giuseppe beppe sala

SALA E PEPE - IL SINDACO DI MILANO SI CONFESSA A “VANITY FAIR”: “A 39 ANNI MI HANNO DIAGNOSTICATO UN LINFOMA NON HODGKIN. NON È EREDITARIO, MA ERA LO STESSO CHE SI ERA PORTATO VIA MIO PADRE IN SEI MESI. HO LOTTATO PER DUE ANNI, E ORA SONO QUI. NON BISOGNA SUBIRE IL CANCRO, MA VIVERLO COME UN’OPPORTUNITÀ. NON AVERE FIGLI È STATO UN ERRORE. AVREI DOVUTO CONGELARE IL SEME PRIMA DI FARE LA CHEMIO…

Silvia Nucini per https://www.vanityfair.it

 

BEPPE SALA

Nella vita di ognuno c’è un Vietnam: il posto da cui torni, e non sei più la persona di prima. Il sindaco di Milano ne ha addirittura due: un linfoma non Hodgkin ed Expo. Se la prima chiamata alle armi gli ha spaccato in due l’esistenza (ne parleremo più avanti e per farlo lui si allontanerà con un gesto secco dalla scrivania), la seconda lo ha allenato a non perdere il sonno anche di fronte alla notizia di una richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, arrivata – «non certo inaspettata» – il 16 gennaio e riferita a un appalto per gli alberi di Expo.

 

«Dormo bene perché so chi sono e cosa ho fatto, ma non voglio difendermi qui: a questo penseranno i miei avvocati, in tribunale. Quando ho accettato di fare l’amministratore delegato di Expo sapevo che la mia vita sarebbe cambiata, che mi sarei esposto a questo genere di rischi. Del resto è ormai impossibile amministrare la cosa pubblica senza incappare in procedimenti giudiziari, o, meglio, si può, ma al prezzo di una cautela che rasenta la paralisi, una modalità che non mi appartiene».

beppe sala

 

Quasi sessantenne, Beppe Sala da Varedo, ex bocconiano, ex Pirelli e Telecom (è stato l’uomo di Tronchetti fino a quando non è finita «e non sai se sei tu che te ne vai o se ti stanno mandando via»), ex ad di Expo, è il sindaco della rinascita di Milano. Ma siccome i meriti non sono miracoli, lui ha scritto un libro (Milano e il secolo delle città, La nave di Teseo) per spiegare come si è arrivati qui, un lungo viaggio che parte dal sindaco Albertini che decide di cambiare lo skyline della città, passa per la Moratti che porta a casa l’Esposizione universale e arriva al primo cittadino manager-ma-di-sinistra.

 

«Ho voluto dire che il modello Milano è replicabile, ma ci vogliono tempo e impegno. E soprattutto bisogna capirla, questa città, che non è solo lavoro ed efficienza, ma anche anima e solidarietà. Senza questo pezzo il modello Milano non esiste, non funziona».

BEPPE SALA AL GAYPRIDE A MILANO

 

Antifascista convinto, aperto ai migranti, dice che «la borghesia conservatrice della città mi perdona gli scatti a sinistra perché in cambio lavoro per una città che funziona e guarda avanti. Il domandone è: l’Italia vuole stare al passo con Milano o vuole lasciarla sola? Da soli non piangiamo, continuiamo a guardare al mondo».

 

«Certo», aggiunge, «è una subottimizzazione», rivelando che certi modi di parlare da azienda non ce li si leva più di dosso. Così come gli orari: «Lavoro almeno 12 ore al giorno». Quando lo incontro ha appena preso una decisione a suo modo storica per uno della sua generazione: «Vendo la macchina».

 

beppe sala matteo renzi

Com’era Milano vista da Varedo?

«Un sogno, un mito. Per i ragazzi della mia generazione tutto girava intorno alla musica: ascoltandola, imparavamo ogni cosa, anche l’inglese. I concerti li facevano solo a Milano, e per venire dovevo lottare con mio padre, un brianzolo tutto d’un pezzo che non subiva per nulla il fascino della città».

 

Alla fine la lasciava andare?

