
“NON VUOI CONCEDERTI? PERCHE’ MAI?” - GLI ANTICHI ANDAVANO AL SODO E PENSAVANO SOLO A SCOPARE! DALLA SFINITA VOLUTTÀ DI LUCREZIO ("I CORPI SI AVVINGHIANO MISCHIANDO LE SALIVE E ANSIMANO MORDENDOSI LE BOCCHE”) AL GIOVANISSIMO AMATO DA SOLONE, CHE "BRAMA LE SUE COSCE E IL DOLCE LABBRO", IL MEGLIO DELLA POESIA EROTICA DI GRECI E ROMANI - I VERSI DI SAFFO ("SU MORBIDI GIACIGLI SAZIAVI IL DESIDERIO DI TENERE FANCIULLE") E IL PERVIGILIUM VENERIS IN CUI LA DEA DELL'AMORE "SPRUZZA LA PORPORA DELL'ANNO DI PINGUI GEMME"
Barbara Castiglioni per “il Venerdì di Repubblica” - Estratti
«Ho un'amica che scrive versi di una perversità frenetica, ma è molto timida».
La descrizione che Natalie Barney faceva della poesia della sua amica-amante Renée Vivien, "la Saffo della Belle Époque", è molto diversa dai poeti scelti e tradotti da Nicola Gardini nel suo Voglio fare l'amore con te. Poesie erotiche dell'antichità classica (Ponte alle Grazie).
Gardini, infatti, vuole mostrare l'amore "intrinsecamente sessuale, carnale", fisico dell'antichità greco-romana, ben lontano dalla spiritualizzazione cristiana, o dalla raffinata ambiguità dell'amor cortese.
Ci sono la sfinita voluttà di Lucrezio, che racconta "i corpi che si avvinghiano mischiando le salive e ansimano mordendosi le bocche… finché le membra, scosse dal violento piacere, illanguidiscono", e il giovanissimo amato da Solone, che "brama le sue cosce e il dolce labbro"; c'è l'inevitabile sentenza – dal Fedro di Platone – "il lupo ama l'agnello, l'adulto il bel ragazzo"; ci sono Marziale ("che mi forzi se non voglio, mi voglia quando voglio"), Ovidio ("nuda me la strinsi addosso. Chi non conosce il resto? Stanchi poi riposammo") e l'impazienza beffarda di Asclepiade ("non vuoi concederti. Perché mai? Nella fossa, ragazza mia, non troverai chi ti ami");
la carnalità di Archiloco ("e ventre a ventre unire, coscia a coscia") e la contraddittoria frenesia di Catullo ("Odio e amo. Com'è che accade forse chiedi. Non so. Ma so che accade; ed è una croce"); le dolci confessioni di Anacreonte ("voglio fare l'amore con te, perché hai grazia"), ma anche la sua struggente amarezza ("ragazzo dallo sguardo di ragazza, io ti bramo, ma tu non ci fai caso").
Non esiste però – e per fortuna – solo il sesso: ci sono anche i versi di Saffo,
(...) che desidera e trema, che può essere dolce e selvaggia ("ti bramavo, hai rinfrescato il mio cuore ardente di passione"), tenera, disperata ("vorrei davvero essere morta") e molto erotica ("su morbidi giacigli saziavi il desiderio di tenere fanciulle").
O quelli di uno dei segreti meglio custoditi della letteratura antica, quel Pervigilium Veneris in cui la dea dell'amore "spruzza la porpora dell'anno di pingui gemme": perché in fondo, come scriveva Thomas Mann, "l'erotismo è poesia; il sesso è nudità".
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