
LA VENEZIA DEI GIUSTI – E QUINDI QUESTO LEONE D’ORO A CHI VA? SEMBRA CHE SIANO STATI RICHIAMATI JIM JARMUSCH, REGISTA DI “FATHER MOTHER SISTER BROTHER”, COMMEDIA A EPISODI, PER ME UN PO’ DEBOLE, E BENNY SAFDIE, REGISTA DI “THE SMASHING MACHINE” CON DWAYNE JOHNSON IN VERSIONE CAMPIONE DI MMA/UFC – NELLA ROSA DEI POSSIBILI VINCITORI NON POTRÀ MANCARE “THE VOICE OF HIND RAJAB”, IL FILM TUNISINO MA PRODOTTO E SPONSORIZZATO DA BRAD PITT, JOAQUIN PHOENIX, ROONEY MARA – RICHIAMATO, SEMBRA, ANCHE TONI SERVILLO, CON POSSIBILE COPPA VOLPI PER IL SUO SIMIL MATTARELLA PER “LA GRAZIA” DI PAOLO SORRENTINO. RICHIAMATO DA TORONTO ANCHE GIANFRANCO ROSI – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
jim jarmusch a venezia foto lapresse
E quindi questo Leone d’Oro a chi va? Sembra che siano stati richiamati Jim Jarmusch, regista di “Father Mother Sister Brother”, commedia a episodi, per me un po’ debole, molto piaciuta ai critici americani, Benny Safdie, regista di “The Smashing Machine” con Dwayne Johnson in versione campione di MMA/UFC già pronto per la corsa all’Oscar.
Ma sappiamo che nella rosa dei possibili vincitori non potrà mancare “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, il film tunisino ma prodotto e sponsorizzato da Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Alfonso Cuaron, Rooney Mara, che ha avuto il maggior successo in sala (si parla di 24 minuti di applausi...) che ha commosso tutto il pubblico o quasi. Questi tre film si divideranno i premi maggiori.
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Richiamato, sembra, anche Toni Servillo, con possibile Coppa Volpi per il suo simil Mattarella per “La grazia” di Paolo Sorrentino. Napoli vince sempre.
E richiamata la bravissima attrice cinese Xin Zilei, probabile Coppa Volpi come protagonista del commovente mélo “Ri gua zhong tian” (The Sun Rises on Us All) di Cai Shangjun.
Richiamato da Toronto anche Gianfranco Rosi per “Sotto le nuvole”, ma non si sa che premio abbia vinto, gloria di Paolo Del Brocco e Donatella Palermo. E mi sembra strano che qualche premio non vada alla commedia dark coreana “No Other Choice” di Park Chan wook, grande thriller grottesco sulla lotta di classe con Lee Byung-hun.
I francesi avranno spinto molto su “L’etranger”, la versione moderna, in bianco e nero, adattata ai tempi nostri del romanzo di Camus fatta da François Ozon con Benjamin Voisin. Ma forse qualcosa potrebbe spuntare lo scrittore povero del film di Valerie Donzelli “A pied d’oeuvre”.
Gli italiani con premi a Rosi e Servillo, se confermati, dovrebbero andar via contenti. E gli americani, che spingono sul Leone d’Oro pensando già alla campagna per l’Oscar, pure. Un premio a Jarmusch, targato Mubi, o a Safdie potrebbe funzionare anche in chiave anti-Netflix.
Ma non deve essere stato facile per la giuria che vede presidente l’americano Alexander Payne, grande amico di George Clooney (e ai critici americani “Jay Kelly” di Noah Baumbach è, incredibilmente, piaciuto parecchio), e giurati molto diversi tra loro, ma decisamente legati al cinema di impegno politico come Cristian Mungiu, Mohammad Rasoulof, Fernanda Torres, Maura Delpero, Zhao Tao, e Stéphane Brizé, non prendere in considerazione per il Leone d’Oro o un altro grosso premio “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, il film giusto al momento giusto che ha fatto entrare la realtà anche nel mondo patinato delle star e che ha ottenuto il maggiore consenso critico.
