joe biden stretta di mano rimbambito

BIDEN RISCHIA UNA SCOPPOLA CLAMOROSA ALLE MIDTERM – I SONDAGGI DANNO IL PARTITO DEMOCRATICO A PICCO, E PRONOSTICANO CONFRONTI SERRATI ANCHE NEGLI STATI TRADIZIONALMENTE DI SINISTRA. AL SENATO LA MAGGIORANZA GIÀ TRABALLA, MA ALLA CAMERA I DEM HANNO UN VANTAGGIO DI APPENA NOVE SEGGI. SE PERDONO ANCHE QUELLA, “SLEEPY JOE” SARÀ UN’ANATRA ZOPPA…

joe biden

Matteo Legnani per “Libero quotidiano”

 

«Stiamo andando giù». Le parole pronunciate giovedì dal leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, riassumono perfettamente la situazione in cui i dem si trovano a dieci giorni dalle elezioni di metà mandato, che si terrano negli Usa il prossimo 8 novembre.

 

donald trump

Schumer stava conversando, pensando di non essere ascoltato, col presidente Joe Biden, appena sceso dalla scaletta dell'Air Force One all'aeroporto di Syracuse, nello stato di New York. Il 71 enne senatore parlava però nella direzione delle telecamere che lo riprendevano.

 

Così, mentre le parole di Biden erano di fatto incomprensibili, le sue sono ben arrivate ai microfoni delle telecamere appostate a Syracuse. Schumer si riferiva, in modo particolare, al caso della Georgia e alla corsa per il Senato che vede avversari la ex star del football americano Hershel Walker (per i repubblicani) e il senatore uscente Raphael Warnock (per i democratici).

 

LA SCRITTA ORGIA DIETRO RAPHAEL WARNOCK

«È difficile credere che sceglieranno Herschel Walker...» ha proseguito Schumer, sconsolato, forse riferendosi allo scandalo (evidentemente privo di conseguenze agli effetti dei sondaggi) che un paio di settimane fa aveva visto coinvolto Walker, dichiarato pro-vita che avrebbe pagato una sua ex perché abortisse. Il senatore di New York ha poi fatto cenno a un'altra situazione critica (senza che fosse possibile capire a cosa si riferiva) quando ha detto al presidente «Siamo in pericolo per quella poltrona».

 

HERSCHEL WALKER

La situazione è più che delicata, perché il Senato americano è oggi una camera di fatto split, tagliata in due, anche se i democratici hanno formalmente la maggioranza. E, visto che i sondaggi preannunciano un successo dei Repubblicani alla Camera dei rappresentanti, se qualcosa dovesse andare storto anche al Senato (dove si vota per rinnovare un terzo dei 100 componenti e dunque ogni singola partita, visti i numeri esistenti, potrebbe essere decisiva), i Dem finirebbero per passare da essere maggioranza in entrambe le assemblee del Congresso al non esserlo in entrambe. Il che, tra le altre cose, renderebbe i prossimi due anni di presidenza un percorso a ostacoli per il non brillantissimo Joe.

chuck schumer

 

I sondaggi pronosticano confronti sempre più serrati col passare dei giorni in Nevada, Pennsylvania, Arizona, Oregon, oltre che in Georgia: tutti Stati (ad eccezione della Pennsylvania) i cui senatori sono entrambi democratici, segno che i Repubblicani stanno guadagnando terreno anche nei feudi degli avversari.

 

Alla Camera, i Democratici hanno oggi un vantaggio di appena nove seggi (221 a 212). Il loro problema è che, per le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina ma non solo, nelle ultime settimane l'attenzione degli elettori americani si è decisamente spostata dai temi civili (aborto, controllo delle armi), notoriamente targati Dem, ai temi legati all'economia (lavoro, tasse, costo della vita) e alla sicurezza, storicamente al primo posto nell'agenda repubblicana. E che la maggioranza possa cambiare segno per sole cinque poltrone equivale a dire, come scrive il New York Times, che i democratici si giocano le loro carte praticamente ovunque nei distretti storicamente swing, "ballerini", che sono circa un quinto del totale.

 

joe biden al funerale della regina elisabetta 8

Un sondaggio condotto dallo stesso quotidiano in collaborazione con il Siena College tra il 19 e il 24 ottobre in quattro di questi distretti a maggioranze mutevoli con gli anni e diversi per stato (Pennsylvania, Kansas, Nevada, New Mexico), composizione etnica, educazione e voto alle ultime presidenziali mostra come in tre dei quattro distretti i temi economici siano dirimenti agli effetti dell'imminente scelta politica per il 47-51% degli elettori, contro il 33-38% che considera preponderanti le tematiche civili.

 

A livello nazionale, la percentuale di elettori secondo i quali le preoccupazioni per l'economia sono il tema più importante che l'America si trovi a dover affrontare, è schizzata, dallo scorso luglio a oggi, dal 36% al 44% a livello nazionale. E gli elettori più preoccupati per l'economia premiano nettamente i Repubblicani sui Democratici, con un margine di due a uno.

JOE BIDEN NAZIONI UNITE 1

 

Un sondaggio a livello nazionale realizzato sempre dal Times e pubblicato lo scorso 17 ottobre mostra che il 49% di elettori dichiarava di essere intenzionato a votare per un rappresentante repubblicano al Congresso, a fronte di un 45% che voterà per un rappresentante democratico. Un risultato che testimonia la rimonta compiuta dai Repubblicani nelle poche settimane trascorse dalla metà di settembre, quando lo stesso sondaggio attribuiva ai democratici il vantaggio di un punto.

raphael warnockjill biden joe biden barack obama michelle obama kamala harrisjoe biden 11 settembre

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”