TU QUOQUE, BRUTI! - I PM DI MILANO IN RIVOLTA CONTRO IL CAPO: “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, SE DAI I DOMICILIARI A SALLUSTI SPETTANO ANCHE AGLI ALTRI DETENUTI” - BRUTI LIBERATI TROVA IL MODO PER EVITARE LA SCENA DEL DIRETTORE IN MANETTE A SAN VITTORE MA SCONTENTA TUTTI CON LO “SVUOTACARCERI AD PERSONAM” - SALLUSTIONI ATTACCA I COLLEGHI: “INFAMI, GIOCASSERO CON LE LORO VITE E NON CON LA MIA…”

Gianni Barbacetto per il "Fatto quotidiano"

Credeva di aver trovato l'idea brillante per disinnescare il "caso Sallusti". Invece il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha scontentato tutti. La sua decisione, annunciata ieri, di chiedere la detenzione domiciliare per il direttore del Giornale ha scatenato le proteste di molti dei suoi sostituti procuratori, dei magistrati della sorveglianza, degli avvocati, oltre che dello stesso Alessandro Sallusti.

Condannato in via definitiva per un articolo ritenuto falso e diffamatorio, Sallusti sarebbe dovuto entrare ieri in carcere, non avendo chiesto, come era suo diritto, una misura alternativa (come la detenzione domiciliare o l'affidamento ai servizi sociali).

Invece Bruti ha ritenuto di risolvere la questione chiedendo al giudice di sorveglianza di applicare la "legge svuotacarceri", imponendo a Sallusti di scontare la sua pena a casa (in questo caso, il domicilio della sua compagna, Daniela Santanchè). La soluzione Bruti non è stata condivisa dai magistrati che in procura si sono occupati della vicenda, il procuratore aggiunto Nunzia Gatto e i pm da lei coordinati, Chiara De Iorio, Nicola Balice, Laura Gay e l'espertissimo Ferdinando Pomarici. Il procuratore ha allora avocato a sé il fascicolo, firmando personalmente la richiesta al tribunale di sorveglianza.

Il giorno dopo, è scoccata la rivolta dei pm che si occupano dell'esecuzione delle pene, che hanno protestato contro l'inedita interpretazione della "legge svuota-carceri" e hanno annunciato la loro intenzione, se il giudice Guido Brambilla dovesse dare l'ok ai domiciliari per il giornalista, di mandare al tribunale di sorveglianza centinaia di fascicoli relativi a condannati che, stando all'interpretazione di Bruti, avrebbero diritto anch'essi a scontare la pena a casa loro.

"La legge è uguale per tutti", ripetono a palazzo di giustizia. Non si può creare un'interpretazione su misura per Sallusti, solo perché il suo caso ha avuto un forte impatto mediatico. Sono molti - raccontano - i condannati che, come Sallusti, non presentano entro i 30 giorni previsti dalla legge dal momento della condanna definitiva una richiesta di misura alternativa al carcere.

Finiscono in cella, magari perché non hanno i soldi per pagarsi un avvocato, o perché risultano irreperibili. Se la "svuota-carceri" vale per Sallusti - dicono - deve valere anche per tutti coloro che, come Sallusti, sono condannati a meno di 18 mesi di carcere, non sono socialmente pericolosi e sono in grado di indicare un domicilio idoneo.

Protestano anche gli avvocati della Camera penale di Milano, rilevando che l'interpretazione di Bruti può essere corretta, ma deve essere fatta valere per tutti i condannati, senza privilegiarne nei fatti uno. L'interessato, dal canto suo, non solo dichiara di non voler accettare la soluzione Bruti, ma si scaglia anche contro i colleghi: "Sono degli infami", ha dichiarato Sallusti, "dovrebbero vergognarsi di quello che stanno scrivendo. Dovrebbero giocare con le loro vite invece che con la mia.

Dopo lo scempio fatto dalla casta dei magistrati e lo scempio fatto dalla casta dei politici, da questa mattina un'altra casta si arruola tra le più vigliacche e modeste: quella dei giornalisti. Salvata la pelle, perché giustamente è stato bocciato quel disegno di legge infame, adesso escono allo scoperto. I giornali questa mattina trasudano odio nei miei confronti, compiacimento per quello che mi è successo e ironia sul fatto che invece di andare a San Vittore probabilmente starò a casa". Il direttore del Giornale se la prende con il Fatto quotidiano, il Corriere della sera, la Repubblica. E con la Stampa.

 

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