«Sempre. Era un uomo saggio, capiva che io ero diverso da lui. Aveva una piccola azienda di mobili che, almeno all’inizio, sperava io portassi avanti. Poi, ha capito anche questo: che non l’avrei fatto, che avevo ambizioni diverse. Quando è morto l’ho regalata a un concorrente, con il patto che assumesse tutti e quaranta i nostri dipendenti. Non l’ho mai visto come un gesto di generosità, ma come una cosa che andava fatta: molti di loro mi avevano visto crescere, non potevo fare finta di nulla».

BEPPE SALA CHIARA BAZOLI

 

Essere un ragazzo di provincia l’ha condizionata in qualche modo?

«Mi ha dato una fame e una voglia di rivalsa che sono state il mio motore per tanti anni. Poi, a un certo punto, è cambiato tutto. Oggi il pensiero del mio futuro – cosa farò, dove sarò – mi lascia totalmente indifferente. Quel che dovevo dimostrare l’ho dimostrato. E vedo che meno mi agito, più le cose accadono».

 

Quando è cambiato tutto?

«A 39 anni mi hanno diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Il linfoma non è ereditario, ma era lo stesso identico tumore che si era portato via mio padre: in sei mesi, senza lottare. Invece io ho lottato per due anni, e ora sono qui, anche se da certe cose hai la sensazione di non essere mai uscito per davvero.

 

Fino alla diagnosi avevo solo corso, e pensato a me stesso. Sono passato dal sentirmi onnipotente a niente. Dopo il trapianto di staminali pesavo dieci chili meno e non avevo più un pelo su tutto il corpo. Quando sono tornato al lavoro – tre settimane dopo l’intervento – e mi sono visto riflesso nello specchio dell’ascensore dell’ufficio, ho visto un cadavere. Ma non ero morto, anzi. La mia seconda vita è stata la migliore».

beppe sala

 

Che cosa ha lasciato nella prima vita?

«Le insicurezze. Ne avevo tantissime».

 

E che cosa ha trovato nella seconda?

«Una frase: “Vediamo cosa arriva”. E le cose arrivano. Quando mi chiedono di parlare con qualcuno che è malato, dico sempre due cose, quelle che ho fatto io. Che sono state: avere una fiducia totale nella medicina e non subire il cancro, ma viverlo come un’opportunità».

 

Lei non ha figli. È stata una scelta?

«È stato un errore. Avrei dovuto congelare il seme prima di fare la chemio. Mi avevano informato che sarei diventato azoospermico, ma allora pensavo solo a portare a casa la pelle, e non mi sono preoccupato dei figli. In seguito mi sono molto pentito di questa leggerezza, poi ho superato il pentimento e, semplicemente, ho accettato la realtà dei fatti. La mia compagna (Chiara Bazoli, ndr) ha tre figli e, senza nulla togliere al loro bravissimo papà, mi piace passare il tempo con loro, anche se non viviamo insieme. E poi per tantissimi figli di amici sono “zio Beppe”. Mi scrivono, mi chiedono consigli che io do, sperando sempre che non siano in contrasto con quello che dicono i genitori, se no mi tocca litigare».

beppe sala celebra le prime unioni civili gay a milano 4

 

Ha avuto un passato sentimentale piuttosto animato, se così possiamo dire.

«Mi sembra una buona definizione, ed è inutile negarlo. Sono un uomo irrequieto di natura e Gemelli di segno zodiacale, il che complica le cose. Sembro freddo e razionale, invece ho un lato inaspettato. Comunque vorrei chiarire che mi sono tranquillizzato: la donna con cui sto è un punto d’arrivo».

 

Qual è il posto di Milano che ama di più?

«Santa Maria delle Grazie e, lì di fronte, la Casa degli Atellani dove vive il mio amico Piero Maranghi. La sua è forse la casa più bella di Milano, sui cui divani ho passato più di una notte, dopo la mia ultima separazione».

paola turci beppe sala

 

E c’è qualcosa che le manca di una città meno glamour di quella di adesso?

«I negozi, quelli piccoli, di quartiere, dove si parlava milanese e ci si tratteneva per stare un po’ insieme. Il mito dell’h24 non è il mio: sono un sostenitore della velocità di pensiero, non della frenesia. Il tutto sempre aperto non ha alcun senso».

 

La vendita della macchina rientra nella lotta alla frenesia?

«Ma sì, non mi serve davvero. E qualche volta posso anche prendere il treno».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO