francesco merlo zerocalcare repubblica

E’ BASTATO CHE ZEROCALCARE, RIBATTEZZATO “L’ULTIMO INTELLETTUALE” DA "L’ESPRESSO" DI DAMILANO, TOCCASSE ISRAELE CHE "REPUBBLICA" DI MOLINARI-ELKANN AFFIDA A MERLO IL COMPITO DI DECALCIFICARE IL FUMETTISTA – “ZEROCALCARE NEPPURE SI RENDE CONTO DI SOMIGLIARE AD HAMAS E GLI PARE UNA GRAN FIGATA BUTTARE I SUOI RAZZI DI FUMO-FUMETTO SU ISRAELE. SIAMO IN PARTE RESPONSABILI DELLA PROMOZIONE A PENSATORI (DI SINISTRA) DI TANTI TIPI BUFFI D’ITALIA. E QUEST’ANNO TOCCA A LUI IL FUORI MISURA SOTTOCULTURALE CHE PERÒ, CON IL RITORNO DELL’ANTISEMITISMO, RATTRISTA…” - E NELLA REDAZIONE DI "REPUBBLICA" ESPLODE LA POLEMICA: IL TWEET DI PUCCIARELLI...

 

Francesco Merlo per “la Repubblica” - Estratti

 

zerocalcare copertina l'espresso

Aveva pensato, Zerocalcare, che non andare a Lucca sarebbe stato come andarci due volte. Solo negandosi, infatti, poteva riuscire a superare sé stesso nel mercatone dove i fumetti si vendono e si comprano, prodotti industriali come le bottiglie del Vinitaly di Verona. La Mostra di Lucca è il supermercato del fumetto, come Eataly lo è del cibo. Ci sono i banconi di Paperopoli e dei Manga.

 

C’è il porno misto per accogliere Salvini che è cresciuto con Lando lo sciupafemmine . E c’è anche la “gourmanderie” ideologica dove, fumante di collera, Zerocalcare neppure si rende conto di somigliare ad Hamas e gli pare una gran figata buttare i suoi razzi di fumo-fumetto su Israele, così si decora la coscienza e si sente come le pantere nere alle Olimpiadi del 1968.

 

Ma poiché esiste ormai una storia, una geografia, una retorica e un’aneddotica del negarsi per meglio offrirsi è cominciata la cerimonia delle smanie e si sono negati in tanti, Fumettibrutti, Giancane, Stefano Disegni, Davide Toffolo, e via con la lista dei minori che vogliono essere all’altezza, tutti, nel loro piccolo, abusando dei palestinesi come ne abusa Hamas, e tutti ben sapendo che la grandezza di un festival è fatta di contro-festival, di uno sprezzante controcanto che si nutre del canto e anche della sua putrefazione, come il Festival e Il Controfestival di Sanremo.

FRANCESCO MERLO

 

A Milano c’è il Salone del mobile, ma forse il suo “contro”, il Fuori Salone di via Tortona, è ormai più importante.

 

È dunque normale che gli sciacalletti del marketing vadano a caccia di scandaletti.

Negli anni scorsi sbucavano per le strade di Lucca quattro broccoloni vestiti da nazisti e subito il Comune, che qui è sempre in controtendenza rispetto alla Toscana laica e di sinistra, e dunque è cattolico e di destra, si dissociava, allontanava, tuonava: “noi non permetteremo”.

 

dont lucca up meme su zerocalcare by emiliano carli

Quest’anno, gli artisti “impegnati” hanno ignorato l’assessora Angela Mia Pisano che aveva nascosto i suoi vecchi post fascistissimi, e in silenzio hanno ingoiato anche il rifiuto di intitolare una strada a Sandro Pertini. Si sono invece buttati su Israele, fiutando l’aria di piazza, il conformismo, i centri sociali, il pubblico peggiore di Zerocalcare, il nocciolo duro del suo estremismo: «noi non siamo certo antisemiti, ma…», «io non ce l’ho con Israele, ce l’ho con il suo governo», e dunque con Netanyahu, di cui ovviamente non sanno nulla.

 

E va bene che di Fiorello ce n’è uno solo e la sincerità non è purtroppo contagiosa, ma quella sua frase «io personalmente non ho nemmeno quel retaggio culturale per esprimermi su una cosa così grande» potrebbe e dovrebbe accompagnare anche la Mostra mercato di Lucca, non come fuga dall’impegno, ma come ricchezza e come rispetto dell’impegno e di tutte le sue mille matite.

