antonio di pietro

IO LO CONOSCO BENE QUELLO “ZANZONE” DI TONINO DI PIETRO – GOFFREDO BUCCINI RICORDA I TEMPI DI "MANI PULITE" IN CUI DI PIETRO ERA CONSIDERATO UN EROE: “RICEVE NOI GIORNALISTI COME IN UN B-MOVIE AMERICANO, COI PIEDI SULLA SCRIVANIA. SI TIRA SU I CALZONI E SI GRATTA LE CAVIGLIE CON VOLUTTÀ, ‘CAPISCI A 'MME , DOTTORINO’. IL COLLEGA PAOLO COLONNELLO LO CHIAMA ‘ZANZONE’, IMBROGLIONE, IN MILANESE. TONINO SE NE COMPIACE. PENSIAMO DI SFOTTERLO MA È LUI CHE PRENDE IN GIRO TUTTI NOI. ANCHE LA SUA NEOLINGUA, CHE NE ENFATIZZA IL DEFICIT SCOLASTICO, È UN TRUCCO GENIALE…”

Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”

 

ANTONIO DI PIETRO CIRCONDATO DAI GIORNALISTI

Al nostro primo incontro, me ne torno al giornale con un piede rotto. Niente violenze «messicane», per carità: solo la mia ansia da cronista ragazzino, buio e nebbia milanese. Sì, c'è ancora la nebbia a Milano quella sera di dicembre 1987 e alla caserma della Celere di via Cagni, tra Niguarda e Bicocca, ovatta gli spigoli e avvolge i lampeggianti dei cellulari che scaricano 102 arrestati pronti per essere torchiati: medici e notai, funzionari comunali, faccendieri e ispettori della motorizzazione, tutti catturati nell'inchiesta sulle patenti facili.

 

ANTONIO DI PIETRO CON I SUOI ASINI

In quella bolgia dantesca si sente il vocione di un Caronte molisano che dirige le operazioni, «qua, qua, portatemeli qua!»: è lui, Antonio Di Pietro, detto Tonino, il giovane pubblico ministero maniaco di informatica che ha fiutato tanfo di bruciato negli esami di guida passati da tanti con troppa disinvoltura e, fascicolo dopo fascicolo, è risalito allo gnommero, il groviglio di quella micro-corruzione meneghina.

 

Lo condisce con sapienza manco avesse acchiappato la Piovra, a uso e consumo dei giovani cronisti di nera «informalmente» avvisati della retata dalla Polizia: «Capisci a 'mme, dottorino» (ci chiama tutti dottori e dottorini, un po' per celia e un po' per celare la distanza con noi, ragazzini-bene dagli studi comodi che a lui, ex ragazzo sfuggito ai campi di Montenero di Bisaccia, sono costati migrazione, doppi lavori e notti insonni).

 

 

ANTONIO DI PIETRO ACCERCHIATO DA CRONISTI DURANTE MANI PULITE

Saltabecca da un arrestato all'altro, perciò li ha voluti tutti assieme come un gregge, li coglie in contraddizione, sbraita, verbalizza, ammicca, tratta: è un ante litteram di sé stesso. Sto assistendo alla nascita di un metodo ma ancora non lo so. Comprendo bene, invece, che devo correre ad avvisare il giornale e quindi trovare un telefono a gettoni (al tempo non esistono i cellulari!). Trovo invece un buco nel marciapiede, mi ci infilo come un tonno, il resto è gesso.

 

antonio di pietro gherardo colombo francesco greco piercamillo davigo

All'incontro successivo, quattro anni dopo, sono già a Palazzo di giustizia, corso di Porta Vittoria, secondo di giudiziaria del Corriere. Lui, Tonino, è nella sua stanza, la 254, che diventerà mitico crocevia di sommersi e salvati ma per ora è solo un parametro antropologico, misura la distanza col procuratore Borrelli, il cui ufficio sta dall'altro capo dello sterminato corridoio ad angolo: in mezzo, decine di sostituti impregnati di «cultura della giurisdizione» che guardano Tonino, ex commissario di Ps, come un entomologo guarda uno scarafaggio (pure reazionario: «Qui non si sciopera», affigge infatti lui sulla porta, in occasione di una protesta dell'Anm, guadagnandosi l'amore di Cossiga).

 

In realtà lo scarafaggio è uno scarabeo d'oro. Quando gli arriva l'occasione della vita, l'arresto del boiardo craxiano Mario Chiesa con le mani dentro sette milioni (di lire) di mazzetta, Di Pietro ha alle spalle così tanta esperienza di mondi e sottomondi e così tanta fortuna da trasformarla nella rivoluzione giudiziaria a lungo inseguita e sempre mancata dai suoi più dotti colleghi.

