CAMPIDOGLIO A CINQUE STELLE - M5S SI PREPARA A CONQUISTARE LA CAPITALE: IL CANDIDATO SINDACO VERRÀ SCELTO ON-LINE - NEL PD, CHE FA I CONTI CON LA FUGA DI VOTI VERSO GRILLO, SI FA LARGO ANCHE L’IPOTESI (TRAGICA) IGNAZIO MARINO (O BERLINGUER) - POTERI STORTI IN FIBRILLAZIONE: CON UN SINDACO GRILLINO QUALE DESTINO AVRÀ IL PIANO DI PRIVATIZZAZIONE DELL’ACEA? CALTARICCONE TREMA…

1. È PARTITA LA CORSA AL SINDACO I 5STELLE LO SCELGONO ONLINE - NEL PD IPOTESI MARINO E BERLINGUER. MARCHINI: IO PRONTO
Paolo Boccacci per "la Repubblica"

Il boom di voti conquistati da Zingaretti a Roma, il 45,35%, lancia la corsa del centrosinistra per espugnare il Campidoglio alla tornata del 26 e 27 maggio. Ma un nome ancora non c'è, da definire anche le regole delle primarie, e in prospettiva preoccupa lo scontro con i grillini. Una disfida durissima, al ballottaggio, con il centrodestra già pronto a vendicare l'Alemanno sconfitto.

E i 5 Stelle come sceglieranno lo sfidante per il sindaco? A modo loro. Hanno selezionato tra gli iscritti nei municipi una rosa di 57 "candidabili" e poi lanceranno un sondaggio online. Mentre il candidato governatore Barillari smentisce i boatos che circolano in queste ore: una candidatura addirittura di Beppe Grillo: «Sarà una persona normalissima, come è stato per me».

Ma il vero nodo è quello del nome di chi correrà per il centrosinistra. Per ora al palo delle primarie ci sono l'eurodeputato e giornalista tv David Sassoli, delle truppe di Franceschini, Umberto Marroni e i renziani Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino. Invece per Sel sono in campo il capogruppo Gemma Azuni e l'ex consigliere regionale Luigi Nieri. E si aspettano altri nomi. Ci sarà quello di Ignazio Marino, della sinistra dei Democratici, tanto voluto dal gran tessitore Goffredo Bettini («ci sono tanti militanti, ma il partito non c'è»), che, in caso contrario, minaccia di candidarsi lui stesso alle primarie? E la sempre invocata Bianca Berlinguer, direttore del Tg3? Chissà.

Tutti ora invocano primarie aperte. È l'eurodeputato David Sassoli, già in corsa da ottobre, a fare la proposta: «Apriamole a indipendenti, non solo uomini di apparato dei partiti. E facciamole anche usando il web». Nel centrodestra intanto Alemanno scalda i motori. Con mille problemi. Già a chiedere le primarie sono Fratelli d'Italia, con il colonnello Rampelli, e la Meloni candidata alle porte, e Storace, dopo la sconfitta in Regione. E invece i fedelissimi Piso e Augello, ribattono: «In pista c'è il sindaco, siamo già in campagna elettorale». Al quartier generale del sindaco puntano tutte le carte sulla conquista del secondo turno.

E sono fiduciosi che Alemanno possa catalizzare su di sé la simpatia dello zoccolo duro della coalizione ed evitare il terzo posto, come scoperto con sgomento alle politiche, con i grillini al secondo, dopo il Pd, e primi in almeno sei municipi. «A quel punto» fanno sapere fonti vicine al sindaco «Gianni se la può giocare alla grande, perché al ballottaggio si azzera tutto e i voti dei 5 Stelle possiamo catturarli anche noi». È lo stesso ragionamento che fanno in casa Pd. Simmetrico: se si va al ballottaggio con i grillini, gli elettori del centrodestra fanno la differenza. Insomma, un tiro al bersaglio.

Infine, tra gli outsider, c'è l'imprenditore Alfio Marchini, erede della famiglia di costruttori comunisti soprannominata "calce e martello", con la sua lista civica, che però potrebbe anche essere tentato di presentarsi alle primarie.


2. LA MARCETTA SU ROMA DI GRILLO - LO TSUNAMI PUNTA IL CAMPIDOGLIO
Franco Bechis per Libero

Saranno pure dilettanti, non professionisti della politica. Ma ieri sera a Roma mentre gran parte dei rappresentanti della politica tradizionale si baloccavano come trovare numeri e alchimie politiche, in numerosi municipi della capitale si tenevano già riunioni dei vari meet up del movimento 5 stelle. Incontri che ogni settimana vengono convocati poche ore prima, e che in questo caso avevano naturalmente un carattere più festoso, invitando i simpatizzanti a farsi una bevuta per festeggiare il recente risultato elettorale.

Ma in molti casi già riunioni operative. Ordine del giorno nell'ottavo municipio, punto 3: "approcciare il perfezionamento (laddove necessario) dei punti del programma Municipale e comunale già definiti per sottoporli al territorio già dai prossimi infopoint".

Ad una di queste riunioni spontanee (nel popolare quartiere di Tor Bella Monaca era nel salone della Banca del tempo), c'è chi è arrivato portando con sè l'analisi del voto al Movimento 5 stelle a Roma seggio per seggio: "così capiamo dove dobbiamo metterci subito di più al lavoro". Sono passati decenni da quando le campagne elettorali avvenivano così, e ormai da lustri nemmeno il partito territorialmente più organizzato, quello ancora per un po' guidato da Pierluigi Bersani, riesce a ricordarsi come si fa una campagna elettorale.

Il Movimento 5 stelle invece già sta pensando alle prossime comunali di Roma e si è messo in moto senza perdere troppo tempo nella sbronza post-elettorale (che pure c'è). Beppe Grillo ha infatti deciso con i suoi di marciare su Roma. Dalle urne di febbraio infatti ha capito di avere assai più di una chance per conquistare la guida della capitale di Italia come accaduto a Parma.

A Roma nel voto per la Camera il Pd ha ottenuto 458.637 voti, il Pdl 299.568 voti. Il centrosinistra intero è arrivato a 539.021 voti, il centro destra a quota 374.949 voti. Il Movimento 5 stelle ne ha presi invece 436.340, appena meno del Partito democratico. Con questi numeri alle amministrative, dove i grillini sono più ferrati e vantano un po' di esperienza, il Movimento 5 stelle sarebbe in grado di andare al ballottaggio al momento escludendo la coalizione che dovrà sostenere l'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Una pioggia di voti che è stata ottenuta per altro senza fare una vistosa campagna elettorale nella capitale, dove Grillo è arrivato solo alla fine per la manifestazione di piazza San Giovanni che aveva un valore più nazionale che municipale. Per le amministrative secondo il tam-tam Grillo porterà lo tsunami tour per i principali quartieri di Roma, e se così sarà davvero la conquista della capitale diventerà alla portata del Movimento 5 stelle.

L'obiettivo di arrivare al ballottaggio è alla portata di Grillo, e una volta ottenuto non gli sarebbe difficile ripetere l'exploit di Parma. L'unica incertezza è su chi sarà lo sfidante. Perché il candidato è fondamentale per tutti. Lo stesso Movimento 5 stelle a Roma ha preso 436.340 voti alla Camera, ma ne ha persi lo stesso giorno 120 mila nell'urna delle regionali, dove è stato superato sia da centrodestra che da centrosinistra.

Quello svantaggio può essere recuperato proprio grazie a una campagna elettorale con il supporto diretto di Grillo nella capitale. Il resto dipenderà dagli altri candidati. Al momento a parte il centrodestra che ricandiderà Alemanno, c'è solo una auto-candidatura: quella di Alfio Marchini, l'erede del gruppo di costruttori romani assai vicini al Pci (edificarono le Botteghe Oscure). Marchini al momento corre da solo, potrebbe essere scelto dallo schieramento centrista di Mario Monti e Pieferdinando Casini, ma l'abbraccio a questo punto non gli converrebbe affatto, visto il flop elettorale di quell'area.

Il Pd era partito per primo candidando Nicola Zingaretti, ma poi lo ha portato in Regione Lazio riuscendo anche a farlo eleggere bene. Non ha candidati popolari a Roma, e sta ondeggiando fra ipotesi che sembrano non proprio vincenti: l'ex giornalista del Tg1, David Sassoli e l'attuale presidente del gruppo Bnp Paribas- Bnl, Luigi Abete, già da qualche tempo lanciato e coccolato nei salotti tv di Michele Santoro e Giovanni Floris.

Nessuno dei due sembra essere un king maker elettorale, e la sinistra rischia di perdere in questo modo il vantaggio ai punti che ancora le urne le hanno assegnato a Roma a fine febbraio. Così non pochi nel partito stanno spingendo per mettere cappello sulla candidatura di Marchini (di cui piace il look e qualche idea, ma si sottolineano le non eccelse capacità di oratore). In queste condizioni il dilemma delle elezioni di Roma è proprio questo: sarà tagliato fuori dal ballottaggio il centro-sinistra o il centrodestra?

Perché se non verranno compiuti gravi errori nella gestione della crisi politica nazionale (e cioè se si porterà fino in fondo la scelta di non dare la fiducia a nessun governo), il Movimento 5 stelle sarà quasi certamente presente al ballottaggio, con chances alte di vittoria finale.

Certo, la possibile conquista della capitale da parte di un sindaco a 5 stelle sta creando non poca apprensione ai poteri forti della città. Basta immaginare con un sindaco grillino a Roma quale destino possa avere il piano di privatizzazione della Acea, la più grande azienda municipalizzata italiana.

 

 

Ignazio Marino BIANCA BERLINGUER PAOLO GENTILONI E MOGLIE GRILLO vittoria MARCO STADERINI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE ALFIO MARCHINI DAVID SASSOLI GUARDA LONTANO

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...