camilleri

CENTO DI QUESTI CAMILLERI: “IL MIO STILE NON CONVINSE SCIASCIA: "CAMMILLÉ", "SI SCRIVI ACCUSSÌ CHI VUOI CHE TI LEGGI". "TU, LEONÀ, MI HAI LETTO". "MA IO NON BASTO" - LA CORRISPONDENZA CON CLINTON NATA DOPO UNA TELEFONATA DI RENZI: "PENSAVO FOSSE LO SCHERZO DI QUALCHE BUONTEMPONE, MAGARI QUEI CORNUTI DELLA ZANZARA”

CAMILLERICAMILLERI

Antonio D’Orrico per “la Lettura - il Corriere della Sera”

 

La nuova avventura del commissario Montalbano, L' altro capo del filo , è il suo libro numero 100, caro Andrea Camilleri. Ha battuto Scerbanenco (91), Salgari, Pirandello e Agatha Christie (90).

 

Solo Simenon (450 circa) la supera. A proposito di Simenon, lo sa che ogni volta che scriveva un romanzo sudava, e non proverbialmente, sette camicie e doveva tenerne un set di ricambio a portata di mano? «Non lo sapevo. Al contrario di Simenon, io scrivo in perfetta souplesse . Sono sereno e, anche se mi trovo di fronte a un passaggio difficile, dentro di me canto».

 

Come un muratore che fischietta allineando i suoi mattoni?

«Esattamente. L' unica cosa strana che mi capita quando scrivo è un leggerissimo rialzo di temperatura. Io, che in genere ho 36 e mezzo, raggiungo 37 meno uno. Una febbricola ma di quelle che in ufficio ci vai lo stesso».

 

Mentre lavora, non parla ad alta voce, non pronuncia le battute prima di scriverle?

CAMILLERI COVERCAMILLERI COVER

«Dico parolacce al computer ma in modo bonario, soprattutto i primi tempi perché il computer voleva scrivere da sé. Il computer ha delle parole dentro e cerca di imporle. Se tu scrivi "sette", lui ti scrive "settembre". Ma ora che non ci vedo più il mio modo di lavorare è cambiato. Questo centesimo libro l' ho dettato all' unica persona in grado di scrivere il vigatese che è Valentina Alferj. Questo Montalbano lo devo alla sua dedizione».

 

Dettare e scrivere sono due cose diverse.

«Quando scrivevo, alzavo gli occhi e leggevo quello che avevo scritto, adesso non posso più farlo. Ho bisogno che Valentina ripeta continuamente quello che ho appena detto per poter procedere. La cosa che più mi spaventava è che si notasse una qualche differenza nel risultato, nella storia. Ho chiesto ad Antonio Sellerio, l' editore, ho chiesto a mia moglie. Mi hanno detto di no, che è lo stesso Montalbano di prima».

leonardo sciascialeonardo sciascia

 

Per quello che serve, le dico di no anche io. Non manca nulla a questo Montalbano orale. Ed è un libro giusto per essere il numero 100. Il numero 1, nel 1959, fu una piccola storia dei teatri stabili.

«Un libro tecnico, perché allora il teatro era la mia occupazione».

 

Il primo romanzo, «Lo stato delle cose», arrivò quasi vent' anni dopo (lei ne aveva 53) e non fu un successo.

«Ma appena lo vidi stampato, scrissi il secondo».

 

Era «Un filo di fumo», editore Livio Garzanti che tutti dicono fosse un tipaccio.

«Garzanti aveva la nomea di uomo scorbutico, chiuso, duro. Mi misero in guardia. Con me fu amorosissimo. Poi un giorno si arrabbiò».

 

Appunto.

«Ma aveva ragione. Scrissi La strage dimenticata e, senza dirglielo, consegnai il manoscritto a Elvira Sellerio. Garzanti se la prese. "Perché?", mi chiese. "Guarda, è una cosa strettamente siciliana", gli risposi. E lui: "Già, perché le altre cose che hai scritto sono strettamente svedesi"».

