carlo de benedetti monica mondardini

RICORDATE LA VICENDA DELLE BABY PENSIONI SOSPETTE DEL GRUPPO DI “REPUBBLICA”? ORA L’INPS HA BLOCCATO GLI ASSEGNI – UNA DECISIONE PRESA PER “AUTOTUTELA”, DOPO CHE A MAGGIO IL PM ROMANO FRANCESCO DALL'OLIO HA CHIUSO LE INDAGINI NEI CONFRONTI DI 101 PERSONE E 5 AZIENDE DEL GRUPPO GEDI (ALL’EPOCA DI FATTI GUIDATA DAI DE BENEDETTI), COINVOLTE IN UNA PRESUNTA TRUFFA AGGRAVATA – CARLO DE BENEDETTI PRECISA CHE NON AVEVA DELEGHE OPERATIVE E NON ERA INFORMATO DI QUELLA VICENDA

Giacomo Amadori e François De Tonquédec per “la Verità”

 

carlo de benedetti repubblica

L'Istituto nazionale per la previdenza sociale presieduto da Pasquale Tridico dopo anni di prudenza ha deciso di prendere provvedimenti nei confronti dei prepensionati del gruppo Gedi, che avrebbero ottenuto anzitempo l'assegno previdenziale in modo truffaldino. La lentezza dei provvedimenti potrebbe essere stata dettata dall'idem sentire di alcuni dirigenti e giornalisti della casa editrice e dei vertici dell'ente nominati dalla sinistra, a partire da quel Tito Boeri che del quotidiano La Repubblica è anche apprezzato collaboratore.

 

pasquale tridico presidente inps foto di bacco

Il 24 maggio scorso il pm romano Francesco Dall'Olio ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 101 persone e di cinque aziende del gruppo Gedi coinvolte in una presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps che avrebbe erogato 22,2 milioni di euro di assegni pensionistici non dovuti, mentre, grazie alla frode, la casa editrice e le sue collegate avrebbero risparmiato 38,9 milioni di euro di costi del personale.

 

La notifica dell'atto è in fase di completamento. Ma a settembre, l'Inps in una riunione in Procura ha annunciato di aver deciso di sospendere in autotutela i trattamenti contestati. Non conosciamo il numero di quelli già bloccati dato che all'Inps sostengono di non poterlo rivelare «essendo il procedimento penale aperto e non essendoci ancora stato un formale giudizio».

 

Anche se la decisione è arrivata pochi mesi dopo la chiusura delle indagini e quindi con fatti finalmente cristallizzati a livello giudiziario, in via Ciro il Grande erano al corrente da anni di questa complessa vicenda.

 

Inps

Le indagini sui prepensionamenti irregolari sono partite da una mail recapitata all'ente previdenziale nel maggio del 2016 in cui veniva svelato il sistema truffaldino per accedere ad ammortizzatori sociali come pensione anticipata e cassa integrazione. Già nel 2012 un anonimo aveva segnalato anomalie, ma l'allora direttore dell'Inps della Lazio, Gabriella Di Michele, aveva riferito che «il controllo effettuato a livello amministrativo sulle posizioni dei dipendenti del gruppo L'Espresso (oggi Gedi, ndr) è risultato regolare e, pertanto, non sembrano esserci elementi tali da suffragare la segnalazione anonima».

 

gruppo editoriale gedi

Quattro anni dopo, un ex controller di Elemedia, la società che raggruppa le emittenti radiofoniche del gruppo Gedi, aveva annunciato a Boeri che avrebbe presentato «formale esposto alla Guardia di finanza» e si era detto fiducioso del fatto che Boeri avrebbe fatto «le dovute verifiche» e proceduto «senza esitazione, a differenza di quanto ha fatto la Cgil, per riportare giustizia». Il dg Massimo Cioffi ordinò un'ispezione e nel 2018 la Procura aprì un procedimento.

 

Quattro anni fa, però, venne revocata solo una pensione, avendo l'Inps effettuato «un'analisi suppletiva che ha portato a non riconoscere come validi i periodi riscattati». Con Tridico sembra che tutto sia rimasto fermo sino a settembre, quando la notizia dell'avviso di fine delle indagini aveva iniziato a girare e il governo appoggiato dal Partito democratico, grande sponsor (ricambiato) del gruppo Gedi, era caduto.

