matteo renzi marco agnoletti

UN BODYGUARD PER IL DUCETTO – MARCO AGNOLETTI APPRODA AL NAZARENO E RIFORMA LA COPPIA DEL COMUNE DI FIRENZE – LOTTI FURIBONDO: TRA I DUE NON E’ MAI CORSO BUON SANGUE – IL NUOVO PORTAVOCE DEL PD SAREBBE UN TIPO ESUBERANTE, NE SANNO QUALCOSA I GIORNALISTI FIORENTINI…

 

Giacomo Amadori per la Verità

 

MARCO AGNOLETTIMARCO AGNOLETTI

Dio li fa e poi li accoppia. A volte li divide e li riaccoppia. È un po' la storia di Matteo Renzi e del suo vecchio-nuovo portavoce Marco Agnoletti, l' uomo che le gazzette italiche narrano sia pronto a marciare su Roma per fare il capo ufficio stampa del Pd. Agnoletti è famoso per la scarsa diplomazia, le risse con i colleghi e una certa baldanza (in fondo è uno juventino a Firenze) e autostima.

 

Tratti che a molti ricorderanno il suo mentore. Il Corriere della Sera ci ha informato che questo spilungone (è un metro e 90, con movenze piuttosto dinoccolate, da qui il soprannome di «astice») lascerà ufficialmente Palazzo Vecchio l' 1 settembre. Il cronista del Corriere ha riportato questo suo prezioso virgolettato: «Proverò a dare il mio modesto contributo con il mio stile, d' altronde Matteo mi conosce bene e sa come lavoro». Mentre un' altra amica avrebbe commentato: «Beh, stavolta certo non potranno accusarlo di voler salire sul carro del vincitore».

 

Ma il ritorno di Agnoletti ha un altro e più importante significato. È la cartina di tornasole delle attuali gerarchie dentro al Pd renziano. Una specie di «chi sale» e «chi scende» nel Giglio magico. E a scendere potrebbe essere il ministro dello Sport, Luca Lotti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Lotti, da quando ha lasciato Palazzo Chigi, ha abbandonato l' iniziale riservatezza ed è diventato un prezzemolino, quasi a voler segnare il suo territorio politico, via via assottigliato dall' avanzata di Maria Elena Boschi. L' ultimo segnale di questo arretramento è proprio la scelta di Agnoletti. Tra i due non è mai corso buon sangue, in particolare quando si dovevano dividere le attenzioni del feudatario di Palazzo Vecchio, all' epoca il sindaco Renzi.

marco agnoletti dario nardellamarco agnoletti dario nardella

 

Agnoletti era il suo portavoce, Lotti il suo capo di gabinetto, praticamente si calpestavano le ghette. Durante le primarie del 2012 e del 2013 per la segreteria del Pd, Lotti sembrava essere stato messo un po' da parte. Ma era solo un' impressione, infatti quando Enrico Letta venne «dimesso» da Renzi, Lotti diventò sottosegretario, mentre Agnoletti restò a Firenze scalzato dal poliglotta Filippo Sensi, portavoce prima di Renzi e ora di Paolo Gentiloni (Marco conosce l' inglese a livello «intermedio inferiore» e lo spagnolo in modo elementare).

 

Era normale che Agnoletti non la prendesse bene. Anche perché il nuovo sindaco Dario Nardella, non essendo Agnoletti laureato (ha la maturità scientifica), lo declassò da dirigente a funzionario. In ogni caso il primo cittadino, concedendogli una ricca indennità ad personam onnicomprensiva (54.000 euro), riuscì a fargli mantenere lo stipendio da oltre 80.000 euro lordi che gli garantiva Matteo.

 

marco agnoletti marco agnoletti

Nel 2015, addirittura, oltre che suo portavoce in Comune e capo ufficio stampa, lo ha nominato anche speaker del presidente della città metropolitana, ovvero dello stesso Nardella. Risultato un 20% in più in busta paga con balzo a 116.000 euro, comprensivi di alcuni adeguamenti. Soldi che ora gli dovrà pagare il Pd.