Solo Guy Lodge su “Variety” ha osato sollevare qualche dubbio sull’operazione parlando di ricatto morale. Certo, negli anni ’60, ricordando quando Jacques Rivette osò massacrare “Kapò” di Gillo Pontecorvo per gli stessi motivi, la spettacolarizzazione della tragedia, e per l’uso del carrello sul volto di Susan Strasberg, un film come questo, che è di fatto un thriller politico che usa la vera voce della piccola Hind Rajab, sarebbe stato massacrato dai puristi di cinema.
Ma in tanti ci ricordano che già “Four Daughters” di Kaouther Ben Hania, che arrivò agli Oscar due anni fa, alternava fiction e documentario. Una cifra stilistica, insomma, ben lontana dal carrello di “Kapò” che il povero Gillo Pontecorvo quando fu direttore della Mostra neanche ricordava più (“forse era uno zoom…”).
Per un regista americano come Payne penso che sia meglio premiare un film americano, sia Jarmusch o Safdie o, ancor meglio, il film di Kathryn Bigelow, “A House of Dynamite”, che stamane nessuno nomina.
E, in fondo, con questo governo di destra, premiare un “tranquillo” film americano funzionerebbe meglio anche per la solidità di Alberto Barbera, direttore della Mostra, pur sostenuto dal Presidente della Biennale, il “saraceno” Pietrangelo Buttafuoco.
la grazia di paolo sorrentino 1
E niente, almeno dalle voci sentite, andrebbe al bellissimo “Bugonia” di Yorgos Lanthimos con Emma Stone e Jesse Plemons, né all’iperfemminista “The Testament of Ann Lee” di Mona Fastvod con Amanda Seyfried, o all’iper botanico “Silent Friend” di Ildiko Enyedi con Tony Leung, che leggo sui giornali americani essere “a potential Golden Lion winner”.
Alla fine è stata una Mostra di grande successo di pubblico, benissimo organizzata, non esiste un direttore di festival all’altezza di Barbera, a parte forse Marco Muller, esiliato in Cina dai tempi di Monti e Baratta, che ha avuto un brutto ritorno italiano un anno fa a Taormina, dove è stato sostituito dalla onnipresente Tiziana Rocca.
Pietrangelo Buttafuoco e Alberto Barbera - Mostra del cinema di Venezia 2025 - Foto lapresse
I film del concorso, fortissimi sulla carta, anche se hanno riempito di star il red carpet la prima settimana, sono stati un filo deludenti rispetto alle attese. Penso a Bigelow, Baumbach. I film italiani, senza grandi vette, hanno comunque fatto il loro dovere. “La grazia” ha rilanciato Servillo e Sorrentino, che aveva bisogno di un ritorno all’ordine dopo i due film napoletani, “Sotto le nuvole” ha mostrato il lato poetico-rosselliniano di Gianfranco Rosi e spero che venga giustamente premiato.
“Un film fatto per bene”, con i suoi difetti, dimostra ancora quanto il cinema palermitano di Franco Maresco possa ancora darci. Magari due film dedicati a Goffredo Fofi nella stessa Mostra, e nessuno al rivale storico Adriano Aprà, sono eccessivi. Ma quando mai si dedica un film a un critico?
Detto questo i film veneziani oggi in sala, pronti a battersi con “I Puffi” e “Una sorellina per Peppa Pig”, non è che abbiano suscitato tutto questo interesse. “Elisa” di Leonardo Di Costanzo, quello che è andato meglio, ha incassato al sesto posto 30 mila euro, “Come ti muovi sbagli” di Gianni Di Gregorio 11 mila euro all’ottavo posto, “Un film fatto per bene” di Franco Maresco, 13° posto 7 mila euro. Vabbé.
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dwayne johnson the smashing machine
ALBERTO BARBERA - PRE APERTURA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2025
emanuela fanelli alberto barbera foto lapresse
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