ACCANIMENTO (POCO) DEMOCRATICO - LA “DITTA” DEI DISASTRI BERSANI-FRANCESCHINI PUNTA SU BARCA (O EPIFANI) PER FERMARE RENZI

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

E adesso? Dopo il fallimento del blitz di Dario Franceschini in Direzione, l'attuale maggioranza del Partito democratico ha capito di dover cambiare tattica per sbarrare il passo a Matteo Renzi.

Non sono consentiti altri sbagli né altri tentativi che finiscono per ritorcersi contro il gruppo dirigente del Pd e il governo.

Anche perché i sostenitori del sindaco di Firenze hanno già fatto sapere di «ritenere impossibile che Letta non sapesse niente del blitz che Franceschini aveva preparato».
Perciò i renziani sono sul chi vive.

Il loro stato d'animo é riassunto bene da questa frase di David Ermini, deputato di prima nomina: «Tutti i poteri oligarchici tentano di restare in piedi quando sono alla fine».

Ora che cancellare le primarie è diventato impossibile - perché si rischierebbe di dar ragione a un altro parlamentare renziano, Dario Nardella, secondo il quale «questo atto certificherebbe la morte del Pd» - bisogna voltare pagina e farsi venire nuove idee.
È su questo fronte, dunque, che sono impegnati il segretario Guglielmo Epifani e il contingente bersaniano.

C'è un intenso lavorio che tende a ricucire con i dalemiani e i giovani turchi. Come?
Ipotizzando una candidatura da contrapporre a quella di Renzi che possa mettere d'accordo tutto il mondo ex Ds e nel contempo avere anche il via libera del duo Letta-Franceschini.

E a proposito di quest'ultimo è stato ancora lui, con una intervista a Repubblica, a far capire ai renziani che cosa si muove. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, infatti, ha indirettamente bocciato l'ipotesi di una segreteria Renzi, spiegando che con il sindaco di Firenze alla leadership e Letta a palazzo Chigi l'elettorato di sinistra, che è «la parte prevalente del nostro mondo», potrebbe sentirsi a «disagio» perché «non rappresentato».

Un modo per dire in maniera implicita esattamente quello che Beppe Fioroni va dicendo ormai da tempo: ossia che forse sarebbe meglio eleggere segretario un esponente che viene dagli ex Ds o che comunque appartiene all'area della sinistra storica.
Per paradossale che possa sembrare, una parte degli ex popolari parteggia non per un esponente che viene dalla loro cultura, bensì per un ex diessino.

Ci vuole quindi un anti-Renzi. E il vecchio gruppo dirigente del Partito democratico sta lavorando alacremente a questo scopo. C'è la convinzione, come spiegava qualche giorno fa il responsabile organizzativo del Pd Davide Zoggia, che Renzi «ora sia così forte nei sondaggi perché manca un altro candidato vero alla segreteria». E chi sarà mai?
In realtà i possibili anti-Renzi sono due.

Il primo sarebbe il preferito, perché godrebbe dell'effetto novità. Si tratta di Fabrizio Barca. L'ex ministro per la Coesione territoriale, però, presenta una controindicazione: ha smentito in tutte le salse di aspirare a quella poltrona.

Eppure sarebbe l'uomo giusto, pensano i maggiorenti del Pd, anche perché non si presenta come palesemente antirenziano. Anzi ha criticato chi, in nome della «conservazione» tenta di impedire al sindaco di Firenze, che viene percepito invece come un «innovatore », di scendere in campo cambiando «le regole in corsa».

Però Barca per ora resta sul no, anche se il gruppo dirigente del partito non dispera di riuscire a convincerlo, facendo affidamento sul lavoro che l'ex ministro del governo Monti sta facendo in questo periodo in giro per l'Italia.

Incontri con l'elettorato del Pd e non che vengono rigorosamente illustrati sul suo sito web.
In cui vengono addirittura annotati il numero delle persone incontrate (l'ultimo dato corrisponde a 10.064 cittadini italiani), le ore spese negli incontri e nelle riunioni (116 finora) e i chilometri percorsi (17.822). Barca, tra l'altro, non ha terminato il suo giro, ma lo ha solo interrotto per l'estate. Riprenderà a fine agosto e proseguirà a settembre, facendo tappa in Campania, Sicilia e Calabria.

Ma se l'ex ministro per la Coesione territoriale dovesse non cambiare idea e restare fermo sul suo «no», allora c'è una sola, inevitabile, soluzione, cioè quella di contrapporre al sindaco di Firenze l'attuale leader Guglielmo Epifani.
Benvoluto dal popolo della sinistra, in buoni rapporti con la CGIL e con Letta, il predecessore di Susanna Camusso potrebbe essere l'anti-Renzi del gruppo dirigente del Pd.

Anche lui, a dire il vero, tempo fa ebbe modo di dire che non era interessato a candidarsi alla segreteria, ma se il partito dovesse chiederglielo, gli sarebbe difficile dire di no.
Di Cuperlo, invece, che pure viene dai Ds e su in certo elettorato funziona, l'apparato del Pd non si fida. Troppo autonomo nei confronti di Pier Luigi Bersani e troppo legato a Massimo D'Alema.

 

 

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