1- ASSANGE DAL BALCONE CHIEDE AGLI STATI UNITI DI RINUNCIARE ALLA CACCIA ALLE STREGHE PERCHÉ “CHI MINACCIA WIKILEAKS MINACCIA LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE” 2- L'AUSTRALIANO NON POTEVA IN TEORIA FARE DICHIARAZIONI POLITICHE (È UNA CONDIZIONE DELL'ASILO CONCESSO DALL'ECUADOR) MA LE CRITICHE FATTE A VARI GOVERNI, E QUELLO DI OBAMA IN PARTICOLARE, ERANO POLITICAMENTE PROVOCATORIE: “BRADLEY MANNING (IL SOLDATO USA FONTE DI WIKILEAKS, NDR) È UN EROE E DEVE ESSERE LIBERATO” 3- “LA CONDANNA DELLE PUSSY RIOT A MOSCA È UN ESEMPIO DI UNITÀ NELL'OPPRESSIONE” 4- ANCHE BRASILE E ARGENTINA HANNO ESPRESSO LA PROPRIA SOLIDARITA’ ALL’ECUADOR 5 - IL PRESIDIO COSTA A SCOTLAND YARD 64MILA EURO AL GIORNO: SENSORI MISURA-CALORE PER ASSICURARSI CHE ASSANGE NON POSSA SFUGGIRE ALLA SORVEGLIANZA NASCOSTO IN UNA VALIGIA DIPLOMATICA, UNICA, MA IMPROBABILE POSSIBILITÀ PER FARLO FUGGIRE

1- ASSANGE PARLA ALL'AMBASCIATA ECUADORIANA: «OBAMA RITIRI LE ACCUSE E LIBERI MANNING»
Corriere.it

Camicia azzurra, cravatta rossa e nuovo taglio di capelli. Julian Assange è apparso sul balcone dell'ambasciata dell'Ecuador, dove ha ritrovato rifugio due mesi fa. Quella del fondatore di Wikileaks è la prima apparizione pubblica da marzo, e arriva nel pieno dello scontro diplomatico a tre sul suo destino in corso tra Ecuador, Gran Bretagna e Svezia. Il fondatore di Wikileaks è accusato di stupro e la Svezia ne ha chiesto l'estradizione mentre l'Ecuador gli ha concesso l'asilo politico. «L'Ecuador, una coraggiosa nazione, ha preso una posizione per la giustizia», ha detto Julian Assange dal balcone mentre gli attivisti lo inneggiavano.

LA RICHIESTA AGLI USA E L'APPELLO PER MANNING -
Assange ha chiesto agli Stati Uniti di rinunciare alla caccia alle streghe perché «Chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione». «Bisogna uscire da questo momento di oscurità. Gli Usa devono tornare indietro sulle loro decisioni e devono capire che non devono perseguirmi, non devono perseguire la democrazia». «Dobbiamo usare questo momento - ha continuato Assange - per garantire la scelta che devono adottare Regno Unito e Stati Uniti di riaffermare i grandi valori della libertà e della democrazia».

L'australiano, che ha parlato per sei-sette minuti dal balcone dell'ambasciata dell'Ecuador di Knightsbridge, non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (è una condizione dell'asilo concesso dall'Ecuador) ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie.

Il fondatore di Wikileaks ha anche ringraziato i popoli del Sud America per avergli dato appoggio e amicizia. «Sono qui, oggi, perché non posso essere laggiù, assieme a voi», ha esordito il fondatore di Wikileaks. «Ringrazio il presidente dell'Ecuador, il governo e il ministro degli Esteri che hanno difeso il diritto internazionale.

Ringrazio anche il popolo ecuadoriano e anche la famiglia dell'ambasciatrice che hanno subito minacce per avermi accolto qui». «Bradley Manning è un eroe e deve essere liberato». Lo ha chiesto Assange riferendosi al giovane militare americano in carcere negli Stati Uniti con l'accusa di essere la fonte di Wikileaks. Poi un riferimento anche alle Pussy Riot «La condanna delle Pussy Riot a Mosca è un esempio di unità nell'oppressione».

