laura boldrini con le due pecorelle

BOLDRINI LUCIFERINI - BELPIETRO: “LA PRESIDENTE USA LA POLTRONA PIU’ ALTA DI MONTECITORIO PER ASSICURARSI UN FUTURO. MA DALLA PIVETTI IN POI LA CARICA DI PRESIDENTE DELLA CAMERA HA PORTATO SFIGA - LA CARRIERA POLITICA DI QUELLI CHE SI SONO SEDUTI SU QUELLA SEDIA È FINITA MISERAMENTE. CI VUOLE PAZIENZA: ALLA FINE PASSERÀ ANCHE LA BOLDRINI

belpietrobelpietro

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

Abbiamo avuto un presidente della Camera come Gianfranco Fini che, dall' alto del suo scranno di Montecitorio, organizzò l' opposizione alla maggioranza di cui egli stesso faceva parte e che lo aveva eletto. Abbiamo anche avuto un altro presidente come Fausto Bertinotti che liquidò il governo sostenuto dal suo partito, definendolo un brodino caldo, e paragonò l' allora premier Romano Prodi a Vincenzo Cardarelli, «il più grande poeta morente».

 

LAURA BOLDRINI LAURA BOLDRINI

E questo per rimanere agli ultimi due. Dunque, nonostante la terza carica dello Stato debba essere, secondo la Costituzione, un'istituzione di garanzia per l' intero Parlamento e perciò super partes, negli anni ne abbiamo viste tante. Tuttavia non avevamo ancora visto usare la poltrona più alta dell' emiciclo per assicurarsi un futuro dopo la legislatura, ovvero un passaporto per la rielezione in Parlamento. Ebbene, grazie a Laura Boldrini, soprannominata Nostra signora degli immigrati, ora abbiamo anche visto anche questo.

 

La presidente - memorabili le sue lezioncine ai giornalisti che si ostinavano a declinare al maschile la sua carica - ieri lo ha fatto con un' intervista al Corriere della Sera.

Un' intera pagina decorata da una fotografia che la ritrae imbronciata, come quasi sempre è, per dire che se Giuliano Pisapia riesce a fare un partito lei ci sta.

 

BOLDRINI LATINA CONTESTATABOLDRINI LATINA CONTESTATA

Anzi, testuale: «È pronta a fare la sua parte». Conosco già la domanda: ma glielo ha chiesto qualcuno? A leggere l' intervista si capisce che no, al momento nessuno l' ha interpellata per scongiurarla di fare la sua parte. E però lei è pronta e si prepara a scendere in campo. Non solo: con cipiglio detta anche le condizioni. Che nell' ordine sono le seguenti: Pisapia dev'essere il leader e il partito che intorno a lui sta nascendo deve guardare al futuro con ottimismo.

BOLDRINIBOLDRINI

 

E quando la giornalista che la intervista le domanda come se lo immagina questo movimento di ottimisti, lei risponde a colpo sicuro dicendo che pensa a un soggetto che aggreghi usando strumenti come la Rete. Un'idea innovativa, che si spera non venga ostacolata da Beppe Grillo con la richiesta di un pagamento delle royalties sul diritto d'autore. Ma tra le altre idee nuove, la presidente con il broncio getta lì una parolina magica, ossia discontinuità.

 

BOLDRINI CONTESTATABOLDRINI CONTESTATA

Ci vuole discontinuità con le scelte del Pd, dice. Purtroppo nessuno deve averle ricordato che tra i primi a usare in politica questa parola ci fu Marco Follini, il segretario democristiano che Pierferdinando Casini, presidente della Camera anche lui, teleguidava contro Silvio Berlusconi. La discontinuità di Follini finì con l'uscita di scena del suo propugnatore, mentre il Cavaliere è ancora qui con in mano il boccino.

 

La parte più divertente dell'intervista non è però quando madame Boldrini spiega il programma del nuovo soggetto politico di cui sogna di essere la madrina, ma quando ribadisce il suo ruolo di terza carica dello Stato al di sopra delle parti.

 

BOLDRINI ISTRUITA DALLA PORTAVOCE SU QUANDO RIDEREBOLDRINI ISTRUITA DALLA PORTAVOCE SU QUANDO RIDERE

«Le hanno dato della mamma e della maestrina, accuse maschiliste?», le chiede la giornalista facendo riferimento allo scontro con il deputato pentastellato Alessandro Di Battista. E lei ribatte: «Io ho il dovere di far rispettare il regolamento ed è quel che faccio.

Chi parla di mamma e maestrina come i soli ruoli femminili da cui accettare richiami dimostra la propria mentalità. Non devo aggiungere altro».

 

Non la sfiora il sospetto che scendere dallo scranno per dire chi debba essere il leader, attaccare il programma del governo e bacchettare quotidianamente coloro che hanno idee diverse dalle sue in fatto di immigrati e accoglienza non la legittimi come terza carica dello Stato, ma la metta sullo stesso piano di un normale esponente politico.

 

fausto bertinotti  gianfranco finifausto bertinotti gianfranco fini

E nemmeno la colpisce il fatto che a Casini, Bertinotti e Fini era permessa qualche parola fuori dal ruolo non perché fossero di sesso maschile, ma perché avevano alle spalle un partito di cui erano leader e con il quale avevano preso i voti. No, tutta compresa nella sua parte di Iotti dei profughi, Miss Broncio fa l'offesa per essersi sentita dire da un deputato che le lezioni le accettava solo dalla mamma e dalla maestra.

 

Letta l' intervista di Laura Boldrini, ci si può però consolare con due osservazioni.

costantino e irene pivetti 3costantino e irene pivetti 3

La prima è che la legislatura volge al termine e dunque anche la sua presidente. La seconda è che da Irene Pivetti in poi la carica di presidente della Camera ha sempre portato sfiga, al punto che la carriera politica di tutti coloro i quali negli ultimi 25 anni si sono seduti su quella sedia è finita miseramente. Ci vuole pazienza dunque, ma alla fine passerà anche la Boldrini.

PIERFERDINANDO CASINI AZZURRA CALTAGIRONE PIERFERDINANDO CASINI AZZURRA CALTAGIRONE

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...