TRE DONNE INTORNO AR-CORE - BARBARA, MARINA E FRANCESCA SONO L’ULTIMA TRINCEA (ANCHE MEDIATICA) DEL BANANA DECADUTO

1-FIGLI E FIDANZATA - LE 3 DONNE DI FAMIGLIA CHE CIRCONDANO SILVIO
Mattia Feltri per "La Stampa"

Spiccano il volo le tre belle allodole, adesso. È il loro volteggio a dare vita all'orizzonte di Silvio Berlusconi, e non ci sono altri pennuti di cui lui si fidi altrettanto. Le tre allodole sono al suo fianco, Marina scende dall'auto a palazzo Grazioli, esordiente sul palcoscenico della politica, tanto più che si annunciava una visita serale alla sede di Forza Italia; la sorellina Barbara fa la quinta colonna, mette il musetto su Raitre, a Ballarò, si direbbe con la corazza degli studi cacciariani (per Cacciari funzionerebbe più lei di Marina in politica);

Francesca, la fidanzatina, fa il suo dovere sul patinato pop-chic Vanity Fair, e posa con lo chignon e il tubino-sciura a ridurre le distanze dai settantasette anni del boy friend. Sembra una pianificazione da big data, ognuna delle tre col format perfetto, ognuna devota e solerte.

A pensarci sono un trio - come si diceva - pieno di brio, ma le ragazze non avrebbero niente da spartire, se non un'estetica prorompente. Marina è una degli anni Ottanta, aveva quelle pettinature alla Cindy Lauper, a diciannove anni stava in Fininvest ad ascoltare i consigli di amministrazione e prendere appunti, «un martello pneumatico» diceva di lei Fedele Confalonieri: qual è l'equivalente di «colletto bianco» per le femmine? Barbara no, Barbara venne su - a fare un po' di psicologia a buon mercato - col senso di colpa della seconda generazione.

C'era quel meraviglioso snobismo di Veronica: la ragazza andò alla scuola steineriana dove si studia (democraticamente) letteratura e falegnameria, e si sconsiglia la visione della tv. Cioè abolita la fonte di reddito, e infatti la giovane è cresciuta diffidente, a vent'anni andava a dire a Daria Bignardi che ai figli avrebbe impedito di seguire i reality, ed erano gli anni del trionfante.

Francesca tutt'altro ancora, lei è di Napoli, è di un anno più giovane di Barbara (28 a 29), era la star di Telecafone dove lasciò traccia in un video nel quale ballava sulle note di «I' calipp', e tu t'ingripp'», e intanto succhiava un ghiacciolone con mimica ampiamente evocativa.

Poi la vita è strana: Francesca ha fatto corsi di dizione, si è sottoposta a qualche ritocco chirurgico che le ha curiosamente donato l'espressione di Angelino Alfano, veste Dior , e ha stretto amicizia con Marina che in lei vede la ragazza dolce e managerialmente poco competitiva, oltre che di fedeltà granitica. Con Barbara il rapporto è più complicato: Marina si opponeva alla vendita di Mediaset a Rupert Murdoch, e Barbara dichiarava «io venderei».

Dario Franceschini si buttava nel mondo dell'umorismo («fareste educare i vostri figli a Silvio?») e mentre Marina avvampava («Sono indignata. Furiosa. Eh no, basta! Ma chi si crede di essere? È un'infamia! Ha porto le sue scuse? Respinte!») Barbara faceva la donna di mondo («Non è un episodio che ritengo grave o insultante»). Marina infittiva le sue interviste al giornale della grande borghesia settentrionale, il Corriere della Sera , a dire che il padre era un genio vittima di persecuzione, e Barbara offriva la sua sul conflitto d'interessi, il gay pride, i comportamenti privati dei leader.

Ora le cose sono cambiate. Barbara è diventata adulta o emancipata, anche ieri sera ha fatto rilievi molto apprezzati a casa come «la storia di mio padre è una storia politica e imprenditoriale non criminale», o come «negli ultimi vent'anni nel panorama europeo non esiste leader contro il quale si sia fatto tanto per impedirgli di governare», o ancora «se mio padre è un delinquente perché la sinistra è alleata con lui?».

Lo ha detto suadente, splendida, lei che avrebbe voluto e potuto fare l'attrice. Ha accettato di prendere parte alla sublime campagna mediatica cominciata con l'ex maggiordomo Alfredo Pezzotti - cui Berlusconi ha comprato il ristorante - che al Fatto ha raccontato per due pagine di quanto Silvio sia amico di Giorgio Napolitano, e che il suo difetto più grande è di essere troppo generoso.

