COMPAGNI ADDIO: PRODI VOLTA LE SPALLE AL PD CHE NON L’HA MAI AMATO - MA SI RICICLA COME CONSIGLIORI DI LETTA

Fabio Martini per "La Stampa"

È tornato a palazzo Chigi e stavolta ci è rientrato a piedi. Cinque anni dopo il suo addio alla politica, Romano Prodi è tornato nel palazzo del governo per fare quattro chiacchiere col suo amico Enrico Letta, che l'ultima volta gli aveva fatto da sottosegretario alla Presidenza. Il Professore è entrato da quello stesso portone dal quale era uscito, con un magone indimenticabile.

Era l'8 maggio del 2008 e dopo le elezioni vinte da Berlusconi e perse dal Pd - nel cortile di palazzo Chigi, davanti al picchetto d'onore e con i dipendenti che lo applaudivano dalle finestre, il «Prof» si congedò dando una carezza alla moglie Flavia. Dopodiché i due salirono sull'auto di servizio che li riportò a Bologna. Da allora Prodi è rimasto lontano dalla politica, salvo rientrare involontariamente in scena, quando Pier Luigi Bersani lo ha candidato al Quirinale e i 101 franchi tiratori lo hanno cecchinato nel segreto dell'urna.

Da quel giorno Prodi, amareggiato, non ha più parlato di quella vicenda. D'altra parte nei mesi e nelle settimane precedenti il Professore non aveva brigato per essere candidato e dunque la superficialità con la quale era stato messo in campo e il «tradimento» dei 101 hanno finito per convincerlo che la crisi del Pd è molto più grande della sua vicenda.

Una crisi che Prodi giudica quasi irreversibile, al punto che l'ex premier sta meditando una decisione clamorosa: lasciar consumare il suo rapporto col partito, sia pure senza strappi plateali, ma con un gesto simbolico: non ritirando la tessera in occasione del prossimo congresso di autunno. Naturalmente non c'è nulla di deciso e l'imminente stagione congressuale potrebbe invertire tante opinioni, compresa quella di Romano Prodi.

E d'altra parte tornare a palazzo Chigi come se nulla fosse - dimostra la tempra del personaggio. Naturalmente l'incontro ha scatenato subito mille dietrologie. Di cosa hanno parlato? Perché subito dopo Letta si è visto anche con Mario Monti? E dopo due ex premier, Letta vedrà anche Silvio Berlusconi?

Da quel che trapela da palazzo Chigi l'incontro con Prodi e quello con Monti non sono tenuti assieme da un unico filo. Quella col Professore è stata una rimpatriata, una panoramica a tutto campo, perché come ha detto Letta, «con Romano parlo di tutto». Appunto, anche della Cina: Letta ha chiesto consigli a Prodi, grande amico dei cinesi, per realizzare una mega missione di imprenditori in quel Paese.

Con Monti invece si è trattato di un incontro a tutto campo con uno dei leader della maggioranza. E naturalmente Letta ha chiesto a Monti suggerimenti sui prossimi Consigli europei, in particolare per quello di fine giugno, dove l'Italia ha intenzione di giocarsi tutte le sue carte sul piano straordinario per l'occupazione giovanile.

Oggi Letta potrebbe vedersi con Giuliano Amato e a quel punto il suo giro di orizzonte finirebbe per assomigliare ad una summa di opinioni e informazioni tra coloro che sono stati i presidenti del Consiglio degli ultimi 15 anni. Certo, mancherebbe ancora Berlusconi. Dal punto di vista formale nulla osta, anche se un incontro col leader del Pdl proprio in queste ore cozzerebbe con ragioni di opportunità politica per via delle polemiche sul processo Ruby e sulla manifestazione di Brescia.

Ovviamente di Europa, Letta ha parlato anche con Prodi, col quale peraltro si era già scambiato opinioni diverse volte negli ultimi giorni. E d'altra parte non sempre le consultazioni dei primi giorni portano lontano: qualche settimana dopo l'insediamento del suo governo, anche Monti si consultò con Prodi.

Era l'8 gennaio 2012, ma non se ne seppe nulla, anche perché l'incontro si svolse nella casa milanese dell'allora presidente del Consiglio. In quella occasione Prodi diede un consiglio a Monti: «Fai asse con Francia e Spagna». Monti non volle seguire quel consiglio se non in seguito e invece nelle ultime settimane quel consiglio è stato concretizzato proprio da Letta, nei suoi recenti incontri di Parigi con Hollande e di Madrid con Hollande. Tutto fermo, intanto, sul fronte della riforma elettorale, compresa un annuncio del ministro Quagliariello: «Subito intervento sul premio di maggioranza».

 

 

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