 

SIMENON VISTO DA DARIUSH RADPOUR SIMENON VISTO DA DARIUSH RADPOUR

A quel punto lei scriveva in quella lingua shakerata di italiano e dialetto diventata ormai celebre.

«Che però non aveva mai convinto Sciascia. Nelle orecchie sentivo sempre il suo ritornello: "Cammillé", con due emme, "si scrivi accussì chi vuoi che ti leggi". Gli rispondevo: "Tu, Leonà, mi hai letto". Lui replicava: "Ma io non basto". A me bastava, volevo essere uno scrittore di nicchia».

 

Poi si è imbattuto in un libro che era una miniera d' oro narrativa.

«Tre libri, per la precisione, i tre tomi giganteschi dell' inchiesta parlamentare sulle condizioni della Sicilia del 1876».

 

Lì trova una frase che fa scattare il cortocircuito.

«Alla domanda del senatore Cusa, barone di Corleone, che sta conducendo l' inchiesta: "Si sono verificati fatti di sangue da queste parti?"; il cittadino interrogato risponde: "No. Fatta eccezione del farmacista che per amore ha ammazzato sette persone"».

 

Per lei fu una specie di «Era una notte buia e tempestosa» di Snoopy.L' incipit di tutto.

CAMILLERICAMILLERI

«Fui colpito da una folgore, proprio come quelle disegnate a zig zag dei fumetti».

 

E cominciò a documentarsi su quello strano episodio. A spulciare negli archivi…

«Niente di tutto questo. Mi bastò quella sola frase, il resto me lo inventai.E così nacque La stagione della caccia . Ma da lì vennero anche gli spunti per La bolla di componenda , Il birraio di Preston , La mossa del cavallo ».

 

Romanzi straordinari. Grandi successi di pubblico (con la critica quasi tutta a rosicare). Ma lei non si fermò lì. Arrivò Montalbano e arrivò quel libro irraggiungibile che è «La concessione del telefono» (se Mozart avesse scritto un romanzo sarebbe stato quello).

«Anche Livio Garzanti disse qualcosa del genere. Quando lesse Un filo di fumo , mi disse che era una partitura mozartiana».

 

Lei pubblicava a raffica. Fruttero & Lucentini invocarono un' indagine dell' antitrust sul monopolio che lei esercitava sulla classifica dei best seller.

marino sinibaldi con andrea camillerimarino sinibaldi con andrea camilleri

«Scrivevo tre o quattro romanzi all' anno. Mi alzavo molto presto, alle sei. Alle sette ero, sbarbato e vestito, alla macchina da scrivere e poi al computer».

 

Vestito come la vedo adesso: golf, camicia e pantaloni?

«Sì, pronto per uscire, con le scarpe e tutto».

 

Nessuna tenuta casalinga.

«In mutande o in pigiama non riuscivo a scrivere. E nemmeno se ero spettinato o in ciabatte. Non ci riesco nemmeno adesso. Devo essere in ordine, come per andare in ufficio».

 

Cominciava alle sette e fino a quando andava avanti?

«Almeno fino alle undici. Il pomeriggio rileggevo a voce alta quello che avevo scritto la mattina, seguivo il ritmo, vedevo dove si inceppava e riscrivevo la pagina nel caso. Il ritmo è fondamentale. Un romanzo è come una composizione musicale. Mi dicevo: "Qui è troppo rallentato. Non va bene". E allora cercavo una forma più briosa».

 

BILL CLINTONBILL CLINTON

Facciamo un po' di chiacchiere di bottega sull' ultimo Montalbano. Abbia pazienza, sono curiosità da lettore comune. Ma Catarella è single? Perché in questa nuova avventura adotta un gatto e se lo porta a casa e viene il sospetto che abiti da solo.

«Catarella ha una sorella da qualche parte. Me lo sono immaginato che ogni tanto va a mangiare da questa sorella. L' affetto che Montalbano ha per lui dipende anche dal fatto che sa che è un uomo solo».

