LA RESA DI SILVIO A RETI UNIFICATE - BERLUSCONI “RILANCIA” FORZA ITALIA MA ORMAI E’ OSTAGGIO DEGLI “ALFANIANI”: NIENTE CRISI DI GOVERNO

Paola Di Caro per il Corriere.it

Ha passato la giornata a limare, recitare, ripetere e registrare il videomessaggio di cui si parla da giorni. E che sarà consegnato oggi tra le 11 e mezzogiorno al Tg1, alla vigilia del giorno in cui la Giunta per le Elezioni, come pare ormai scontato, voterà contro la relazione del senatore pdl Augello avviando di fatto il percorso verso la decadenza. Ma non sarà l'unico messaggio che Berlusconi manderà al suo popolo, al suo partito e al mondo della politica.

Perché se oggi il Cavaliere con il video lancerà la nuova Forza Italia, il giorno dopo il voto della Giunta farà un più complesso discorso politico. Nel quale dovrebbe difendersi, accusare i suoi persecutori - magistrati e alleati del Pd che lo attaccano - ma anche riconfermare per senso di «responsabilità verso il Paese» l'appoggio al governo, che deve andare avanti perché l'Italia non può oggi permettersi drammatiche rotture.

E dunque sembra una strategia in due tappe quella di Silvio Berlusconi, in verità ancora piuttosto incerta e in parte confusa. Quello che però sembra ormai deciso è il lancio della nuova Forza Italia. Nel videomessaggio di oggi (molto ispirato da Ferrara) non ci saranno accenni se non generici al governo, attacchi ai giudici ma non particolari affondi contro gli avversari. Sarà piuttosto un accorato discorso di autodifesa e soprattutto il battesimo ufficiale della nuova Forza Italia, quasi in una riedizione molto riveduta e molto corretta della discesa in campo del '94.

Berlusconi dirà, con le parole e con i fatti, che resta in campo, che non molla, che con Forza Italia proseguirà la battaglia per la libertà, per una giustizia vera, per una democrazia liberale che questo Paese ancora non ha. Non sarà l'apertura della campagna elettorale, ma certo è il lancio del soggetto politico al quale spetterà la mobilitazione permanente in vista di possibili elezioni, se non ora comunque magari nei prossimi mesi.

Perché è vero che, allo stato, l'ex premier non sembra intenzionato a staccare la spina, ma l'idea che possa essere il Pd a farlo, prendendosene la responsabilità, e che bisognerà essere pronti a combattere è ancora ben viva in lui. Ma il Pdl, per ora, non romperà.

D'altronde, l'aria cupa che tira la conferma il sottosegretario all'Agricoltura, Pdl, Giuseppe Castiglione, che a Piazza pulita confessa di aver parlato con Berlusconi, avvertendolo che «le elezioni non le vuole nessuno», e che c'è un gruppo «di senatori a me più vicini» tra i quali «Gibbino, Torrisi e Pagano» pronti a non seguire Berlusconi in caso apra la crisi: «Se si apre una fronda, se si apre questo discorso di far cadere il governo si crea una situazione che non si riprende più».

E sarebbero «assai» quelli che la pensano come lui, e che peraltro non condividerebbero l'affidamento del partito nelle mani dei falchi ma premono perché resti Alfano il segretario.
E dunque la strada, per le prossime settimane, è più o meno tracciata. Se i toni non si alzeranno, Berlusconi ha pronta la seconda parte del suo discorso, da fare con ogni probabilità sempre per videomessaggio.

Sarà la sua risposta a chi ha votato la decadenza in Giunta, il suo j'accuse oltre che ai magistrati ai suoi avversari del Pd che vorrebbero vederlo fuori dalla politica «con ogni mezzo», ma sarà anche l'assicurazione che, per il bene del Paese, non sarà lui a commettere falli da reazione e a staccare la spina al governo.

Sarebbe questa la sua risposta alla delegazione dei ministri che gli offrirà immediatamente la disponibilità alle dimissioni: una sorta di invito ad andare avanti in ogni caso. Quel che non si sa è se lo annuncerà in tivù o se terrà ancora coperte le carte, ma a quanto raccontano le prossime mosse del Cavaliere sul suo destino giudiziario sono già decise: sceglierà di scontare la pena ai servizi sociali, e non chiederà la grazia, almeno in attesa della sentenza di appello del processo Ruby.

Ragioni tecniche, oltre che politiche, consigliano la mossa: se infatti Berlusconi ottenesse oggi la grazia e poi fosse condannato per il processo Ruby, non potrebbe più giovarsi dell'indulto. Se invece il percorso ai servizi sociali si concludesse con successo, lo sconto di pena si applicherebbe in caso di altra eventuale condanna.

Nel frattempo Berlusconi attenderà il voto definitivo dell'Aula sulla sua decadenza, e secondo molti - alla vigilia - potrebbe essere lui stesso a togliere le castagne dal fuoco a tutti con un gesto di «alta responsabilità e bene per il Paese», come dicono i suoi, ovvero dimettendosi. Ma su questo ultimo passaggio, l'invito è alla cautela. Tutto può ancora succedere, in un quadro che comunque sembra sempre più condizionato dalla parola «stabilità».

 

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