Di sicuro qui accade il contrario di quel che avvenne quando, subito dopo l’aggressione russa all’Ucraina, l’università Bicocca minacciò di bloccare le lezioni su Dostoevskij di Paolo Nori e tutti giustamente si ribellarono. E così elogiare i russi, il pacifismo di Tolstoj, il tormento di Solzenicyn e ovviamente Anna Achmàtova, rileggerli, o fingere di averli letti, divenne una moda, una postura di guerra o, meglio, un segno di distinzione, in senso letterale, tra il gran popolo russo e il piccolo macellaio Putin: «sì agli artisti russi perché non sono Putin».

elkann Molinari

 

(…)

E bisogna ammettere che, tra quelli che contro Israele non vanno a Lucca, solo l’artista maledetta Fumettibrutti, che è il nome d’arte di Josephine Yole Signorelli, esprime con il botto del petardo il mistero di un odio verso Israele che ormai non necessita più di argomenti: «non farò compromessi perché non mi fa dormire la notte». Ecco, nel ricco linguaggio, le sue idee: «Dicono che in quanto transgender e persona queer LGBTQIA+ non dovrei parlare di Gaza o della causa palestinese…», ma «voglio comunque scrivere una parola di cui parlava sempre anche Murgia, che è “intersezionalità”. Significa preoccuparsi per tutte le lotte contro l’oppressione, dei corpi e dei popoli, non solo di quelle che ci fanno comodo».

 

ZEROCALCARE ANNULLA LA PRESENZA A LUCCA COMICS

Ecco: intersezionalità e Michela Murgia. In tempi normali basterebbe questa lunga spiegazione per liberarci con un sorriso dall’imbarazzante sospetto che possa trattarsi di una cosa seria. Ma, con il Medioriente in fiamme, le pietre di inciampo bruciate nelle strade di Roma, le stelle gialle disegnate a Parigi sui muri delle case, la caccia all’ebreo in aeroporto, il massacro del 7 ottobre e la testa decapitata della giovane Shani Louk, ostaggio israeliano-tedesca, oggi dobbiamo confessare che un po’ di colpa della stringente logica aristotelica di Fumettibrutti e di Zerocalcare ce l’abbiamo noi che abbiamo stretto con questo “pensiero” un legame di complicità, un legame intellettuale, fatto di ideologia e di politica, che adesso ci preme sulla coscienza come un peso misterioso.

 

zerocalcare

È un legame ambientale, di un tempo storico arredato di confusione, animato da generosità e dallo stesso gusto della vita di Zerocalcare, il fumettista delle periferie che Renzo Piano ci ha insegnato ad amare, il romanesco come ritorno al dialetto e dunque al campanile della piccola patria, ma con il cognome alloctono, Rech, proprio come quello di Bombolo era Lechner.

 

Siamo in parte responsabili della promozione a pensatori (di sinistra) di tanti tipi buffi d’Italia, come quelli raccontati da Gianni Celati in Parlamenti buffi (Feltrinelli 1989). In Italia il comico fa i comizi, il regista fa i girotondi, il cantante l’intervista logico- filosofica…

 

ZEROCALCARE BOICOTTA ISRAELE

E quest’anno tocca al fumettista impegnato il fuori misura sottoculturale che però, con il ritorno dell’antisemitismo, rattrista, anche se il fumettista non spaventa nessuno: «Com’è possibile — si chiede Zerocalcare parodiando l’intellettuale organico — che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra? ». È una violenta seriosità che i veri maestri del fumetto (che non sono i vignettisti) non hanno mai avuto, né Altan né Staino e neppure i martiri come Wolinski.

 

E così Sergio Bonelli, Luciano Secchi (Max Bunker), Roberto Raviola (Magnus), il Silver di Lupo Alberto, Giorgio Cavazzano, re di Topolino, e andando indietro si arriva a Jacovitti e a Hugo Pratt. Sempre il fumettista è stato underground, anticonformista e pure strano, ma mai buffo e goffo, sempre ai margini, ma senza mai scappare e sottrarsi al confronto, soprattutto perché questa Mostra di Lucca non è come la Biennale o la Triennale, non è un’esposizione che è l’arte dell’esporre, del disporre e del sovraesporre sino al significato musicale della parola esposizione che è fuga, “via, via, vieni via di qui”;

JOHN ELKANN MAURIZIO MOLINARI

 

e non è neppure un convegno oxfordiano o la piazza dello scontro politico, ma è il grande mercato del fumetto, il più importante mercato d’Italia, come “Artissima”, che domani si apre a Torino, lo è per l’arte contemporanea, e come lo sono i vari “Saloni del libro” d’Europa. La “Lucca Comics” è il luogo della mescolanza, dell’insieme appunto, che avvicina e non contamina, il mercato che è sempre stato la “comfort zone” di tutte le minoranze del mondo. Ma non più degli ebrei, secondo Zerocalcare.

zerocalcarezerocalcare

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”