IL “TECNICO” DELLA BINDI - IL MITE FRANCESCANO RENATO BALDUZZI FU IMPOSTO IN EXTREMIS A RIGOR MONTIS DALL’EX MINISTRO DELLA SANITA’ BINDI - ALLA SANITÀ DOVEVA ANDARE GARACI, MA LA BELLA ROSY PIANTÒ UNA GRANA IN PIENA NOTTE - ADESSO AL MINISTERO SONO TORNATI I BINDI-SAURI: NERINA DIRINDIN, SILVIO GARATTINI, ANTONIO FORTINO...

Giancarlo Perna per "il Giornale"

Un'intemerata notturna di Rosy Bindi impose come ministro della Sanità, Renato Balduzzi. Le cose - raccontano - andarono così.

All'una di notte del 16 novembre 2011, la lista dei ministri era cosa fatta. La Sanità andava a Enrico Garaci, presidente dell'Istituto superiore di sanità. C'era il placet di Giorgio Napolitano e il giuramento era fissato per il pomeriggio. Mario Monti si avviava soddisfatto a dormire quando Rosy Bindi piantò la grana. La sceneggiata fu memorabile. Tanto sbraitò, che Garaci, illustre medico, fu depennato e sostituito dal giurista Balduzzi, (allora) cinquantaseienne.

Non che fosse ignoto. Ma tutta la sua limitata notorietà era dovuta al fatto di essere una creatura di Bindi. Ne era stato stretto collaboratore tra il 1996 e il 2000, quando Rosy fu ministro della Sanità nei governi Prodi e D'Alema. Renato guidava sia l'Ufficio legislativo sia la Commissione per la riforma sanitaria che imbrigliò i medici ospedalieri, inventò l'intramoenia, l'extrameonia e tutte le delizie dell'attuale sistema. Era insomma l'alter ego della virago di Sinalunga alla cui parrocchia politica apparteneva.

In passato, bazzicando la Dc di sinistra, Balduzzi fu consulente di Mino Martinazzoli e Virginio Rognoni, ministri della Difesa nei primi anni '90. Oggi, dopo essere stato presidente dei laureati dell'Azione cattolica e collaboratore assiduo di qualsivoglia foglio chiesastico, è il beniamino del governo in Vaticano. Balduzzi, dunque, si presentò al Quirinale per il giuramento, allertato in extremis ad Alessandria, la sua città. Dai colleghi del nuovo governo fu guardato con curiosità. Dopo il pesante intervento bindiano, era di fatto un'eccezione: unico ministro scopertamente «politico» nella marea dei (falsi) tecnici.

A Roma, il nostro amico ha preso un appartamentino nei pressi del ministero in Trastevere, per fare casa e chiesa com'è nelle sue corde. Per via del suo bindismo, l'accoglienza alla Sanità è stata freddina. I quattro anni di Rosy, di cui tutti hanno bene impresse le sfuriate condite di orripilanti epiteti toscani, sono infatti ricordati con fastidio. Nonostante Renato sia riservato e cortese, c'è chi giura che il clima al ministero sia tornato teso come allora. A invelenire la situazione, il rientro armi e bagagli di una pletora di antichi pretoriani di fede bindiana.

Quando se li sono ritrovati tra i piedi, i burocrati si sono scatenati in lazzi e frizzi: «Il ritorno dei dinosauri», «Il nuovo che avanza», «I paracarri della Bindi», eccetera. La popolarità di Balduzzi è scesa in picchiata. Subito gli è stata appiccicata l'etichetta di robot della Bindi e ventriloquo delle sue paturnie. Gli rinfacciano di essersi lasciato imporre «vecchi arnesi» come la bindiana d'acciaio Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Antonio Fortino, Maria Giuseppina La Falce. O i vari De Giuli, Pandolfelli, Mastrocola, però meglio tollerati perché più considerati.

Partito con il piede sbagliato, le mosse successive di Balduzzi sono state guardate con diffidenza. Si temeva fosse un fondamentalista come la sua erinnica ispiratrice e che il suo cattolicesimo potesse colorarsi di integralismo. La presentazione in agosto del decreto sanitario zeppo di disposizione moralistiche e impiccione sembrò confermare i peggiori timori. La tassa sulle bollicine e le bibite zuccherate, i divieti di vendere sigarette ai minori di diciotto anni, le sale da gioco a debita distanza da scuole e chiese, parvero misure illiberali. Una specie di teologia sanitaria da società col velo.

