centrodestra silvio berlusconi villa grande matteo salvini giorgia meloni renzi

“BERLUSCONI HA FATTO UN PASSO INDIETRO” – I VOTI PER MANDARE SILVIO AL COLLE NON CI SONO, E RENZI INFILA IL DITO NELLA PIAGA: “NELLA RIUNIONE DEL CENTRODESTRA C’È UNA INDICAZIONE DI BERLUSCONI A METÀ, PERCHÉ HANNO DETTO CHE DEVE VERIFICARE SE HA I NUMERI” – LO SCENARIO DI MATTEUCCIO: “LA CANDIDATURA DI UNA PERSONALITÀ DEL CENTRODESTRA CHE SE SARÀ COSTRUITA DOVRÀ ESSERLO NELLA SETTIMANA PROSSIMA” – ENRICO LETTA NON CREDE ALL’IPOTESI CAV MA STREPITA: “SE VA AL QUIRINALE URNE SUBITO”

 

1 - QUIRINALE:RENZI,CANDIDATURA CAV HA FATTO PASSO INDIETRO

matteo renzi 7

(ANSA) - "Primo scenario" per il Colle, una "personalità del centrodestra che se sarà costruita dovrà esserlo nella settimana prossima. Ciò che è accaduto oggi nella riunione del centrodestra con una indicazione di Berlusconi a metà, perché hanno detto che deve verificare se ha i numeri.

 

E' una indicazione a metà, è un passo indietro per loro nella strada della candidatura di Berlusconi. Oggi Berlusconi ha fatto un passo indietro, non un passi in avanti". Lo ha detto Matteo Renzi all'assemblea dei grandi elettori di Italia Viva, in vista dell'elezione per il Quirinale.

RIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDE

 

2. - QUIRINALE: RENZI, PRONTI VOTARE NOME C.DESTRA, MA NO CAV
(ANSA)
- "Un candidato di centrodestra può ottenere un consenso di parte del M5s e del Pd, che non lo ha escluso. E se risponde all'interesse degli italiani anche da parte nostra. Se c'è da votare un candidato che fa gli interessi dell'Italia e degli Italiani, credibile, siamo pronti a farlo. Bisogna vedere chi è e qual è il suo profilo". Lo ha detto Matteo Renzi all'assemblea dei grandi elettori di Italia Viva, in vista dell'elezione per il Quirinale. Il centrodestra "deve portare un nome diverso da quello di Silvio Berlusconi. Saranno in grado di farlo?".

3 - IL PD NON CREDE ALL'IPOTESI CAV «MA SE VA AL COLLE SUBITO URNE»

Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

giuseppe conte enrico letta

«Sono deluso e preoccupato». Questa la reazione a caldo di Enrico Letta, un istante dopo la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. «Quello che non doveva accadere è accaduto. Ora dobbiamo impedire questo scempio istituzionale», ha detto ai suoi Giuseppe Conte.

 

GIANNI LETTA SILVIO BERLUSCONI

Insomma, i leader del fronte progressista che confidavano nella trattativa condotta in segreto con Matteo Salvini, hanno preso malissimo il proclama di Villa Grande a favore del Cavaliere sottoscritto dal leader leghista e dalla presidente di Fdi Giorgia Meloni. La prima mossa di Pd, 5Stelle e Leu è rifiutare, «fino a quando la candidatura di Berlusconi sarà in campo» di sedersi al tavolo di confronto proposto da Salvini.

 

matteo renzi e le restrizioni per i no vax 2

La seconda è provare a terrorizzare i peones di ogni colore: «Se venisse eletto il Cavaliere salterebbe l'intero quadro politico. Il governo Draghi cadrebbe e si andrebbe sparati a elezioni con il danno irreparabile di non avere Draghi né a palazzo Chigi, né sul Colle».

 

La terza mossa: il 27 gennaio, alla quarta votazione (quando basterà la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo Presidente), se Berlusconi andasse fino in fondo, Pd e 5Stelle saliranno sull'Aventino e non parteciperanno al voto «per impedire che qualche grillino», dice un alto esponente dem, «sia tentato di fare brutti versi nel segreto dell'urna. Noi sul no a Berlusconi siamo compatti, ci mancherebbe altro».