 

Nel 2014 il governo aveva approntato una norma ad hoc sui collaboratori a chiamata degli enti locali che cancellava il discrimine del titolo di studio. Ma interpellato da chi scrive sulla questione, Agnoletti negò che quel comma fosse ritagliato sulla sua persona: «Io mi stimo e mi ritengo importante, ma che il governo faccia una norma per l' Agnoletti mi pare un po' troppo».

 

Ma subito dopo tirò fuori lo spirito guerriero ch' entro gli rugge e cominciò a sparare sui colleghi pagati ben più di lui e che lo avevano preceduto negli uffici stampa istituzionali sotto il controllo della sinistra: «In Italia se mi fermo alla mia misera categoria e digito su Google "portavoce senza laurea", posso fare la lista». E la fece senza paura di inimicarsi qualcuno. Quindi aggiunse: «Tenga conto di una cosa che qui sanno un po' tutti: nella precedente amministrazione (quella di Renzi sindaco, ndr) di dirigenti senza laurea non c' era solo l' Agnoletti».

MARCO AGNOLETTI A SINISTRA CON RENZI MARCO AGNOLETTI A SINISTRA CON RENZI

 

Neanche in questo caso tacque gli esempi, compreso il più importante: «C' era l' attuale sottosegretario all' editoria Luca Lotti che ha una laurea triennale e lei sa che per la legge non vale». Un micidiale montante, seguito da questo gancio al mento: «Allora se vogliamo essere maliziosi, ma io non credo nemmeno a questo, posso immaginare che qualcuno a Roma pensi che cambiare questa norma serva a migliorare la situazione passata». In pratica a regolarizzare retroattivamente anche l' assunzione di Lotti al Comune di Firenze. Una dichiarazione che fece esplodere il Lampadina, come è soprannominato il ministro dello Sport per la chioma bionda.

 

Da allora Lotti, quando era costretto a nominare Agnoletti, iniziò a usare epiteti irriferibili. Per questo, si dice, la discesa di Marco nella Capitale sarebbe rimasta ferma per tre anni. Un purgatorio in cui Agnoletti ha osservato dalla finestra le scelte comunicative di Sensi e del parlamentare Michele Anzaldi, che hanno dato scarsi frutti.

 

matteo renzi marco agnolettimatteo renzi marco agnoletti

Al punto da riportare in auge, magari anche solo per scaramanzia o nostalgia dell' età dell' oro renziana, Agnoletti, il portavoce della Rottamazione, delle prime Leopolde, di Matteo sindaco. Ma pure il direttore del Reporter, un giornalino propagandistico che accompagnò la scalata a Palazzo Vecchio di Matteo, un foglio distribuito e stampato da Tiziano Renzi e Patrizio Donnini, oggi nello staff del ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

 

Agnoletti, a parte una collaborazione con il quotidiano Il Tirreno, ha costruito la sua carriera negli uffici stampa del Pd e i suoi rapporti con i colleghi non sono sempre idilliaci. Soprattutto quando si tratta di gestire eventi importanti, organizzare interviste, selezionare gli ingressi o distribuire postazioni e biglietti. Il suo (piccolo) centro di potere. Chi non accetta le sue regole rischia, come è apparso chiaro quando il Comune di Firenze ha consegnato le chiavi della città al regista Ron Howard.

 

MATTEO RENZI NEL CANDIDATO SINDACO A FIRENZE MATTEO RENZI NEL CANDIDATO SINDACO A FIRENZE

Secondo il comitato di redazione della Rai toscana, Agnoletti, nella foga del momento, avrebbe «spintonato e aggredito verbalmente» un collega dell' Ansa e «bloccato e strattonato malamente» un operatore della Rai. Nel comunicato del cdr venivano stigmatizzati i suoi modi da «buttafuori» e riportata anche la replica di Agnoletti ai colleghi che protestavano: «Qui siamo a casa mia, quindi decido io dove vi mettete!».

 

Un' intemerata che non deve essere dispiaciuta a Renzi, altrettanto fumantino. Ora i due si ritroveranno a Roma. Lotti permettendo. In fondo a Renzi ha sempre fatto comodo mettere i suoi uno contro l' altro. Così comanda lui.

 

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