L'AVVOCATO- «Siamo grati all'Ecuador e al suo popolo», l'avvocato di Julian Assange Baltasar Garzon ha parlato davanti all'ambasciata dove ha trovato rifugio il suo assistito. Garzon ha anche spiegato che Assange è in uno stato d'animo «combattivo». Il fondatore di Wikileaks ha incaricato il suo avvocato di «aprire un'azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e del suo fondatore».

Garzon ha quindi sottolineato che il suo assistito «non si è mai rifiutato di rispondere alle autoritá svedesi. Chiede solo garanzie minime perchè questo possa avvenire. Fino ad oggi queste garanzie non sono arrivate». Il Regno Unito «deve riconoscere questo diritto fondamentale - ha poi aggiunto parlando dell'asilo concesso dall'Ecuador - che non può concludersi in modo diverso che con la concessione di un salvacondotto» per consentire ad Assange di andare in Ecuador.

LA MADRE - E Torna a difendere il figlio la madre di Julian Assange. «Vogliono portarlo in Svezia e metterlo in carcere prima di interrogarlo. Il motivo per cui vogliono farlo è che sarà lì quando arriverà l'incriminazione americana. È un caso pendente di estradizione verso gli Stati Uniti. Niente più e niente meno», ha accusato la donna, Christina Assange, che oggi ha parlato con il figlio.

PERCHE SUL BALCONE - Le autorità britanniche, che sorvegliano giorno e notte l'ambasciata, hanno messo in chiaro che Assange sarà immediatamente arrestato se mette piede fuori dai suoi locali: le parti comuni dell'immobile, ha precisato sabato il Foreign Office, sono infatti territorio britannico, e a maggior ragione lo è il terreno antistante. Ecco perché è stato scelto di far parlare Assange dal balcone, considerato ancora territorio ecuadoriano.

IL MONITO DAL SUDAMERICA - Intanto fermo sostegno all'asilo politico concesso dall'Ecuador ad Assange e un severo monito sulle «gravi conseguenze» internazionali nel caso di un'irruzione della Gran Bretagna nell'ambasciata sono stati espressi dai paesi dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (Alba) - Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua e tre piccoli paesi caraibici - che hanno esaminato il caso durante una riunione a Guayaquil (Ecuador). Alla riunione era presente il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, il quale ha dichiarato che Londra «non ha ritirato la sua minaccia.

Oggi, domani (domenica, ndr), potrebbero entrare nella nostra ambasciata», ha detto, definendo «grossolana e intollerabile» la «minaccia» delle autorità britanniche. Al termine della riunione di Guayaquil, i ministeri degli esteri dell'Alba hanno diffuso una nota che respinge «il modo contrario al diritto internazionale con il quale il Regno Unito vuole risolvere i contenziosi» e chiede «un ampio dibattito nell'Onu sul tema dell'inviolabilità delle rappresentanze diplomatiche».

«Un'aggressione all'integrità territoriale dell'Ecuador a Londra scatenerebbe gravi conseguenze in tutto il mondo», ha detto il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro, mentre il collega cubano, Bruno Rodriguez, ha definito «inaccettabile anche solo il fatto che il Regno Unito possa insinuare che le leggi nazionali di uno stato debbano prevalere sulla Convenzione di Vienna riguardante i rapporti diplomatici». Nelle ultime ore anche il Brasile e l'Argentina hanno espresso la propria solidarietà all'Ecuador. Il ministro degli Esteri brasiliano, Antonio Patriota, ha tra l'altro sottolineato il principio «dell'inviolabilità» delle sedi diplomatiche. Simile anche la posizione manifestata dal ministero degli Esteri argentino.

2- IL PRESIDIO COSTA A SCOTLAND YARD 64MILA EURO AL GIORNO
di Marco Berti per Il Messaggero

Cinquantamila sterline, quasi sessantaquattromila euro. È la cifra che Scotland Yard spende quotidianamente per presidiare l'ambasciata dell'Ecuador a Londra dove ha trovato rifugio Julian Assange, l'hacker australiano che ha svelato al mondo gli intrallazzi e le molto poco pulite manovre delle diplomazie internazionali, in particolare quelle del Dipartimento di Stato Usa e dei suoi alleati.

Gli agenti sorvegliano tutti gli ingressi della sede diplomatica nel cuore di Knighstbridge, vigilando anche gli ascensori e l'accesso al tetto. Dispongono di sensori misura-calore per assicurarsi che la primula rossa di Wikileaks non possa sfuggire alla sorveglianza nascosto in una valigia diplomatica, unica, ma improbabile possibilità per farlo uscire dalla Gran Bretagna.