2. MARINA VA A ROMA, BARBARA A BALLARÃ’ - LE FIGLIE IN CAMPO
Andrea Garibaldi per "Il Corriere della Sera"

Non c'è elettorato che si trascuri, tendenza politica alla quale non si sappia opporre il volto giusto. Compreso quello di Francesca Pascale, quella «bella dentro e bella fuori». Desiderava proprio quel fidanzato lì, e da quando era ragazzina. Minorenne. Lo ha raccontato a Vanity Fair , e la mamma le diceva: «Anche noi lo apprezziamo, ma Berlusconi potrebbe essere tuo padre». Però l'amore è l'amore, che c'entra l'età? «Lui deve solo dire sì», e sarà salvo.

Il giorno delle figlie. Berlusconi decide di non apparire in tv, ed entrano in scena Marina e Barbara. La terzogenita Barbara, consigliere di amministrazione del Milan e di Fininvest, si fa intervistare da Ballarò (Rai Tre). La battuta più velenosa è questa: «Penso che alcune forze politiche siano in totale confusione in questo momento. Se ritengono che Silvio Berlusconi sia un delinquente, per quale motivo hanno deciso di fare con lui gli ultimi due governi?».

La primogenita Maria Elvira, detta Marina, presidente Fininvest e Mondadori, arriva a Roma col padre in tarda mattinata e si infila nell'abitazione di via del Plebiscito. Per tutto il giorno si sviluppa l'attesa che faccia visita alla nuova sede di Forza Italia, a piazza in Lucina. Si riapre così, quasi naturalmente, il discorso sulla successione «familiare» a Berlusconi. Alla domanda sulla sua discesa in politica, Barbara risponde: «Non è il mio orizzonte. Ci sono molte persone che fanno politica, tanti giovani capaci che intendono occuparsene. Io confido in loro».

Ma è un suo ex illustre docente a «incoraggiarla». Il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia, già pro rettore dell'Università San Raffaele di Milano, dove Barbara si è laureata, dice (a La Zanzara, Radio 24): «In politica Barbara potrebbe funzionare meglio di Marina, può funzionare perché ha curiosità e cultura. Marina mi dicono invece sia una brava amministratrice, ma gli imprenditori veri vogliono comandare e non possono fare politica.

Come ha giustamente detto Carlo De Benedetti, nulla è meno democratico di un'impresa moderna. Barbara era una studentessa bravissima, appassionata e di una assoluta modestia. Era molto legata ai suoi colleghi di corso e non faceva assolutamente pesare il suo cognome. Barbara non ha fatto il percorso di Marina, ha studiato filosofia, che è una cosa un po' strana per un futuro imprenditore e per un Berlusconi».

Anche Marina ha sempre smentito la possibilità di succedere al padre in politica, ma fra le due figlie (a parte il pensiero di Cacciari) resta la più quotata per tale ipotesi. A metà agosto Marina ha affermato: «Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura, devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l'ipotesi di impegnarmi in politica».

«Noi figli - ha detto ieri sera Barbara in tv - siamo uniti nel sostenere nostro padre. Non diamo consigli. Cerchiamo di stargli vicino. Sono convinta che la storia di mio padre sia una storia politica e imprenditoriale non certo criminale. Mio padre ritiene di aver fatto tanto per l'Italia e non vuole essere liquidato come un evasore. Per questo non si dà pace e io lo capisco».

E ancora: «Gli errori li facciamo tutti, ma negli ultimi vent'anni nel panorama politico europeo non esiste leader contro il quale sia stato fatto tanto per impedirgli di governare nonostante il consenso». Affermazioni che riecheggiano le argomentazioni paterne, mosse da solidarietà filiale.

Berlusconi ha trascorso l'ultimo weekend ad Arcore con familiari e avvocati, per definire la strategia giudiziaria in vista delle nuove riunioni della Giunta del Senato sulla sua «decadenza» da senatore. Ieri mattina è arrivato a Roma, nella sua residenza di palazzo Grazioli e al suo fianco c'era, a sorpresa, Marina. Li attendeva il vicepremier Angelino Alfano, reduce da un colloquio al Quirinale con il presidente Napolitano sulle tensioni nella maggioranza di governo.

Mentre Berlusconi, Alfano e Marina discutevano a palazzo Grazioli sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali e sulla tenuta della larghe intese, si diffonde la voce che Marina visiterà nel pomeriggio la nuova sede di Forza Italia, a Palazzo Fiano Almagià, con l'aggiunta immediata: il presidente Fininvest e Mondadori non parteciperà a nessuna riunione di partito. Fotografi e cameramen si installano a piazza in Lucina, ma non ottengono le immagini desiderate.

 

Silvio Berlusconi and Francesca Pascale article CE D DC x Silvio Berlusconi and Francesca Pascale article CC DC x Silvio Berlusconi and Francesca Pascale article C B DC x FRANCESCA PASCALE E SILVIO BERLUSCONI MANIFESTAZIONE PDL VIA DEL PLEBISCITO SILVIO BERLUSCONI E FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA SILVIO E MARINA BERLUSCONIsilvio e barbara berlusconiFamiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi Don Verze Barbara e Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi applaude alla laurea della figlia Barbara BARBARA BERLUSCONI BARBARA BERLUSCONI AL MARE

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…