VAMOS A MATAR IL NAPO-LETTA - ACCORDO RENZI-CAV SUL SISTEMA SPAGNOLO MA L’INCONTRO PREVISTO TRA BERLUSCONI E IL LEADER DEL PD SLITTA (IL MODELLO POTREBBE ESSERE ‘IMPALLINATO’ DALLA CONSULTA)

Ugo Magri per "La Stampa"

«Non è previsto alcun incontro tra Renzi e Berlusconi», mette in chiaro l'ufficio stampa Pd. Nel senso che per vedersi i due debbono pur darsi un appuntamento, e sull'agenda di Matteo il nome di Silvio fino a questo momento non risulta. Ciò precisato, nel Palazzo nessuno dubita che il faccia a faccia prima o poi avrà luogo, e alla luce del sole.

Il segretario Pd ha pubblicamente chiesto alle opposizioni quale preferirebbero fra i tre diversi modelli suggeriti nei giorni scorsi, nulla di strano se Forza Italia vorrà dare una risposta attraverso il suo leader... Questa, perlomeno, è la versione che circola tra Firenze e Arcore.

Le fonti più loquaci (quelle vicine al Cavaliere) aggiungono che un accordo praticamente c'è già: tanto Berlusconi quanto Renzi avrebbero una netta predilizione per il cosiddetto sistema spagnolo, che consiste in tanti piccoli collegi dove vengono eletti 3-4 parlamentari massimo, col risultato di tagliar fuori chi non arriva al 20 per cento... Sulla scena resterebbero solo i Democratici, Forza Italia e Grillo.

Ci sarebbero tuttavia un paio di ostacoli da superare. Il primo: l'intera l'area centrista, messa con le spalle al muro, venderebbe cara la pelle. Non per caso Alfano ricordava ieri che il Nuovo centrodestra è «decisivo per la tenuta del governo», chi vuole intendere intenda. Se Letta venisse travolto, nel Pd scoppierebbe il putiferio, ex-comunisti ed ex-dc farebbero fronte comune, insomma una situazione non facile per il neo-segretario.

Scoglio numero due: la Corte costituzionale deve ancora spiegare come mai il mese scorso aveva ha bocciato il «Porcellum». Le sue motivazioni saranno rese note, forse, la prossima settimana. E a seconda di come verranno argomentate sarà possibile capire se il modello che piace a Renzi e Berlusconi, quello spagnolo, passerebbe o meno il vaglio della Consulta.

Con molta saggezza il presidente della Commissione affari costituzionali alla Camera, Sisto, ieri ha frenato quanti volevano bruciare le tappe e procedere di corsa all'audizione degli esperti: che senso ha farli parlare prima che la Corte si sia pronunciata? Per cui le audizioni sulla riforma elettorale inizieranno lunedì e si concluderanno alla fine della settimana prossima quando, si augura Sisto, la Consulta avrà fatto sapere.

Per le stesse ragioni, Renzi e l'ex premier non hanno urgenza di sedersi uno di fronte all'altro. Rischiano di mettersi d'accordo su un modello che magari subito dopo verrà impallinato (la solita Santanché, reduce da una cena col Cavaliere, agita il sospetto che possa trattarsi di una manovra politica filo-governativa pilotata dall'alto).

Per ingannare l'attesa, Berlusconi si dedica al suo partito. Ha preso la decisione di nominare Giovanni Toti coordinatore unico di Forza Italia. Ne avrebbe dato l'annuncio oggi stesso, o addirittura ieri sera, ma anche qui tra il dire e il fare ci sono un paio di difficoltà pratiche.

La prima è che Toti, direttore di due tigì Mediaset, ne dovrebbe dare notizia con congruo anticipo all'azienda e ai suoi giornalisti, una questione di stile. Inoltre la nomina richiederebbe la presenza romana di Bondi, in quanto ultimo legale rappresentante di Forza Italia prima maniera. Però Bondi risulta in ferie, questa perlomeno è una delle giustificazioni. Per cui l'investitura di Toti, quarantenne dai modi molto urbani, avrà luogo con tutti i crismi nelle prossime settimane.

Come l'hanno presa i berlusconiani duri e puri, i cosiddetti falchi? Masticano amaro. Ma perlomeno il Capo, pescando il nuovo coordinatore fuori della loro cerchia, non ha fatto torti a nessuno. E il mal comune, come si sa, è un mezzo gaudio.

 

 

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