cecilia sala mohammad abedini najafabadi carlo nordio giorgia meloni

ABEDINI SARÀ RILASCIATO. CON CALMA – ORA CHE CECILIA SALA È STATA LIBERATA, CHE NE SARÀ DELL’INGEGNERE-SPIONE ARRESTATO A MALPENSA? PER ORA SI ASPETTA LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI MILANO, CHE IL 15 GENNAIO SI RIUNIRÀ PER DECIDERE SE CONCEDERE O MENO I DOMICILIARI AD ABEDINI. SE I GIUDICI DOVESSERO DECIDERE CHE DEVE RESTARE IN CARCERE, ENTRERÀ IN CAMPO IL DICASTERO DELLA GIUSTIZIA. L’EVENTUALE SCARCERAZIONE DOVREBBE COMUNQUE AVVENIRE ENTRO IL 20 GENNAIO, PRIMA DELL’INAUGURATION DAY DI DONALD TRUMP...

1. ABEDINI SPERA DI USCIRE DAL CARCERE ATTESA PER L’UDIENZA SUI DOMICILIARI

Estratto dell’articolo di Sandro De Riccardis per “la Repubblica”

 

Mohammad Abedini najafabadi

Fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre, tre giorni prima dell’arresto di Cecilia Sala a Teheran, Mohammad Abedini Najafabadi spera ora che anche per lui si possano aprire le porte del carcere. L’“uomo dei droni” iraniano, 38 anni, ha saputo subito della liberazione della giornalista, informato dal suo avvocato ma anche dalla tv che ha sempre potuto guardare in cella a Opera […]

 

Abedini, fondatore dell’azienda di prodotti elettronici San’at Danesh Rahpooyan Aflak (Sdra), è detenuto da ventiquattro giorni in esecuzione di un mandato di arresto internazionale sulla base di una richiesta di estradizione americana.  Con l’iraniano Mahdi Mohammad Sadeghi, titolare di un’altra società di microelettronica, già a processo negli Usa, è accusato di usare una società “schermo” in Svizzera, Illumove, per eludere i divieti di commercializzazione dei droni e le sanzioni imposte all’Iran. 

 

antonio tajani cecilia sala roberto gualtieri patrizia scurti giorgia meloni

Il Tribunale distrettuale del Massachusetts lo accusa di cospirazione e supporto a organizzazione terroristica, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione (Irgc). Alla milizia l’iraniano avrebbe fornito il sistema di navigazione Sepehr, necessario per i droni utilizzati nelle guerre mediorientali, ma anche in attentati terroristici contro gli stessi americani. Accuse gravissime che prevedono pene fino all’ergastolo. 

 

L’atto di accusa cita il blitz del 28 gennaio 2024, quando Irgc attaccò «una base Usa a nord della Giordania, vicino al confine siriano, nota come Torre 22».  Tre militari vennero uccisi e più di quaranta feriti. Accuse che Abedini ha sempre definito «assurde». «Sono un accademico, uno studioso, non un terrorista », si è sempre difeso. Ora spera che la liberazione di Sala porti anche alla sua scarcerazione. La scorsa settimana la procuratrice generale Francesca Nanni […] aveva dato parere negativo ai domiciliari. 

 

«Al momento la situazione è invariata» ha detto ieri. Senza la revoca della misura da parte del governo, Abedini dovrà aspettare l’udienza di mercoledì prossimo in Corte d’Appello [...]. E poi attendere che si apra il processo per l’estradizione.  Tempi che sarebbero inevitabilmente lunghi. […]

 

2. NORDIO PRONTO A NON CONCEDERE L’ESTRADIZIONE DELL’INGEGNERE

Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”

 

CARLO NORDIO ALFREDO MANTOVANO

Carlo Nordio arriva a Montecitorio mentre Cecilia Sala è in volo dall’Iran verso l’Italia. […] Nordio sa che il caso non è chiuso e che dal suo dicastero passano le garanzie che il governo ha dato alle autorità iraniane affinché la giornalista del Foglio e di Chora Media venisse liberata. Garanzie che riguardano, prima di tutto, la non estradizione, come chiedono gli americani, dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini-Najafabani […]

 

Il titolare di via Arenula […] si dirige verso palazzo Chigi. Ha appuntamento con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e anche se ufficialmente i due avrebbero parlato solo di riforma della giustizia, in realtà è stato affrontato anche il dossier America- Iran.

 

In mattinata, insieme alla notizia della liberazione della reporter, si erano infatti diffuse voci su una possibile scarcerazione a stretto giro anche del cosiddetto «uomo dei droni», con tanto di documento già pronto al ministero della Giustizia. 

 

cecilia sala con giorgia meloni a ciampino

Poi la frenata. Per ragioni di opportunità, per non avvalorare l’idea dello scambio di prigionieri. Soprattutto per ragioni di rapporti con gli Stati Uniti, dove Giorgia Meloni è andata domenica scorsa per parlare con il presidente eletto Donald Trump della richiesta di scarcerazione di Abedini, arrivata dall’Iran, nei giorni in cui l’Italia era in apprensione per il destino di Sala. 

 

Quindi la liberazione dell’iraniano non sarà immediata, bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Quindi la strategia messa a punto ieri a Palazzo Chigi prevede due tappe, che non andrebbero in conflitto né con l’America né con l’Iran. Per adesso si attende la sentenza della Corte d’appello di Milano, che il prossimo 15 gennaio si riunirà per decidere se concedere o meno i domiciliari a Abedini. 

 

Mohammad Abedini najafabadi

Se i giudici dovessero decidere che deve restare in carcere, entrerà in campo il dicastero della Giustizia, che dovrà esaminare «secondo parametri giuridici», come spiega Nordio, la richiesta di estradizione, di cui si attendono i documenti dall’America o decidere se scarcerare l’ingegnere iraniano. Esclusa la prima ipotesi, perché caposaldo dell’accordo con l’Iran, resta la scarcerazione che però deve avvenire entro il 20 gennaio. Cioè prima dell’Inauguration day che segnerà l’inizio del mandato del 47° presidente degli Stati Uniti, in pratica nel periodo cuscinetto tra le due amministrazioni.

 

In questo caso non potranno essere concessi i domiciliari poiché, secondo il codice di procedura penale, se è stata chiesta l’estradizione di un detenuto il ministro della Giustizia può solo revocare la misura cautelare o appunto assecondare la richiesta dell’America.

 

CARLO NORDIO - FOTO LAPRESSE

Strada non praticabile. Anche fonti giudiziarie citate dal Wall Street Journal spiegano che Abedini dovrebbe essere rilasciato dal carcere milanese di Opera con uno «slittamento di tempi», ma sicuramente nei prossimi giorni.

Mohammad Abedini najafabadi

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."