intervista di Francesco Battistini con l’ex presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko: «Siamo circondati su tre lati»

Si associano prontamente i colleghi Andrea Marinelli e Guido Olimpio: «La città è sotto il fuoco continuo dell’artiglieria e accerchiata su tre lati»

SAVIANO SU TIK TOK

Accerchiare deriva da cerchio. Infatti significa «chiudere in cerchio, circondare». Come faccia un cerchio (superficie piana racchiusa da una circonferenza) ad avere i lati (segmento o retta che limita una figura geometrica piana) pare un problema di non facile soluzione.

 

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Sommario da Domani: «I capogruppo bocciati». Il plurale esatto è capigruppo.

Per la seguente regola grammaticale: quando il suffisso capo indica una persona a capo di qualcosa, la flessione al plurale riguarda il primo elemento: capistazione, capisettore.

Se invece capo indica una persona a capo di qualcuno, la flessione riguarda solo il secondo elemento: capotecnici, capomastri, caporedattori (anche se è ammessa la forma plurale di entrambi gli elementi che costituiscono la parola: capiredattori).

Quando il nome composto è di genere femminile, capo rimane invariato in tutt’e due le circostanze: capomacchiniste, caporedattrici.

 

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Titolo dal Giornale: «Microfoni, pc, conserve e pure un drone / I saccheggi dei russi da 58 tonnellate». Non sapevamo che i russi fossero obesi fino a questo punto.

STEFANO LORENZETTO

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