CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - TITOLO DALLA PRIMA PAGINA DEL “FATTO QUOTIDIANO”: “ISRAELE: DETENUTI TORTURATI ‘SENZA LUCE’ (NÉ ACCUSE)”. DALLE SCOSSE ELETTRICHE ALLE TENAGLIE – “IL GIORNALE” SUL CASO GAROFANI: “FABRIZIO FAILLA RACCONTA UNA VERSIONE ANALOGA. ‘LE FRASI DEL CONSIGLIERE? E CHI LO SA? IO DISCUTEVO DI CALCIO E DI ‘ZINNONE’. ‘SI’, LE MOZZARELLE DI BUFALA”. LO SVARIONE È DEGNO DI “VEDO NUDO”, IL FILM DI DINO RISI. NELLA CENA CHE HA CREATO TENSIONE FRA QUIRINALE E PALAZZO CHIGI, SI È PARLATO DI ZIZZONE, NON DI ZINNE EXTRALARGE…
Dalla rubrica “Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto, pubblicata da Il Foglio – Estratto
• Scotto. Vistosi citato in questa rubrica dopo aver scritto per Domani che Pier Paolo Pasolini morì 40 anni fa, anziché 50, Antonio D’Orrico, già collaboratore sotto falso nome del raccapricciante settimanale Cronaca Vera (è lui stesso a rivelarlo), riempie un’intera pagina egoriferita del medesimo quotidiano, dando spazio ai messaggi di lettori che lo difendono dalla «fastidiosa correzione».
Nell’articolo, D’Orrico scrive fra l’altro: «Quando morì Calvino, quarant’anni fa, ero a Siena, come inviato dell’Unità, nell’ospedale dove lo scrittore si stava spegnendo, come sto raccontando, tra realtà e fiction, nel romanzetto a puntate La notte che incontrai Italo Calvino in camera di rianimazione sul mensile Finzioni».
Il provvidenziale corsivo attenua la penosa abborracciatura sintattica, dalla quale parrebbe che la camera di rianimazione fosse sul mensile Finzioni, anziché in ospedale.
Bastava scrivere, in buon italiano: «Come sto raccontando tra realtà e fiction, sul mensile Finzioni, nel romanzetto a puntate La notte che incontrai Italo Calvino in camera di rianimazione».
Alla fine della lenzuolata autoassolutoria, D’Orrico confessa d’aver chiesto all’intelligenza artificiale: «Mi hanno dato del bollito per l’errore sull’anniversario di Pasolini. Lo sono davvero?». La risposta è stata: «Assolutamente no». Concordiamo. È solo un po’ scotto. [22 novembre 2025]
• Zinne. Conclusione dell’articolo di Massimiliano Scafi, quirinalista del Giornale, sul caso Garofani: «Fabrizio Failla, altro volto sportivo Rai, racconta una versione analoga. “Le frasi del consigliere? E chi lo sa? Io discutevo di calcio e di zinnone. Si, le mozzarelle di bufala”».
Lo svarione è degno di Vedo nudo, il film di Dino Risi. Nella cena che ha creato tensione fra Quirinale e Palazzo Chigi, si è parlato di zizzone, tipici prodotti caseari di Battipaglia, non di zinne extralarge. Quanto a «si», segnaliamo a Scafi che la particella affermativa si scrive ancora con l’accento. [22 novembre 2025]
• Cucito. Incipit dell’editoriale di Giuliano Noci sul Sole 24 Ore, che immagina Stati Uniti e Cina impegnati in un incontro di boxe: «C’è odore di sudore, luci sparate sul ring, pubblico in delirio e due giganti che non vogliono cadere. L’uno sfoggia guantoni a stelle e strisce, l’altro ha il drago cucito sulla schiena». Chissà che male. [28 ottobre 2025]
il fatto quotidiano torture senza luce
• Virgole. Nel tentativo di competere con Maurizio Belpietro, direttore della Verità, in fatto di conflitto permanente con le virgole, Andrea Malaguti, direttore della Stampa, riesce a infilare in un unico editoriale di prima pagina le seguenti frasi: «Neppure l’Italia di Dio, Patria e Famiglia, fa eccezione»;
«Una ricetta newyorkese impraticabile nella grande pancia degli Stati Uniti dove però, i democratici, propongono le formule incuranti delle neo governatrici di New Jersey e Virginia»;
«Il turbocapitalismo, il digitale e lo sviluppo vertiginoso di algoritmi sempre più sofisticati, sono fenomeni che i rappresentanti del popolo non conoscono e non controllano»; «Un ulteriore, enigmatico, Nume Tutelare, promette di occuparsi dei nostri piccoli problemi quotidiani».
Tentativo pienamente riuscito: le virgole dopo «Famiglia», «democratici», «sofisticati» e «Tutelare» separano i soggetti dai rispettivi verbi. Nel fondo di Malaguti trova posto quest’altro periodo: «Il grande potere economico è diventata la struttura fondamentale della società». Il gender dilaga. [9 novembre 2025]
• Corno. «Lo storico Presidente del Veneto, 15 anni di governo e la corona di Doge, berlusconiano di ferro, era caduto ed era rimasto nudo». Così Andrea Pasqualetto, sul Corriere della Sera, descrive l’ex governatore Giancarlo Galan. Ma i dogi della Serenissima non indossavano una corona bensì il corno dogale, detto anche acidaro o acidario (zoggia, «gioiello», in dialetto veneziano), un berretto conico intessuto in oro. La corona è per i re. Venezia era una repubblica. [27 ottobre 2025]
• Chi. Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Chi beneficia degli sgravi fiscali previsti dalla legge di bilancio del governo Meloni secondo le opposizioni sarebbero infatti le persone facoltose».
La frase presenta un problema di concordanza tra soggetto singolare («chi») e verbo al plurale («sarebbero»). Forma corretta: «Chi beneficia degli sgravi fiscali previsti dalla legge di bilancio del governo Meloni sarebbe infatti la parte più facoltosa della popolazione». [9 novembre 2025]
• Luce. Titolo dalla prima pagina del Fatto Quotidiano: «Israele: detenuti torturati senza luce (né accuse)». Dalle scosse elettriche alle tenaglie. [9 novembre 2025]
• Prima. Si rischia sempre con le prime volte. A cascarci è Carlo Marroni, da molti anni vaticanista del Sole 24 Ore, mentre Franca Giansoldati, la sua bravissima omologa del Messaggero, scivola soltanto.
Il tema è la trasferta di papa Leone ad Assisi e a Montefalco. Marroni è perentorio quanto il suo svarione, che spara come attacco dell’articolo: «Sceglie Assisi per la sua prima uscita fuori dai territori vaticani e da Roma». I pigri colleghi ci fanno persino il titolo: «Papa Leone, la scelta di Assisi per la prima uscita».
Giansoldati invece sa che non è così e specifica: «Quella di ieri mattina è stata, di fatto, la prima visita in Italia del nuovo pontefice. Perché, tolto un blitz di poche ore a Genzano dopo il conclave per andare a trovare gli agostiniani, Prevost non si era mai spostato andando oltre i Castelli».
Sorvolando sul pleonastico «dopo il conclave», la vaticanista confonde Genzano con Genazzano, che dei Castelli Romani non fa parte: è lì che lo scorso 10 maggio il Pontefice si recò in visita al santuario della Madre del Buon Consiglio. Considerato che Genazzano e Genzano sono due località della Città metropolitana di Roma, nel giornale della Capitale nessuno rilegge i pezzi prima di metterli in pagina? [21 novembre 2025]