 

Altra curiosità. Anche in questa nuova inchiesta vediamo che Montalbano appena può legge. Una sera si sbaglia e si porta a letto il «Codice di avviamento postale» ma per pigrizia non si alza a cercare un altro libro e, prima di addormentarsi, legge a lungo il «Codice» ridendo come un matto. Ecco la curiosità che mi è venuta: ma Mimì Augello, il suo personaggio che mi sta più simpatico, ha mai letto un romanzo in vita sua? Mi sbaglio o non si fa mai cenno a qualcosa del genere nell' opera omnia di Montalbano?

«Non sbaglia. Mimì non legge. Ha una sola cosa in testa Mimì. Non può avere nel suo cervello spazio per altro».

 

CAMILLERICAMILLERI

Era quello che volevo sapere. La mia simpatia per Augello aumenta. A proposito della passione con cui la gente legge i libri del commissario, un lettore, dopo aver finito «Un covo di vipere», mi scrisse: «Peccato. Era il libro dove Montalbano doveva morire al termine della passiata post-enziana sugli scogli, e il dottor Pasquano con gli occhi lustri. Camilleri non è pronto per la morte, non è pronto per la gloria».

 

Gli risposi: mi permetta di toccarmi apotropaicamente anche per conto di Montalbano e di Camilleri. Mi dice cosa farebbe il dottor Pasquano davanti alla morte di Montalbano?

«Si metterebbe a piangere, ha ragione il lettore, ma a dirotto, gli occhi altro che lustri. E non farebbe lui l' autopsia. Chiederebbe il favore a un collega. E, forse, si morderebbe la lingua per quella battuta che fece una volta a Montalbano, quando gli disse: "Commissario, lei ha voglia di autopsia"».

 

Ho immaginato che, morto Montalbano, il dottor Pasquano andrebbe sulla tomba del commissario con un vassoio di cannoli e se li mangerebbe uno a uno.

«Scena approvata».

 

Quanti euro ha perso Pasquano a poker?

«Milionate. Difficile fare il conto esatto. Pasquano è un personaggio quasi esistito al mio paese. Era anche lui un medico e si giocava l' anima».

 

Veniamo alla parte popstar, rockstar. Quanti milioni di libri ha venduto?

andrea camilleri antonio campo dall orto andrea camilleri antonio campo dall orto

«Non lo so. Diciotto solo per Sellerio, credo. Tuttora quasi non ci credo a quello che mi è capitato. Mi domando: "Ma che ci trovano nei miei libri?". Mah. Dei benefici economici che un pubblico vasto comporta non me ne fotte nulla. Come può vedere dalla casa in cui ci troviamo, il successo non ha alterato il mio modo di vivere. Mi entusiasmano, invece, curioso come sono delle persone, le lettere dei lettori. Rispondo a tutti. Ora sono in corrispondenza anche con Bill Clinton».

 

Racconti.

RENZI REFERENDUMRENZI REFERENDUM

«Domenica 24 aprile ero qui, come al solito, allo scrittoio e la signora moldava che mi assiste stava per mettermi le cremine e le gocce per gli occhi. Squilla il telefono. Non rispondo. Sento la segreteria telefonica che scatta: "Qui centralino di Palazzo Chigi, dottor Camilleri…". Allora sollevo la cornetta e mi sento chiedere: "È disposto a ricevere una telefonata dall' estero?". "Mi scusi, non capisco la domanda. Dipende da chi mi chiama". "Mi dispiace, ma non posso dirglielo". "Allora che famo?". "Le passo la persona che può dirglielo". "Me la passi". "Dottor Camilleri", fa una voce nuova, "ci sarebbe il presidente Renzi da New York che vorrebbe parlare con lei".

 

Guardo l' ora. Sono le dieci passate, quindi a New York sono le quattro di notte e rotti. Fulmineo pensiero: questo è lo scherzo telefonico di qualche buontempone, magari quei cornuti della Zanzara . Dico: "Va bene, me lo passi"."Buongiorno, 'amilleri".

