luigi di maio alessandro di battista in auto

“VOGLIO UN CONGRESSO VERO, NON ACCETTO FARSE” - DI BATTISTA HA CAPITO CHE DI MAIO VUOLE INFINOCCHIARLO IN VISTA DEGLI STATI GENERALI: “VOGLIONO ARRIVARE CON TUTTO GIÀ PRONTO, IL DIRETTORIO, I NOMI...SENZA UNO STRACCIO DI DISCUSSIONE - “DIBBA” È CONVINTO CHE SUI TERRITORI E TRA GLI ATTIVISTI LA SUA VOCE È ANCORA LA PIÙ ASCOLTATA MA SA CHE I PARLAMENTARI M5S NON LO AMANO...

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

CARLA RUOCCO ALESSANDRO DI BATTISTSA VIRGINIA RAGGI LUIGI DI MAIO

Alessandro Di Battista ha intuito quale potrebbe essere la trappola che ha in mente Luigi Di Maio per gli Stati Generali. E sta affinando la strategia per ritornare in scena da protagonista. Negli ultimi giorni è stato molto al telefono: «Ho capito quale è il giochetto - è il ragionamento condiviso con alcuni esponenti del M5S - Vogliono arrivare agli Stati Generali con tutto già pronto, il direttorio, i nomi... senza uno straccio di discussione . Io invece pretendo un congresso vero, non una farsa».

 

di battista di maio

Nel mirino c'è ovviamente Di Maio, accusato di tramare per conservare una posizione di potere all'interno di una leadership collegiale, dove troverebbe posto Paola Taverna, fino a qualche settimana fa non proprio tenera con il ministro degli Esteri. Ma in politica gli interessi personali fanno sorgere convergenze inaspettate. E a unire, in questo momento, la senatrice e l'ex capo politico, oltre al progetto di blindarsi reciprocamente al vertice, è certamente l'avversione per Di Battista.

 

L'ex deputato non si dà pace ed è sempre più convinto di essere isolato, tenuto lontano dall'oligarchia che vede alla testa del M5s. Sente - e ha ragione - che sui territori e tra gli attivisti la sua voce è ancora la più ascoltata. Ride quando qualcuno dice che potrebbe farsi un suo partito, fuori dal M5S. Ma sa che deve chiarire i propri piani e riconquistare il cuore dei parlamentari, i primi a non soffrirlo. Lui giura di non aver intenzione di destabilizzare il governo e assicura di non voler avere niente a che fare con Davide Casaleggio, il più detestato da deputati e senatori.

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

 

Con Di Maio ormai la distanza sembra incolmabile, e la frattura anche personale. Il leader di Pomigliano D'Arco non ha preso bene il riferimento ai ministri campani, che Di Battista ha fatto elencando i fallimenti regionali. Nella guerra di tutti contro tutti, i confini delle appartenenze si sbriciolano. Come Di Battista la pensano eletti e sottosegretari che si sentono esautorati dalla possibilità di un confronto di idee vero sul futuro del M5S. In chat gira un fotomontaggio della cover della serie "The young pope": al posto del volto di Jude Law c'è quello di Di Maio, sotto la scritta "The young Mastella".

 

Il ministro viene paragonato all'ex leader dell'Udeur, esponente del ceppo democristiano campano, per la sua capacità di passare da destra a sinistra. Allo stesso modo, notano, Di Maio è passato dall'osteggiare l'intesa con il Pd a sostenere alacremente le alleanze, arrivando a definirlo «modello Pomigliano». In queste condizioni si avanza a passi sempre molto lenti verso un congresso che non c'è ma che tutti reclamano. Nello tsunami di veleni si attende che Vito Crimi fissi una data. Ancora nulla è certo, nemmeno se ci sarà il team di traghettatori (forse cinque) che dovrebbe portare alla kermesse congressuale.

DI BATTISTA DI MAIO

 

Questa sera, all'assemblea congiunta dei parlamentari, il reggente non ha intenzione di presentarsi, anche per evitare di trasformarla in un ring contro di lui. Lunedì incontrerà i delegati regionali, a loro volta imbufaliti per essere stati esclusi. «Vengo usato come capro espiatorio da troppi» è stato il suo sfogo nelle ultime ore. Dopo il tonfo elettorale, maliziosamente sottolineato da Di Maio, l'elenco delle critiche a Crimi si allunga. Il timore ora è che voglia tentare pure un blitz e mettere subito in votazione online la scelta tra il capo politico o la più scontata leadership collegiale.

 

grillo fico di maio di battista

Servirebbe ad accontentare Casaleggio dopo la riunione che l'imprenditore ha avuto la scorsa settimana con Beppe Grillo. Ma potrebbe anche essere un azzardo che scatenerebbe i parlamentari, sempre più frustrati, a partire da chi ha aderito al gruppo Parole Guerriere di Dalila Nesci. Ieri l'ex membro del direttorio Carla Ruocco ha parlato del rischio di una scissione. Ma più che un'uscita in blocco, come sembrava un anno fa, si tratterebbe di piccoli esodi. Quattro o cinque deputati sarebbero in uscita. Altri quattro - Lina De Lorenzo, Elisa Siragusa, Andrea Colletti e Matteo Mantero - saranno raggiunti da una lettera di diffida per aver sostenuto la campagna elettorale per il No al referendum.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO