CAPUTI, L’HAI CAPITO? NON E’ DIFFAMAZIONE, E’ GIORNALISMO! – IL TRIBUNALE DA’ TORTO AL CAPO DI GABINETTO DI GIORGIA MELONI, GAETANO CAPUTI, CHE AVEVA CHIESTO RISARCIMENTI PER ALCUNI ARTICOLI DI “DOMANI” SUI SUOI PRESUNTI CONFLITTI D'INTERESSE (RILANCIATI DA DAGOSPIA) - IL GIUDICE HA CONDANNATO CAPUTI A RISARCIRE LE SPESE LEGALI NEI CONFRONTI DEL QUOTIDIANO DIRETTO DA FITTIPALDI E DI QUESTO DISGRAZIATO SITO (TIE’!) – IL CASO DELLO SPIONAGGIO AI DANNI DI CAPUTI È NATO QUANDO UN DOCUMENTO DEI SERVIZI SEGRETI È FINITO AGLI ATTI DEL FASCICOLO SULLA DENUNCIA FATTA DAL FEDELISSIMO DELLA MELONI NEI CONFRONTI DI “DOMANI” – L’INCAZZATURA DI MANTOVANO PER IL CASO E IL CSM CHE HA ARCHIVIATO LA PRATICA CONTRO IL PROCURATORE DI ROMA, LO VOI...
Articolo di Enrica Riera per "Domani"
Non si è trattato di «subdoli espedienti». Non si è trattato neanche di «diffamazione», ma solo «del legittimo esercizio del diritto di cronaca e critica giornalistica costituzionalmente tutelati».
Lo scorso 4 dicembre il tribunale di Roma ha rigettato la domanda proposta da Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni che aveva chiesto l’accertamento della «natura illecita» di una serie di articoli pubblicati da Domani sui suoi affari e i possibili conflitti di interessi.
Caputi chiedeva anche che i cronisti gli risarcissero presunti danni, «causa dell’illegittima lesione alla sua immagine e reputazione». Nel rigettare la pretesa, la giudice ha condannato il fedelissimo della presidente del Consiglio al pagamento delle spese legali nei confronti del direttore di questo giornale e di tre dei suoi giornalisti.
Le motivazioni «Nel caso in esame – scrive la giudice – le contestazioni dell’attore non hanno riguardato i fatti riportati, la cui verità non è stata messa in discussione, bensì l’utilizzo di toni, espressioni e accostamenti ritenuti allusivi e insinuanti. Tale ricostruzione non si ritiene condivisibile, laddove sebbene dalla lettura degli articoli sia certamente possibile evincere una posizione fortemente critica verso la suddetta “commistione di incarichi pubblici e interessi privati”, essa viene affrontata da un punto di vista di opportunità e non di illiceità delle condotte dell’attore».
La sentenza, rileva pure che «una personalità politica ha certamente diritto a che la sua reputazione sia protetta, anche fuori dall’ambito della sua vita privata, ma gli imperativi di questa protezione devono essere bilanciati con gli interessi della libera discussione delle questioni politiche».
Gli articoli di Domani sugli affari di Caputi hanno riguardato più in particolare le sue attività economiche private e anche un suo ex socio, il presidente dell’Agenzia delle dogane Roberto Alesse.
Domani ne ha ricostruito la storia, sollevando il velo di possibili inopportunità tra attività private e ruoli pubblici ricoperti. Pubblicati il 12 e 16 febbraio 2024, gli articoli sono stati rilanciati da Dagospia: così anche la testata di Roberto D’Agostino è stata chiamata in causa dal capo di gabinetto. Analogamente, in base alla pronuncia della giudice del tribunale capitolino, la testata online ha vinto e ottenuto il risarcimento delle spese legali.
Caputi inoltre nell’elenco di richieste risarcitorie chiedeva la «pubblicazione integrale» dell’eventuale sentenza a lui favorevole.
Nell’atto che dà ragione a Domani, si legge ancora: «È indubbio che nel caso in esame ricorra il requisito dell’interesse pubblico, né si rinvengono negli articoli in questione espressioni ed argomentazioni che superino il limite della continenza, dal momento che la critica è focalizzata sui potenziali conflitti d’interesse tra le attività private e il ruolo pubblico di Caputi, senza mai sfociare in un linguaggio inappropriato o in considerazioni non pertinenti rispetto agli argomenti trattati», è quanto si legge.
Per poi concludere: «Ciò detto la domanda risarcitoria avrebbe dovuto essere in ogni caso rigettata sotto il profilo della mancata prova del danno, del quale non sono nemmeno stati allegati i fatti da cui desumerne l’esistenza».
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
In procura Chiusa, dunque, la causa civile, resta aperta la questione penale. Il capo di gabinetto di Meloni, infatti, ha denunciato i giornalisti di Domani anche davanti ai pm di piazzale Clodio, chiedendo ai magistrati di andare a caccia delle loro fonti.
Ma proprio dall’indagine della procura capitolina, nata su input del braccio destro della premier, è emerso qualcosa di inaspettato: i magistrati, ricostruendo nomi e cognomi di chi aveva effettuato ricerche sul capo di gabinetto, si sono imbattuti in una scoperta particolare.
Due anni fa Caputi era stato spiato da tre 007 italiani.
Ne è conseguita la richiesta della procura all’intelligence, quella cioè di comunicare «le generalità complete delle persone che» avevano «effettuato gli accessi», unitamente alle ragioni che vi avevano «dato causa». Ai magistrati, dunque, è arrivato sul tavolo l’elenco con i nomi e cognomi degli agenti segreti che hanno compiuto accertamenti sul braccio destro della premier.
Con anche il dirigente al quale avrebbero dovuto riferire: Giuseppe Del Deo, stimatissimo dal ministro della Difesa Guido Crosetto e a lungo pure da Meloni. Poi questa vicenda e altri misteri che hanno riguardato la sua gestione dell’Aisi hanno portato a un pensionamento dai servizi.
La notizia dello spionaggio ai danni di Caputi, svelata da questo giornale, ha scatenato l’ira del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano: all’epoca ha puntato il dito contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi: il magistrato – secondo Mantovano – avrebbe violato ogni segretezza su un atto riservato, finito poi nel fascicolo di indagine accessibile alle parti.
Il Dis ha presentato un esposto contro la procura di Roma, e così quella di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ha aperto un fascicolo contro ignoti. Nel frattempo il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha archiviato la pratica, attivata contro Lo Voi dai consiglieri laici di centrodestra, volta al trasferimento del pm per incompatibilità ambientale.
FRANCESCO LO VOI IN AUDIZIONE AL COPASIR
«Gioco al massacro e ricostruzioni fantasiose», hanno detto altri consiglieri del Csm nel corso della discussione.
Oggi, anche la sentenza civile del tribunale di Roma, che rigetta la domanda di Caputi contro Domani, sembra dargli ragione.
indagine dei servizi su gaetano caputi documento dell aisi pubblicato da domani 9
GAETANO CAPUTI
GAETANO CAPUTI
indagine dei servizi su gaetano caputi documento dell aisi pubblicato da domani 8



