propaganda fake news denis mcquail

VIAGGIO ALLE ORIGINI DELLE FAKE NEWS – ALLA FINE DELL’OTTOCENTO NASCE L’ERA DELLO SPETTACOLO, IN CUI LE “REGOLE DELLO SHOW” VALGONO PER TUTTI GLI ATTORI POLITICI. E SI AFFERMA L’ARMA DELLA “BUFALA” PER ROVINARE LA REPUTAZIONE DEGLI AVVERSARI – UN SAGGIO DEL SOCIOLOGO DENIS MCQUAIL ANALIZZA L’EVOLUZIONE DELLA PROPAGANDA CON L'AVVENTO DEI MASS MEDIA E CON LA PRIMA GUERRA MONDIALE – MASSIMILIANO PANARARI: “LA ‘PROPAGANDA GRIGIA’ DELLE LIBERALDEMOCRAZIE HA SACCHEGGIATO LE TECNICHE DI PERSUASIONE DELLA PUBBLICITÀ COMMERCIALE…”

Prefazione di Massimiliano Panarari al libro “Propaganda” di Denis McQuail (Treccani) – pubblicata da “La Stampa” – Estratti

 

propaganda e fake news

Se la soggettivizzazione della verità risulta caratteristica della postmodernità per la sua intensità e diffusione, la spettacolarizzazione dell'informazione e, dunque, l'alterazione del dato fattuale si ritrovano, in realtà, in maniera significativa in varie fasi e momenti della storia delle comunicazioni di massa dove si è presentato costantemente, a cominciare dai contesti degli Stati Uniti e dell'Impero britannico, il tema dell'edificazione di un largo mercato di utenti-clienti e consumatori di news.

 

Come quello che venne realizzato dalla stampa popolare dei tabloid e del yellow journalism a elevate tirature, esito del processo di industrializzazione del settore e delle innovazioni nel business model, che si rivolgeva alle classi sociali popolari con una serie di prodotti che mescolavano sensazionalismo, scandalismo e, in taluni casi, notizie inverosimili o inventate di sana pianta (insieme ad attacchi a personalità politiche, a seconda degli interessi di vario genere dei loro editori), con l'effetto di destrutturare in profondità l'«epistemologia della verità» e il «metaframe» del «mito liberale dell'obiettività giornalistica».

 

Propaganda di Denis McQuail

Si tratta precisamente di quel nodo strutturale che McQuail ha tematizzato con profondità, e a più riprese, nel corso dei suoi lavori: quello per cui i mass media sono «istituzioni», ma esistono altresì in quanto attori economici e industriali alla ricerca di un mercato di massa a cui indirizzano un'offerta che vuole essere almeno tendenzialmente in sintonia con i gusti della cultura popolare.

 

Come ha indicato Neil Postman, nell'ultimo decennio del XIX secolo cambiava drasticamente il modo di fare pubblicità che, fino ad allora, si era basato su inserzioni composte unicamente di parole rivolte a un cliente inteso come "uomo tipografico" e che, pur non essendo abitualmente considerate come dei distillati di autenticità, trovavano il loro fondamento quantomeno nella verosimiglianza o nella possibilità che ciò che veniva attribuito in termini di qualità alla merce reclamizzata contenesse qualche elemento di verità e fattualità.

 

Denis McQuail

La pubblicità introdusse in maniera sempre maggiormente rilevante le illustrazioni e, in seguito, le fotografie e iniziò a fare ricorso agli slogan, archiviando quella che Postman aveva chiamato l'«era dell'esposizione», la cui pietra angolare consisteva per l'appunto nella parola stampata […]

 

Con l'ultimo decennio dell'Ottocento debuttava, di fatto, l'«era dello spettacolo» in cui le «regole dello show» cominciarono a valere per tutti gli attori politici e istituzionali, tenuti a ricercare il consenso di un pubblico via via più mutevole al trascorrere del tempo nelle sue opinioni intorno ai public affairs, il quale sviluppava atteggiamenti e comportamenti orientati dalla «percezione politica» più che dalla conoscenza della materia.

 

Va segnalato come tale debutto dell'«era dello spettacolo» avvenga nello stesso decennio in cui in Nord America cominciava a circolare con maggiore intensità l'espressione fake news per designare un episodio inventato prevalentemente allo scopo di rovinare la reputazione di una persona (o di una istituzione) in ambito politico e, pertanto, considerabile pure alla stregua di un'embrionale forma tardo-ottocentesca di negative advertising.

 

fake news

Questa situazione di liminarità fra comunicazione politica e pubblicità commerciale si è prodotta anch'essa, dunque, in seno agli Stati Uniti tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, in quella società – al tempo stesso – liberaldemocratica e consumistica di massa.

 

Nei paesi a capitalismo più sviluppato – le nazioni anglosassoni –, la sfera pubblica ha significativamente coinciso con la nozione del «mercato (o forum) delle idee» – come l'ha denominato Benjamin Ginsberg riprendendo la formula da John Stuart Mill –, nel quale la circolazione delle concezioni e dei pensieri viene incentivata, al pari di quella delle merci e dei prodotti economici, in conformità con una strategia di stabilizzazione e rafforzamento dei poteri vigenti.

 

massimiliano panarari

Le strutture e le articolazioni dello Stato, i governi e le classi dirigenti ai vari livelli hanno cooperato per rendere il marketplace of ideas una vera e propria istituzione sociale – attraverso l'istruzione, i mezzi di comunicazione, lo sviluppo delle infrastrutture, la tutela giuridica e legale del patrimonio e della proprietà intellettuale – in una chiave di integrazione sociale e, altresì, di cristallizzazione del paradigma socioeconomico e culturale egemonico.

 

E, dunque, si sono sviluppate una propaganda istituzionale a favore del modello liberaldemocratico, e un'architettura complessiva che ha potuto contare sull'arruolamento in tempo di pace delle figure variamente denominate dei «leader d'opinione» (secondo la celebre teoria degli anni Quaranta del two-step flow of communication di Lazarsfeld, Berelson e Gaudet) o «imprenditori cognitivi» – e, più di recente, qualcuno potrebbe pure evocare, mutatis mutandis, gli influencer –, e che ha fatto ampio ricorso ai format dell'influenza informale, oltre che al media power e agli interventi top-down sul pubblico.

 

fake news

Si tratta della «propaganda grigia» – la formula utilizzata da McQuail – delle liberaldemocrazie, che ha "saccheggiato" le tecniche di persuasione della pubblicità commerciale.

 

La premessa storica per la creazione di una «sfera pubblica emozionale» e la sostituzione in dosi massicce dell'«emozione pubblica» all'opinione pubblica; anche se, al di là della concezione normativa della «formation of opinion by discussion», la sfera pubblica post-illuministica va concepita sempre come uno spazio razional-emotivo (all'insegna della prevalenza formale e narrativa della prima componente), nonché nei termini di un concetto evolutivo.

propaganda

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”