ABBIAMO UN BANCHIERE, ORA CI MANCA UN PARTITO – CHI E’ CHIAMPARINO, IL PRESIDENTE DELLA COMPAGNIA SAN PAOLO VOLUTO DA FASSINO

Daniele Martini per il "Fatto quotidiano"

Una passione temeraria spinge i postcomunisti verso le banche. Un'attrazione fatale che ora si manifesta seguendo anche il percorso inverso, dalla banca alla politica, considerato che Sergio Chiamparino, banchiere da 12 mesi e politico da una vita, sindaco Pd di Torino per un decennio, si candida niente meno che alla guida del partito che fu di Togliatti e Berlinguer. Chiamparino è presidente della Compagnia di San Paolo, con uno stipendio di 70 mila euro netti l'anno, una paga sabauda, più da grigio ragioniere che da sfavillante banchiere, ma in un posto di peso.

La Compagnia San Paolo è l'equivalente nel nordovest d'Italia del Montepaschi nel Centro, con una piccola differenza: mentre la Fondazione senese ha le pile scariche causa mancanza di quattrini, la Compagnia torinese è nel pieno del suo fulgore e i quattrini è in grado di offrirli a destra e a manca. Cosa che fa sempre piacere, ma in un momento come questo può segnare la distanza tra la sopravvivenza e il precipizio. Il suo potere si basa su un patrimonio di oltre 5 miliardi di euro e una partecipazione di quasi il 10 per cento a Banca Intesa che la fa essere il primo azionista dell'istituto.

E poi sulla possibilità di erogare finanziamenti per 130 milioni di euro l'anno in "favore del territorio", dal museo del Cinema al Teatro Regio, dalle regge reali e Venarìa all'Università. Quattrini benedetti in un momento in cui nessuno scuce più un soldo, assegnati seguendo logiche sostanzialmente discrezionali e che nelle casse della Compagnia arrivano grazie agli investimenti effettuati e ai dividendi ricevuti da Banca Intesa.

Per quanto riguarda gli investimenti, Chiamparino si è tramutato da politico in banchiere proprio mentre fuori infuriava una delle crisi finanziarie più disastrose del Dopoguerra. Ma chissà se con il suo fattivo contributo o nonostante la sua presenza, la Compagnia in fin dei conti non se l'è cavata male, con un total return degli investimenti, come dicono gli esperti, di circa il 6 per cento nel 2012.

La banca di riferimento, Banca Intesa, nel frattempo ha continuato a portare a casa utili, 1 miliardo e 600 milioni di euro nel 2012, che le ha consentito di distribuire un dividendo di 5 centesimi ad azione, che detto così sembra poco, ma messi tutti insieme sono circa 800 milioni, 80 milioni solo per la Compagnia. Nell'anno in corso è previsto il bis.

Stando così le cose, se dopo appena dodici mesi Chiamparino è disposto a lasciare la banca forse non è per darsela a gambe, ma per un ritorno al futuro della politica che se diventasse realtà arricchirebbe l'attrazione fatale tra postcomunisti e credito di un nuovo capitolo e un percorso più movimentato di quello solito, non di sola andata, ma anche di ritorno. Il viaggio di andata Chiamparino lo ha fatto preso per mano da Piero Fassino, ex segretario Ds, un altro appassionato di banche, sindaco di Torino succeduto proprio a Chiamparino, quello che al telefono durante la scalata di Unipol (area Coop) alla Bnl esclamò entusiasta "Allora abbiamo una banca!".

A voler essere pignoli, in base allo Statuto la designazione del presidente della Compagnia non sarebbe spettata al sindaco, ma la tradizione sabauda impone invece il contrario e anche con Chiamparino la tradizione è stata rispettata. La sostanza è che nel bene e nel male grazie a Fassino sindaco e Chiamparino presidente della Compagnia oggi a Torino non si muove foglia che il Pd non voglia. Ora il kombinat politico-bancario della Mole punta dritto al vertice del Pd.

 

chiamparino Sergio Chiamparino Giovanni Bazoli RENZIpiero fassino logo intesa san paolo

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…