 

RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI

Dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni, anche se potrebbe essere una semplice coincidenza, sono partite le lettere con le revoche di altre pensioni. Noi abbiamo intercettato «il provvedimento di annullamento in autotutela del provvedimento notificato in data 18 novembre 2009 in materia di "contributi-rendita vitalizia"» indirizzato all'ex archivista del gruppo Anna Piludu, andata in pensione nel 2010 a 53 anni.

 

Il prepensionamento sarebbe stato reso possibile grazie a una copia falsificata dell'attestato sostitutivo del suo libretto di lavoro da cui risultavano 160 settimane di marchette pagate da una ditta per cui non aveva mai lavorato e che neanche conosceva. Un artifizio che ha permesso di colmare un periodo contributivo ancora mancante di tre anni e di raggiungere con questa «rendita vitalizia» i requisiti per la prestazione pensionistica.

 

inps

La motivazione della decisione della revoca è la seguente: «A seguito di verifiche effettuate sulla pratica di rendita vitalizia in oggetto, sono emerse incongruenze nei documenti presentati a supporto dell'istanza stessa, che ne inficiano la validità e ne determinano la revoca in autotutela».

 

Non sfuggirà che non vengono citate le indagini della Procura e della Guardia di finanza e che questo tipo di rilievo, forse, poteva essere avanzato già nel 2012 o almeno tra il 2016 e il 2018. Ma, forse, all'epoca, il gruppo Gedi non era aggredibile dall'istituto con serenità.

 

Monica Mondardini

L'annullamento della rendita vitalizia e della collegata pensione è stato disposto non essendo «decorso un periodo di tempo eccessivamente ampio dall'emanazione dell'atto stesso» ed essendo stato «rilevato sussistente e prevalente [] l'interesse pubblico». Nell'avviso di chiusura delle indagini inviato dalla Procura le accuse vanno, a vario titolo, dalla truffa aggravata ai danni dello Stato all'accesso abusivo a sistema informatico alla responsabilità amministrativa da reato (per cinque aziende della holding), ai sensi del decreto legislativo 231, nei confronti del gruppo Gedi, della concessionaria pubblicitaria Manzoni, della Elemedia, della Gedi news network e della Gedi printing.

 

Nel documento sono elencate 101 persone a cui è contestata la truffa: 79 prepensionati (altri due sono deceduti), di cui 16 dirigenti; 17 manager (compresi due prepensionati), quattro sindacalisti della Cgil (di cui due prepensionati), due funzionari Inps (a cui, insieme con 16 dirigenti, è contestato anche l'accesso abusivo) e altre due figure minori.

monica mondardini

 

I quattro principali indagati sono considerati l'ex amministratore delegato del gruppo Monica Mondardini, attuale ad del gruppo Cir, la cassaforte della famiglia De Benedetti (vecchi proprietari di Gedi), il capo delle risorse umane Roberto Moro, il suo vecchio vice Romeo Marrocchio, il direttore generale della divisione Stampa nazionale Corrado Corradi.

 

Le frodi, come abbiamo scritto a gennaio, sarebbero state sostanzialmente di quattro tipi: fittizi demansionamenti di dirigenti a quadro per fargli ottenere i requisiti previsti dalla normativa di settore per i prepensionamenti; illeciti riscatti di annualità (a spese dell'azienda) «asseritamente» lavorate, come nel caso della Piludu, con la complicità di funzionari Inps e la falsificazione dei libretti di lavoro; utilizzo in veste di collaboratori esterni, nelle stesse società del gruppo, di dipendenti prepensionati in quanto falsamente indicati come esuberi; trasferimenti di personale eseguiti (in svariati casi solo sulla carta) per poter accedere «indebitamente» agli scivoli previsti per la sede/società di destinazione.

 

roberto moro

A dicembre il gip Andrea Fanelli ha ordinato di «congelare» il presunto corpo del reato ovvero l'illecito profitto per Gedi, quantificato dai pm, come detto, in 38,9 milioni di euro. Il giudice ha, invece, rigettato la richiesta di sequestro preventivo degli assegni previdenziali indebitamente erogati. Infatti Fanelli ha chiesto il ricalcolo del «profitto illecito percepito dai singoli dipendenti» che, a suo giudizio «e pari all'importo netto della pensione» e non a quanto sborsato dall'Inps. Nove mesi dopo, contemporaneamente all'arrivo al governo del centrodestra, l'istituto ha iniziato, in autonomia, a bloccare le pensioni degli indagati e a chiedere la restituzione degli assegni che sarebbero stati indebitamente incassati.

corrado corradi foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)