1.IL BANANA NON CI PENSA PROPRIO A TOGLIERE IL DISTURBO E A FARSI SBUCCIARE IN SILENZIO 2. SE DECADENZA DEVE ESSERE, SIA. MA NESSUNA “DIMISSIONE” CHE FACILITI IL COMPITO A SINISTRATI, GRILLINI E AGLI ANGELINI DI ALFANO CHE VORRANNO FAR FUOCO 3. BERLUSCONI AL “MATTINO” E’ UN FIUME IN PIENA: “CHE SI ASSUMANO LA RESPONSABILITÀ DI UNA COSA DI CUI SI DOVRANNO VERGOGNARE PER SEMPRE. TORNARE AL VOTO? NON SERVE, ORA HANNO UNA MAGGIORANZA IN GRADO DI REGGERE”. 4. E POI UN MESSAGGIO DI PACE AI TRADITORI DI ANGELINO: “SE CAPISCONO DI AVER SBAGLIATO, SIAMO PRONTI A RIACCOGLIERLI. CONTRO RENZI UN COLPO SEGRETO” 5. “FORZA ITALIA” E’ ORMAI ALL’OPPOSIZIONE E IL CAINANO PREGIUDICATO SENTE LE MANETTE TINTINNARE DIETRO LA POMPETTA: “VEDRETE CHE MI ARRESTERANNO. QUALCHE PROCURA IMPAZZITA E’ PRONTA A SPICCARE IL MANDATO DI CATTURA DOPO IL 27 NOVEMBRE”

1 - BERLUSCONI, INTERVISTA ESCLUSIVA: «LI SFIDO, NON MI DIMETTO»
Alessandro Barbano per Il Mattino

«Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino. Che si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre»: parla Silvio Berlusconi a pochi, forse a quattro giorni dal verdetto sulla decadenza in Senato. Non sembra che ci siano dubbi sulla strada che ha scelto.

È una sfida?
«È l'occasione che nella mia buona fede darò a chi voterà. Un'occasione per mettere il filtro della dignità politica a una sentenza irrealistica e condizionata dal desiderio di eliminare Silvio Berlusconi come ostacolo alla presa del potere da parte della sinistra».

Il Cavaliere ribadisce che non può stare al governo con chi «vuole uccidermi» e che, dopo la decadenza, probabilmente, staccherà la spina al governo: «Perchè mai si dovrebbe tornare al voto? Il governo non ha forse raggiunto una maggioranza in grado di reggere, anche se noi passeremo all'opposizione?» dice con ironia. Ed aggiunge: «Contro Renzi un colpo segreto».

E ancora: «La manovra? Decideremo quando potremo finalmente studiarla». E, sulla scissione degli alfaniani: «Se capiscono di aver sbagliato, pronti a riaccoglierli».

Sempre sulla decadenza: «Dico solo che ci sono conclusioni investigative che accertano in modo incontrovertibile che io non c'entro niente. E che saranno oggetto del processo di revisione».
E Silvio annuncia: lunedì all'opposizione

2 - BERLUSCONI PASSA ALL'OPPOSIZIONE
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«TENETEVI pronti, lunedì si passa all'opposizione di questo governo di tasse e amici dei giudici». Silvio Berlusconi resta blindato a Palazzo Grazioli, chiama a raccolta i colonnelli
di Forza Italia.

È LA vigilia della settimana campale. Li chiama tutti a raccolta nelle prime linee del fronte, la permanenza in maggioranza ha le ore contate, come la sua in Parlamento d'altronde. «Ci riuniremo lunedì e decideremo» comunica a chi va a trovarlo, da Carfagna a Prestigiacomo, da Bergamini alla Mussolini, dalla Polverini a Rotondi. Il dado dunque è tratto.

Da ieri sera i senatori forzisti hanno indossato l'elmetto: astensioni a raffica sulla manovra, in commissione Bilancio. Una linea che del resto il Cavaliere aveva adombrato nella lunga notte precedente trascorsa in relax con la ventina di giovani del partito, quelli ufficiali, portati dalla responsabile Annagrazia Calabria in vista della kermesse di oggi della Giovane Italia alla quale il leader ha confermato la sua presenza.