 

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

Precauzioni a parte, c'è da dire che dal Nazareno - dove oggi si svolgerà la Direzione dalla quale Letta uscirà con un mandato pieno a trattare - filtra «forte irritazione e sconcerto». Spiegazione: «Il centrodestra ha scelto una soluzione dilatoria che fa perdere tempo e ritarda l'avvio di quel percorso necessario all'individuazione di un nome autorevole e terzo».

 

«IL TRAILER DI UN BRUTTO FILM»

Già, nel Pd non credono che Berlusconi ce la possa fare. «Salvini e Meloni hanno dovuto dire sì per forza, ma sanno anche loro che il Cavaliere non avrà i voti per passare: neppure dentro Forza Italia, a scrutinio segreto, farà il pieno dei consensi», dice un colonnello dem, «tant' è, che da ciò che sappiano, a Villa Grande c'era grande inquietudine».

silvio berlusconi 6

 

Conclusione: «Speriamo che giovedì o venerdì, quando il centrodestra tornerà a riunirsi per fare di conto, venga ritirata questa candidatura obbrobriosa che suona come una vera e propria provocazione». E dal Nazareno aggiungono: «Quello di oggi è stato solo un trailer, non l'inizio di un brutto film. Anche per questo non prendiamo troppo sul serio la minaccia».

salvini meloni berlusconi

 

Tanta certezza sui numeri si attenua però quando ci si interroga sulle mosse di Matteo Renzi. Italia Viva darà i suoi 46 voti a Berlusconi? La risposta arriva da un renziano di altissimo rango: «Non lo faremo mai, perché cadrebbe il governo Draghi, si andrebbe a elezioni, scatterebbero i girotondi in tutto il Paese e il Pd potrebbe fare campagna elettorale cavalcando l'anti-berlusconismo. E prenderebbe il 30%. Noi questo regalo ai dem non lo faremo. Mai».

 

silvio berlusconi 5

Il punto di svolta sarà giovedì o venerdì. Se, come prevedono Letta, Conte e Roberto Speranza, il centrodestra alla fine della prossima settima riconoscerà di non avere «numeri sufficienti» e Berlusconi pur controvoglia farà l'atteso passo indietro, «a quel punto scatterà la trattativa vera. Detto che comunque, in queste ore, Letta e Salvini continuano a parlarsi. E, di certo, non parlano di Berlusconi...», dice un altro esponente del Pd. Insomma, i due leader «lavorano a un nome condiviso». Numeri e previsioni a parte, Letta subito dopo l'annuncio del centrodestra, è corso ad alzare un muro per sbarrare la strada a Berlusconi: «Il candidato per il Quirinale deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale.

 

giuseppe conte enrico letta

Nessuno può imporre ad altri la sua idea». Sulla stessa linea Federico Fornaro e Loredana De Petris di Leu: «La candidatura del Cavaliere è irricevibile, è un danno al Paese». E Conte: «Berlusconi alla presidenza della Repubblica è per noi un'opzione irricevibile e improponibile. Il centrodestra non blocchi l'Italia. Qui fuori c'è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese».

 

PD E M5S DIVISI SU DRAGHI

gianni letta foto di bacco (4)

 Il leader 5Stelle, che l'altro ieri ha ricevuto l'investitura dei gruppi parlamentari per trattare in nome e per conto dei 5Stelle, chiede «al fronte progressista» di sfornare «una candidatura condivisa». E qui cominciano i dolori. I 5Stelle non vogliono Mario Draghi al Quirinale: «Serve continuità all'azione di governo e stabilità per il Paese», ha messo a verbale il braccio destro di Conte, Mario Turco. Letta, invece, vedrebbe benissimo il premier anche nel ruolo di capo dello Stato «per non correre il rischio di perdere la figura più credibile e autorevole che ha il Paese». Si vedrà. Alberto Gentili

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…