«Se scoraggiare i consumi è promuovere uno stile di vita più sobrio, non è un risultato malvagio, specie per i più giovani», si difese. Moralista sì, ma fin di bene, dunque: proteggere gli adolescenti, distogliere gli indifesi dalle tentazioni e cose così. Sull'orlo dello Stato etico. Poco da stare allegri.

Ma proprio durante il dibattito alle Camere, il ministro rivelò una natura inaspettata. Ascoltò molto e capi che i tempi non erano maturi. Così cedette su vari punti, senza preoccuparsi di apparire sconfitto. Una virtù conciliativa che gli ha conquistato diverse simpatie in Parlamento. Soprattutto, ha dimostrato che se pure sta con Bindi politicamente, ne è l'esatto contrario mentale. Tanto Rosy è un arrogante ayatollah, quanto lui è mitemente francescano.

Lombardo di Voghera, ma piemontese di elezione, Renato trascorse l'infanzia in Val d'Aosta dove il padre lavorava. Gli è rimasta la passione per le montagne e quando può corre ad Avise, sulla strada di Courmayeur, dove ha una baita. Dall'adolescenza, è vissuto ad Alessandria. Qui si è sposato con una donna che ha la sua stessa fede e le stesse passioni. Anche i tre figli sono simili. Giacomo, 28 anni, è dottorando in sociologia a Pavia. Si è laureato alla Cattolica, l'università dove il padre insegna Diritto Costituzionale. È un politico in erba. Ha già partecipato a due elezioni.

Alle provinciali nel 2004 quando, diciannovenne, fu il più giovane candidato d'Italia, e alle comunali nel 2007. Ogni volta, seguendo le orme paterne, si è presentato con i cattolici del Pd, le Bindi per intenderci. In entrambi i casi, è stato trombato. Diletta, 24 anni, è universitaria. Mentre Teresa, 14 anni, è una concertista in nuce, virtuosa di pianoforte. Cornice perfetta di questa famiglia da manuale parrocchiale, è la villetta liberty in cui vivono da anni.

Prima del nido, Renato si fece le ossa con zelo. Si laureò in Legge a Genova, tanto brillantemente che la tesi fu pubblicata. Fu subito preso come assistente alla facoltà di Scienze politiche dal preside Fausto Cuocolo. Era il più giovane e lo trattavano come ragazzo di bottega o, se preferite, da ragazzo spazzola. Molto ambizioso, fu un incettatore di incarichi di insegnamento, che poi però delegava non riuscendo a svolgerli tutti. Un anno, cumulò Istituzioni di Diritto pubblico, che era la sua cattedra, Diritto pubblico dell'Economia, Diritto parlamentare e Tecniche della normazione. Questa bulimia è il maggiore ricordo che ha lasciato nella città della Lanterna. Prima di approdare alla Cattolica, ha insegnato nell'Ateneo di Torino.

Ad Alessandria, Renato partecipa con intensità alla vita cittadina. È benvoluto, perché alla mano. Ora che ha auto blu e scorta, cerca di non farsene accorgere. Contrariamente a Elsa Fornero, con la quale è stato di recente a Casale per parlare dei guai di quella città con l'amianto, che invece si pavoneggiava felice tra i gorilla. Balduzzi gira chiese, conosce le parrocchie più sperdute e ha un rapporto speciale con don Ivo Piccinini, prevosto di San Michele. È animatore della Sagra dell'aglio di Molino de' Torti, due passi da Alessandria, vuoi per genuino interesse verso la gigliacea, che per affetto al paesino in cui possiede un minuscolo appezzamento ereditato dalla famiglia. Non gli si conoscono ombre, né vizi pubblici. Un'autentica frana, giornalisticamente parlando.

 

MARIO MONTI jpegMARIO MONTI LEGGE RESTART ITALIA MONTI ROSY BINDI SUORA rosy bindi x SCHEDA RENATO BALDUZZI RENATO BALDUZZI MARTINAZZOLIesa09 virginio rognoniPROF ENRICO GARACI ENRICO GARACI E MARIO STIRPE

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)