 

Andrea Camilleri Andrea Camilleri

«Era Renzi davvero. Io col presidente del Consiglio non ho mai parlato, non ci conosciamo, anzi in alcune occasioni ho chiaramente espresso il mio disaccordo per alcune cose fatte dal governo. Perciò sto in campana. "Senta, volevo raccontarle una cosa che mi è capitata qualche ora fa e mi ha fatto molto piacere e credo che farà piacere anche a lei". "Mi dica, presidente".

 

"Ero a cena con Bill Clinton e altre persone. Sa alla fine cosa succede, si formano dei gruppi, mi si avvicina Clinton e mi dice: 'Ti posso fare una domanda personale?'. Dico di sì. 'Lo conosci Camilleri?'. Sa, avevamo parlato di argomenti come la fame, la guerra, e lì per lì dico: 'Camilleri chi?'.

 

Clinton mi fa: 'Lo scrittore'. 'Ma figurati! Il papà di Montalbano'. E lui: 'Montalbano certo, bei romanzi. Ma Il birraio di Preston però, porca miseria'. E, prima che potessi aggiungere altro, lui dice: 'Un uomo così lo vorrei conoscere'. Allora gli dico: 'Sai, è un uomo anziano, difficile che venga negli Stati Uniti'. 'Ma no, io a marzo sarò a Roma per una decina di giorni, me lo fai incontrare?'. Ho detto: 'Sicuro'. Ecco, tutto qua. Volevo farglielo sapere subito". "Mi fa molto piacere". "Il presidente Clinton mi ha dato la sua mail, se magari gli scrive qualche parola, gli farà piacere". "Presidente, la ringrazio della sua cortesia".

 

cruciani e parenzo conduttori de la zanzaracruciani e parenzo conduttori de la zanzara

«Qualche giorno dopo, con l' aiuto dell' inglese di Valentina, ho scritto a Clinton: "Caro presidente, la ringrazio delle parole che ha avuto per me, eccetera". Mi ha risposto: "Senz' altro ci incontreremo. Se dovesse capitare negli Stati Uniti, mi raccomando mi dia un colpo di telefono. Un caro augurio, lei è tra gli scrittori che amo veramente". Allora ho pensato che il mio traduttore americano, Stephen Saltarelli, è proprio bravo».

 

Dopo questa storia, Clinton mi sta simpatico quasi quanto Mimì Augello. Volevo chiederle un' ultima cosa. Qual è stata la prima storia della sua vita?

Andrea Camilleri Andrea Camilleri

«Quella di Alice nel Paese delle Meraviglie che mia nonna Elvira sapeva a memoria e me la raccontava. È stata lei a scatenarmi la fantasia. Lei parlava con gli oggetti. E cambiava voce spiegandomi: "Secondo te posso parlare al pianoforte come parlo con una pentola?".

 

Sbagliava i verbi apposta. A lei piaceva andare a fare il pane in campagna. "Vado a fornicare" diceva e se la scialava vedendo la faccia della gente che restava un po' perplessa. Parlava molto con una saliera che si trovava da tempo immemorabile in casa e aveva assistito alla morte del padre e della madre di mia nonna.

 

bill clinton parla in new hampshirebill clinton parla in new hampshire

«Un giorno mia nonna disse alla saliera: "Tu hai visto morire tutti e adesso ti aspetti di vedere morire me. Ma non sarà così". E uccise la saliera facendola in mille pezzi. A novant' anni lei, che era stata solo a Palermo, venne a Roma per vedere Papa Giovanni. "E poi voglio andare nella villa di Adriano". Facendo i salti mortali, riuscii a farle avere un' udienza. Poi andò con mia madre alla villa di Adriano. Se la girò tutta. Alla fine, si trovarono su una specie di ringhiera. Lei si guardò intorno e disse: "Tutta questa bellezza è insostenibile".

 

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Piegò la testa e morì sulla spalla di sua figlia. Morì di bellezza. È una storia che racconto solo a voce perché scritta suonerebbe incredibile. Aveva degli occhi mia nonna Elvira, che non si possono scrivere. Erano… erano… Vabbè».

Andrea Camilleri Andrea Camilleri andrea camilleri (1)andrea camilleri (1)

 

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