E, se le cose andranno come sembra, il governo britannico sarà costretto a spenderne milioni di sterline, visto che Assange è destinato a viverci per pareccchi anni in quell'ambasciata. Il ministro degli Esteri di Sua Maestà, William Hague, gliel'ha giurata: se il creatore di Wikileaks mette il naso fuori dal territorio ecuadoriano lo arrestiamo e lo spediamo in Svezia, non solo, ma non è neppure tramontata l'opzione estrema, quella di fare irruzione nelle stessa ambasciata.

Il problema di Assange, e questa è la ragione per cui il presidente dell'Ecuador gli ha concesso l'asilo politico, è che dalla Svezia, dove deve essere interrogato per un presunto stupro che appare sempre più come un pretesto orchestrato da Washington, il passo per l'estradizione negli Usa è molto breve.

E là, negli Stati Uniti, l'uomo che per il popolo del web è diventato il simbolo della libertà di comunicazione rischia condanne inflitte da tribunali militari molto pesanti, dall'ergastolo alla pena di morte, il tutto condito da interrogatori che meglio figurerebbero nei manuali dell'Inquisizione. Le accuse che gli Usa gli vogliono contestare (ancora non l'hanno fatto in via ufficiale, ma sono pronte, chiuse in un cassetto) vanno dalla spionaggio, alla divugazione di segreti di Stato e al tradimento.

Ieri, la furia giustizialista di Hague ha subito uno stop dal premier britannico David Cameron e dal suo vice Nick Clegg. «Calma e smorza i toni», gli hanno mandato a dire dalla Spagna dove si trovano in vacanza con le rispettive famiglie. Al contempo vi è stata una telefonata fra il governo britannico e quello ecuadoriano che ai più è apparsa come un tentativo di allentare la tensione fra i due Paesi e di trovare un soluzione al problema che accontenti tutti.

Intanto, mentre sui social network di moltiplicano le prese di posizione contro l'intransigenza britannica, Assange fa sapere di essere disponibile a farsi interrogare dagli inquirenti svedesi in teleconferenza. Rinchiuso in un piccolo locale dell'ambasciata, l'hacker australiano dorme da due mesi su un materasso ad acqua, senza possibilità di uscire all'aria aperta.

I solerti poliziotti britannici gli ispezionano perfino il cibo che gli viene portato dall'esterno e lui, Assange, deve accontentarsi di una lampada solare e di un tapis roulant per mantenersi in esercizio. Ha comunque assicurato che domani terrà un discorso ai suoi sostenitori che affollano la strada antistante l'ambasciata, forse affacciandosi a una finestra. La precarietà della situazione di Assange è stata denunciata dal suo legale, Baltasar Garzon, secondo cui, se dovesse protrarsi a lungo, sconfinerebbe nella violazione dei suoi diritti umani.

Tutto questo mentre dall'altra parte del mondo, in Sud America, l'Ecuador ha richiesto una riunione urgente dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) per discutere «le minacce della Gran Bretagna di fare irruzione nell'ambasciata ecuadoriana a Londra». E in serata l'Assemblea nazionale dell'Ecuador ha «condannato e respinto» le minacce del governo britannico di irrompere nella delegazione dell'Ecuador. A fianco di Quito si è subito schierata l'Argentina, i cui rapporti con Londra sono sempre tesi per la controversia sulle isole Malvinas. Solidale anche il Venezuela mentre, inutile dirlo, Stati Uniti e Canada sono contrari.

 

 

BRADLEY MANNING IL SOLDATO CHE HA SVELATO SEGRETI DI STATO A WIKILEAKS ASSANGE PARLA DALL'AMBASCIATAASSANGE PARLA DALL'AMBASCIATAASSANGE E IL SUO LEGALE GARZONASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRASSANGE PARLA DALL'AMBASCIATAASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRAssange, e il presidente dell'Ecuador,ASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRAECUADOR PROTESTE CONTRO GBASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDRASSANGE- AMBASCIATA ECUADORMANIFESTAZIONE CONTRO LESTRADIZIONE DI ASSANGE PUSSY RIOT FANSObama Wikileaks I SIMPSONS E JULIAN ASSANGE

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