MICA CI CREDE LA BARBARA SPINELLI, QUANDO SUONA LA CETRA PER SCALFARI MANCO FOSSE UN PENSATORE DUE SPANNE SOPRA HEIDEGGER. LA FABBRICA DEL FINGO – SCONCERTATI DA SCONCERTI: SA BENE CHE LE SORTI DEL MONDO DIPENDONO DALL’ANALISI CERTOSINA DELLO STATO DI FORMA DI HAMSIK – SALVATE VASCO! “SIAMO SOTTO ATTACCO. ATTENTI PERCHÉ IL FOLLE JACK COLPISCE DURO”…

1- A "REPUBBLICA" NON SONO FESSI, DATE RETTA, MICA CI CREDONO. RECITANO SOLO UN PO', DISSIMULANO. COME DIRE? LA FABBRICA DEL FINGO
Andrea Marcenaro per "il Foglio"

Sì, figurarsi, non sono mica scemi, mica ci credono davvero. Mica ci crede la Barbara Spinelli, quando suona la cetra per Eugenio Scalfari manco fosse un pensatore due spanne sopra Heidegger, lo sguardo lungo, la morale lassù in cima, l'occhio che scruta passato e presente, e tutto questo, scrive, anzi, suona lei, nonostante che il corpo di lui appaia ben più giovane di quello di Ganimede. E' evidente che la Spinelli finge.

E mica crederete che creda davvero a quel che scrive, Ezio Mauro, il quale si sobbarca ogni giorno la fatica di spiegare come e qualmente, se un orso bianco si trova a disagio nell'attuale calotta polare, ciò dipenda senz'altro dal fatto che Berlusconi scopa. E a non parlare di Michele Serra, beato lui, che sgrana gli occhioni e mostra d'indignarsi come il primo giorno ogni volta che gli insinuano il dubbio di una sinistra capace di spendere perfino oltre i proventi da salamella. Ma no, non sono fessi, date retta, mica ci credono. Non si dice mentire, recitano solo un po', dissimulano. Come dire? La fabbrica del fingo.

2- SCONCERTATI DA SCONCERTI
Andrea Scanzi per "Il Fatto Quotidiano"

Si chiama "Terzo tempo, in onda con noi". Sky Sport 1, domenica prima di mezzanotte. Conduce Roberta Noè, signoreggia Sconcerti. Don Mario è stato cacciato dall'harem di Ilaria D'Amico, Nostra Signora dei Feticisti, e gli storici si dividono: troppo scomodo o bucava lo schermo come un grissino permaloso? 
L'inizio ha il cipiglio fiero dei brani nu-metal di Zarrillo: un editoriale-salmo di Sconcerti, la cui voce suadente culla lascivamente le nostre trombe di Eustachio. A sinistra Noè, a destra Sconcerti (e nel mezzo l'arca).

Don Mario non guarda mai la Noè: la osserva di straforo, forse per biechi scompensi alla cervice o - chissà - per antico pudore. Il ritmo è quello di un Usain Bolt colpito da sciatalgia fulminante, lo sfondo - una città di notte - ricorda Talk Radio (solo che Sconcerti sta a Barry Champlain come Moratti a un intenditore di calcio). Il format è chiaramente rivoluzionario: la Noè legge le domande, o saluta chi telefona, e Don Mario risponde. Un po' vintage e un po' catacomba. La sigla finale è una sorta di Sconcerti Remix, che ripropone le risposte migliori (non è una battuta).

Stimolato da domande ficcanti ("La Juve è forte?", "Cellino ce l'ha piccolo?"), Don Mario snocciola ovvietà ammantandole di vaga pensosità ("Chi rischia di più tra Inter e Roma?"; "Quella che ha perso: entrambe"). Intento a fissare la telecamera con sguardo a metà tra l'accigliato e lo smarrito, Sconcerti non ride mai. Sa bene che le sorti del mondo dipendono dall'analisi certosina dello stato di forma di Hamsik. Da qui l'uso di toni apocalittici e marziali, in grado di regalare al volgo quell'allegra spensieratezza che solo una detatrasi per mano di Mengele potrebbe donarti.

Dopo la visione di Terzo tempo, sale una gran voglia di rivalutare Excalibur di Socci. Oppure si avverte l'inusuale urgenza di ascoltare a tutto volume gli Iron Maiden: così, per contrappasso.

E VASCO VA A CACCIA DI VESPE
Andrea Laffranchi per il "Corriere della Sera"

Vasco Rossi esterna più di Cossiga ai tempi del Quirinale. Nelle ultime ore doppio messaggio su Facebook. Prima un «clippino» surreale che lo vede impegnato a caccia di vespe con una di quelle racchette fulmina-insetti. «Siamo sotto attacco. Attenti perché il folle Jack colpisce duro». Una minacciosa risposta a chi critica i suoi messaggi sulla non pericolosità delle droghe leggere o sulla libertà di poter guidare ubriachi?

Quindi l'ultimo editoriale per Satisfiction, rivista letteraria che proprio per quelle idee lo ha «licenziato». Tema: la libertà. La premessa di Vasco è che, una volta che si rispetta quella degli altri, nessuna regola può obbligarci a fare qualcosa o proibircelo «in nome del nostro bene». Sarebbero, scrive, «subdole ingerenze del governo nelle nostre vite». Quindi il no del rocker all'obbligo di casco e cintura di sicurezza.

 

 

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