
SORPRESA SOTTO LE DUE TORRI: A BOLOGNA IL SINDACO USCENTE DEL PD MEROLA RESTA SOTTO IL 40 PER CENTO - AL BALLOTTAGGIO SE LA VEDRA’ CON LA SALVINIANA BORGONZONI - IL GELO DEL PD: ABBIAMO RICEVUTO IL MESSAGGIO DEGLI ELETTORI”
Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Aveva promesso ai bolognesi che, se rieletto, avrebbe regalato a tutti almeno venti minuti di felicità al giorno. Per il momento, i suoi concittadini devono accontentarsi di un' altra giornata di voto: canta Merola ed è vittoria, avanti a tutti c' è lui, ma niente «manita» del 50 per cento. Tutt' altro.
Non l' hanno buttato giù dalle Torri, però questo si sapeva ed è solo un piccolo momento di trascurabile felicità: subodorando forse qualcosa, la scorsa settimana, il Pd aveva rinunciato al sondaggio riservato e last minute che la sinistra di Bologna non s' è mai fatta mancare, nemmeno ai tempi delle percentuali bulgare e comuniste.
E perfino il gelido Renzi, venuto all' ultimo minuto per celebrare il candidato-gufo che sotto il naso gli aveva firmato il referendum Cgil, anche l' irritato premier s' era sentito in dovere di smorzare un po': non è che i sindaci che vincono solo ai ballottaggi sono meno bravi… Un po' sì.
A Bologna, il trionfo di Virginio Merola doveva essere il primo turno. Invece a gelare è il clamoroso dato dell' affluenza, 59,75, più basso addirittura della media nazionale, che trascina il sindaco al minimo sindacale. Di quanto surclassi la leghista Lucia Borgonzoni e il pentastellato Massimo Bugani, testa a testa con un leggero vantaggio per la prima, lo scopriremo solo contando.
Tutte le schede e fino alla fine. «Questo è solamente il primo tempo - la previsione della Borgonzoni -, se l' affluenza è questa si va al ballottaggio».
«Credo che Bologna lancerà un segnale nazionale con una buona affluenza», era stata in tutta la giornata l' unica e prudente dichiarazione di Merola, nella speranza d' esorcizzare il tempo supplementare. L' affluenza, già. Molto si spiega lì. Perché la Grassa s' è messa a dieta: un tempo signora della partecipazione, la Bologna che considerava l' astensione quasi una vergogna e portava alle urne anche l' 80%, ormai si ritrova misure da annoiata democrazia scandinava. Fregando forse il Pd, probabilmente favorendo gli altri.Dentro i secondi.
Salvini ha scommesso molto sul ring di Bologna. Ed è per questo che la Borgonzoni ha picchiato duro su Merola: inetto-vigliacco-incapace, è riuscita a dirgli in una sola dichiarazione. Sapendo d' essere la bandiera strappata d' un centrodestra senza berlusconiani, sparito qui come altrove. Affiancata da un Bugani che ha rincorso alla grande pur facendo la corsa tutta in salita: per le polemiche sulla sua candidatura senza votazioni online, per la sua ortodossia grillina, per la forza del tosiano Manes Bernardini, per l' antagonismo dei centri sociali... È su queste truppe in libera uscita che deve contare, da oggi, chiunque voglia sfidare Merola. Nelle urne o dall' opposizione.
2. MEROLA AL BALLOTTAGGIO
[...] I primi risultati sono stati accolti in maniera decisamente diversa tra le diverse fazioni. Al comitato di Merola è sceso il gelo, soprattutto per le prime proiezioni di La 7 che davano il sindado solo al 36%. Ma anche quel 40%, arrivato poco dopo, non avrebbe comunque potuto riaccendere l'entusiasmo. Francesco Errani, candidato Pd, commenta: "Se i dati dovessero essere questi è un brutto esito. I sondaggi erano molto diversi. I voti di Martelloni potrebbero aver fatto la differenza".
Più tardi, nel comitato elettorale, rimane solo lo staff, nessun dirigente. L'ex segretaria di Sel Egle Beltrami e alcuni sostenitori si "consolano" con una birretta. Tutti chiusi in via Rivani i dirigenti del Pd. Nessuno dichiara. A parte un comunicato a tarda notte: "Abbiamo ricevuto il messaggio che gli elettori ci hanno voluto rivolgere attraverso il voto e lavoreremo da subito per fare meglio.
Sapevamo che avremmo potuto affrontare il ballottaggio, ci giocheremo i supplementari senza paura consapevoli di quanto sia importante continuare ad ascoltare i bolognesi per coglierne le reali necessità. Bologna - ha aggiunto il Pd provinciale rimandando ulteriori valutazioni ai dati definitivi - il 19 giugno deve decidere se è una città di sinistra o di destra, se siamo la città che guarda al futuro o che vuole chiudersi in se stessa".