Ma è nel salotto di Palazzo Grazioli, dove si è intrattenuto fino alle 2.30, che si è abbandonato alle confessioni più amare sul momento. «Vedrete che mi arresteranno, farò la fine di Yulia Timoshenko», paventa la persecuzione di qualche «procura impazzita» pronta a spiccare il mandato di cattura dopo il 27 novembre. Magari per l'ipotesi di corruzione di testimoni del Ruby ter che stanno per imputargli. A dir poco avvilito dalla prospettiva. «La prima settimana mi saranno tutti vicini, la seconda solo la metà, la terza non avrò più nessuno intorno».

È il Berlusconi vittima, il ruolo in sceneggiatura che gli è sempre riuscito meglio. E che tornerà a interpretare in tv, forse da Vespa, difficile a questo punto prima della decadenza, probabile subito dopo. Intenzionato comunque a non mollare la presa dal 27, o quando avverrà l'espulsione dal Parlamento. Da lì partirà la sua campagna per i club "Forza Silvio". Già in cantiere una convention a Milano per l'8 dicembre, per fare da contraltare alle primarie Pd, il Renzi day.

L'ordine di scuderia alla squadra di 60 senatori è di dare battaglia sulla legge di stabilità, per allungare il più possibile i tempi e rinviare il voto sulla decadenza di mercoledì prossimo, nonostante la conferma del presidente del Senato Grasso. Voto palese, ma l'ultima spiaggia sarà tentare il voto segreto sui molteplici
ordini del giorno che i forzisti produrranno contro il pronunciamento pro-espulsione della giunta.

Volpi d'aula come Donato Bruno e Lucio Malan sono al lavoro. Come al lavoro è Berlusconi stesso sul suo discorso che pronuncerà in aula nel giorno clou. Di certo non si dimetterà un momento prima, avverte. Preannuncia un discorso «alto, non astioso», conciso. «Mi state consegnando ai magistrati, ma sappiate che presto le toghe si scateneranno contro di voi» è un passaggio anticipato agli ospiti di ieri. Per il momento la mobilitazione di quel pomeriggio sotto Palazzo Grazioli è confermata, come la sua partecipazione.

Angelino Alfano sembra che abbia voluto comunicare di persona al Cavaliere la decisione di non sostenere la richiesta di fiducia del governo e la battaglia per posticipare la decadenza rispetto alla manovra. Per Berlusconi, stando a quanto ha riferito poi ai suoi interlocutori, sono solo «tatticismi ».

Quella del vicepremier una «carineria tardiva: hanno voluto spaccare il partito e non riesco a spiegarmi ancora le ragioni, se non la voglia di restare incollati alle poltrone». Il sospetto che alberga dentro Forza Italia è che in realtà "Angelino" lavori in pieno accordo col premier Letta. Pronto a «scaricare» una volta per tutte l'ex leader subito dopo il via libera alla stabilità. Sprezzante, nei toni, il Berlusconi che ha commentato ancora coi suoi lo strappo: «Avete visto? Altro che 7-10 per cento, non hanno più del 3,6, non vanno da nessuna parte». Alfano riunisce i suoi trenta senatori che eleggono Maurizio Sacconi capogruppo e conferma la linea della «responsabilità » nei confronti dell'esecutivo per marcare le distanze dagli "ex".

Non avrebbe causato questo terremoto, diversamente. E lì si concede dell'ironia sulle liti esplose dentro Forza Italia perfino per l'elezione del capogruppo. «Noto che il metodo Berlusconi mette tutti d'accordo, per troppa democrazia non riescono nemmeno a scegliere il sostituto di Schifani, noi lo abbiamo eletto in cinque minuti ».

Questa mattina la prima uscita pubblica, a Roma, con la presentazione dei 58 parlamentari nazionali, i 7 europei, gli 86 consiglieri regionali (12 assessori), un governatore (Scopelliti in Calabria), stando al censimento dell'uomo dei numeri del Ncd, Dore Misuraca. Perché la partita grossa si gioca ora sui territori. Anche se Schifani e Quagliariello ce la stanno mettendo tutta, raccontano nel partito, per convincere 4-5 senatori forzisti a passare con Alfano. È l'ultima remora che frena ancora Berlusconi dall'ufficializzare il passaggio all'opposizione, il timore di un altro smottamento imminente.

 

berlusconi poltrona xin x alfano berlusconi adn x BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSEBERLUSCONI BY GIANNELLIBERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE ALFANO E BERLUSCONI BY VINCINO PER IL FOGLIO

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…