leccaculi 9

VIENI AVANTI, LECCHINO! - ELOGIO RAGIONATO DEL LECCACULISMO, ARTE SOTTILE E VERO SALE DEL MONDO - BERARDINELLI: “CARO LIBERO PENSATORE, NON DRAMMATIZZARE. TUTT'AL PIÙ PUOI RESTARE SENZA LAVORO. IN UNA DITTATURA TI ANDREBBE PEGGIO”

LECCACULO 1LECCACULO 1

Alfonso Berardinelli per “il Foglio”

 

Il leccaculo, il leccaculismo. Un tema scottante. E' inutile fare i disinvolti e fare finta di sapere già tutto, di acchiappare il tema per il manico e brandirlo come una spada o un' arma impropria minacciando degli esseri deformi, penosi, osceni e impresentabili. Macché.

 

I leccaculo sono fra noi e sono dei benemeriti, a tal punto nostri simili che ci confondono, anche se noi (Dio ne guardi!) non li, non lo, siamo... Il leccaculismo detto anche adulazione, piaggeria, sperpero di lodi ben mirate ma anche a vanvera, è il sale del mondo, è la colla che tiene insieme la società. E dentro la società, soprattutto nelle macro o micro società culturali, senza leccaculismo le università, la letteratura, le arti, la filosofia, la tv acculturata e perbene non starebbero in piedi.
 

LECCACULO LECCACULO

Ogni tanto le copertine del Venerdì di Repubblica mi fanno spalancare gli occhi e tremare di frenetica approvazione. Recentemente era una copertina dedicata agli impostori. Evviva! mi sono detto, finalmente se ne parla. Si vede poco altro in giro, dato che la cultura fa rima con impostura e la politica, la religione, l' economia volano ancora più in alto perché la loro impostura a occhio nudo non si vede neppure: è la farina con cui sono impastate.

 

In realtà, quel servizio del Venerdì, riguardava un romanzo dello spagnolo Javier Cercas, il cui protagonista era un campione assoluto, un impostore gigantesco e geniale. Peccato che parlando di quel caso acrobatico, si schivasse il problema dell' impostura quotidiana, media, normale, perfino discreta: quella che viene seminata e coltivata nelle scuole, nei partiti, nei parlamenti e in tutte le fabbriche di moralismo o di fondamentalismo.
 

Questa settimana la copertina del Venerdì è dedicata ai lecchini o leccaculi e con un' icastica immagine (una scarlatta lingua ipertrofica nell' atto di leccare) annuncia un servizio di Paola Zanuttini e Alberto Statera con un commento di Daria Galateria:

LECCACULO LECCACULO

 

"Credevate che i lecchini fossero un tipico prodotto delle corti? Sbagliato. In democrazia sono più forti che mai". Nella copertina del servizio il tiratore scelto Altan fa dire al suo mostro di turno: "Sono un leccaculi ma non si trova un culo che valga la pena".

 

Giusto o sbagliato? Sbagliato. Ogni tanto perfino Altan sbaglia e questa volta l' errore è madornale. Mette in scena un leccaculi che dice di esserlo ma evidentemente non lo è. Il leccaculi non dà giudizi di valore sul culo da leccare. Gli piace perché gli serve.
 

Sembra che sia al servizio di qualcuno, invece lecca per amore di sé. Si procura vantaggi, vuole protezioni, cerca complicità.
Evita di farsi dei nemici, si dichiara disponibile. L' adulatore è uno che ti fa sapere questo: su di me puoi contare. E' socievole.
 

LA CATENA DEI LECCACULO LA CATENA DEI LECCACULO

Tiene insieme la baracca, fa girare la macchina, butta olio sugli ingranaggi. Si aspetta che tu sia disposto socievolmente a fare altrettanto. Chi loda è sempre simpatico, educato, non giudica per non essere giudicato. Spegne i conflitti, è un esperto di microfisica del potere, sa che il potere è diffuso. Quello che sta in alto è meglio, ma anche in basso, chissà. Di potere ce n' è dovunque un po', meglio tenersi buoni tutti.
Ma vedo che sto teorizzando. Sbagliato!
 

 

La teoria la si trova tutta in un libro di Richard Stengel uscito da Fazi ("Il manuale del leccaculo", 381 pp., 14,50 euro), che negli Stati Uniti ha avuto un successo (presso i leccaculi?) che dura già da quindici anni.
 

manuale del leccaculo covermanuale del leccaculo cover

L' autore è un giornalista, ha diretto Time, oggi è impegnato nell' amministrazione Obama. E' brillante e acuto, ma ha un tale complesso della cultura che sa di coda di paglia: non riesce a dire una cosa senza appiccicarci una citazione.

 

Nelle prime venti pagine sono citati La Rochefoucauld, Abramo Lincoln, Christopher Lasch, John Locke, Erving Goffman, George Steiner, Daniel Boorstin, Montaigne, Bernard Shaw, Sant' Agostino, Bacone, Tacito, Stefano Guazzo, Shakespeare, Lionel Trilling, Machiavelli, Hegel, Rousseau, David Riesman, André Gide, Darwin, John Stuart Mill, Robert Browning, Emerson, Plinio, Auden...

 

E conclude così, leccando chi lecca: "Se dovessi scegliere fra vivere in un mondo senza lodi e in uno con troppi elogi, non esiterei a optare per il secondo. Che mondo tetro sarebbe un mondo senza lode o senza adulazione".
Ovviamente questa alternativa è una stronzata retorica completamente inventata.

 

Credevate che il libro volesse mettere in allarme i lettori e li spingesse all' autoesame e alla critica sociale? No, al contrario. Siamo umani, amici miei, molto simpaticamente, spregiudicatamente umani. Chiedere una società senza la socievolezza dei ruffiani è una pericolosa noiosa utopia.
 

Bene, si può anche essere umanamente d' accordo. Solo che a questo punto l' autore confonde l' elogio e la lode con l' adulazione, dopo aver lavorato di testa per farci capire che invece sono cose diverse. Io, se permettete direi così: è sospettabile di adulazione chi non solo esagera nelle lodi, ma critica soltanto chi non ha il potere di nuocere, mentre loda immancabilmente chi fa un po' paura e può procurarti dei vantaggi.

FANTOZZIFANTOZZI

 

Per esempio, non è raro il caso che un prestigioso direttore di giornale, quando si mette a pubblicare libri, trasformi senza neppure alzare un dito tutti i recensori che scrivono sul suo giornale in seriosi leccaculo.
 

Non ti scandalizzare, bellezza! Questo è sempre successo (direbbe Eco) "da che mondo è mondo". La democrazia non vieta il libero pensiero. E' l' inevitabile e sacrosanto potere a renderlo un po' rischioso. Caro libero pensatore, non drammatizzare.
Tutt' al più puoi restare senza lavoro. In un regime dittatoriale ti andrebbe peggio.

LECCACULI 9LECCACULI 9

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?