
LA VENEZIA DEI GIUSTI – IL TEMA DELL’APPLAUDITISSIMO “SILENT FRIEND”, DELLA REGISTA UNGHERESE ILDIKO ENYADI, È LA VITA SESSUALE DEGLI ALBERI E DELLE PIANTE, IL LORO POSSIBILE RAPPORTO D’AMORE CON NOI E LA CONNESSIONE CHE RIESCONO A STABILIRE TRA GLI ESSERI UMANI NELL’ARCO DI UN SECOLO DI STORIA - ALLA FINE DI UN FESTIVAL FATICOSO E PIENO DI INDICAZIONI FUNEREE SUL NOSTRO PRESENTE E SUL NOSTRO FUTURO È L'UNICO FILM CHE APRE ALLA SPERANZA DI UNA CONNESSIONE SENSIBILE E MATERIALE TRA GLI ESSERI UMANI …
Marco Giusti per Dagospia
La vita sessuale degli alberi e delle piante, il loro possibile rapporto d’amore con noi e la connesione che riescono a stabilire tra gli esseri umani nell’arco di un secolo di storia, sono il tema dell’applauditissimo, da un pubblico ancora numeroso e decisamente molto motivato, “Silent Friend”, ultimo film della regista ungherese Ildiko Enyadi, presentato stasera in concorso, interpretato da un ancora fascinoso Tony Leung.
Attorno a uno spettacolare albero di gimkgo biloba, che vedremo nella sua interezza solo nel finale, ma che domina visivamente e emotivamente quasi ogni scena del film, ruotano una serie di storie di anni diversi tutte legate allo studio e alla passione per rimanere in contatto con il mondo della botanica.
C’è il professor Wong, appunto Tony Leung Chiu Wai, che arriva dalla Cina in una lontana università tedesca, e, rimasto intrappolato dal Covid 19 studia con amore l’albero di ginkgo biloba sotto gli occhi di una sorta di guardiano tedesco, Sylvester Groth, che non lo capisce e si connette a distanza con una maggiore studiosa francese, Léa Seydoux, che le spiega la sessualità delle piante. C’è una coppia sessantottina, Peter e Gundula, che si innamora all’università e lui finirà per curare il guardino e il geranio adorato di lei. Lo monitera' nella giornata, lo proteggerà.
C'è la studiosa di botanica di inizio secolo, unica donna tra 300 maschi della facoltà tedesca, che lotta pr farsi strada tra vecchi professori progettando un viaggio scientifico nelle indie occidentali. Alla fine di un festival faticoso e pieno di indicazioni funeree sul nostro presente e sul nostro futuro è l'unico film che apre alla speranza di una connessione sensibile e materiale tra gli esseri umani attraverso gli alberi e le piante. Potrebbe avere un effetto wendersiano alla "Perfect Day" visto gli applausi che ha ricevuto in sala.
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