 

la deposizione di bettino craxi davanti ad antonio di pietro

Gherardo Colombo, per dire, aveva acchiappato due volte il drago per la coda, con la P2 e i fondi neri dell'Iri, ma era stato fermato. Francesco Greco s' era visto sfilare dalle mani Antonio Natali, il papà politico di Craxi, imbuto di tangenti milanesi. Persino la caduta del Muro di Berlino congiura invece nell'aiutare il nostro ex sbirro, stavolta (gli italiani non hanno più paura di cambiare sistema: e il sistema crolla). Lui, temendo che l'inchiesta gli si possa comunque chiudere addosso, nei primi mesi tiene un filo teso con noi cronisti (siamo le seconde linee, perché nessuno pensa che Chiesa parli davvero e che l'indagine vada lontano: poi, quando Chiesa parlerà, le fonti saranno tutte nostre e nessuno potrà più rimpiazzarci).

 

ANTONIO DI PIETRO

«Capisci a 'mme , dottorino», ammicca con ognuno (birra e salsicce, direbbe Totò), sempre con l'aria di fare a ciascuno un favore «in esclusiva», gettandogli qualche brandello di notizia inoffensivo per l'indagine ma prezioso per tenere desta l'opinione pubblica. Una sera, alla rassegna stampa di mezzanotte in tv, vedo che la concorrenza ha uno scoop, un nuovo conto svizzero scoperto a Chiesa: mi appare un «buco» terribile, mi immagino un sacrosanto cazziatone dal mio capocronista.

 

Nonostante l'ora, chiamo Tonino a casa, urlando, fuori di me. Lui, mezzo addormentato, anziché farmi arrestare (avrebbe dovuto...), farfuglia scuse, giura che la notizia è falsa. Naturalmente la notizia è verissima ma a Di Pietro serve tenerci tutti buoni, persino me, tutti sotto la sua ala, in quel primo periodo in cui il sistema può ancora serrarsi a riccio e stritolarlo.

 

goffredo buccini

Di solito ci riceve nella stanza 254 verso le sette di sera, introdotti da un ex poliziotto che un po' gli somiglia, Rocco Stragapede, passo strascinato e sussiego da gran ciambellano. Tutti quelli della sua squadretta un po' gli somigliano. Faticano come muli ma comunicano sempre un'idea di trattativa, una specie di patteggiamento a prescindere. Lui ci aspetta come in un B-movie americano, coi piedi sulla scrivania. Si tira su i calzoni e si gratta le caviglie con voluttà, « capisci a 'mme , dottorino».

 

GHERARDO COLOMBO E ANTONIO DI PIETRO NEL 1992

Paolo Colonnello, il collega del Giorno che ha con lui più confidenza, lo chiama « zanzone », imbroglione, in milanese. Tonino se ne compiace, gli/ci regala una risatona tonitruante, fuori in strada sta venendo giù la Prima Repubblica. La gente ha fiaccole in mano, cartelli, «Di Pietro, liberaci dal male», in un Paese sempre malato di bipolarismo etico (oggi tutti forcaioli, domani tutti evasori e via col pendolo). Quando comincio a pubblicare fuori dal suo circuito, non lo sopporta. Mi dedica una scomunica in dipietrese: «Fuggitore di notizie!».

 

Pensiamo di sfotterlo, ruvido com' è: ma è lui che prende in giro tutti noi. Anche questa sua neolingua, che ne enfatizza il deficit scolastico, è un trucco geniale, buono per incantare gli italiani appiccicati alla diretta tv del processo Cusani, il vero dibattimento spettacolo di Mani pulite: ecchéc'azzecca ? La sua è la scommessa di un gambler , la magia di un illusionista. I giocatori d'azzardo non amano chi va a vedere il bluff, i prestigiatori amano ancor meno chi ficca il naso nella valigia dei trucchi. Così, per non litigare con lui, tocca credergli (ricordando sempre che è uscito immacolato dai numerosi processi subiti a causa delle vendicative denunce di molti suoi imputati).

 

ROCCO STRAGAPEDE E ANTONIO DI PIETRO

Tocca credergli e basta. Quando dichiara ai giudici di Brescia di non essersi sentito ricattato dal ministro Previti col preannuncio di un'ispezione ad personam , così spingendolo a mollare toga e colleghi prima di torchiare Berlusconi. Quando per spirito di servizio, certo, si fa eleggere senatore coi voti di un partito da lui inquisito appena tre anni prima. Quando fonda poi la sua Italia dei Valori per rilanciare la questione morale in politica e infatti seleziona Razzi, Scilipoti e De Gregorio. Tocca credergli. E io gli credo. Capisci a 'mme, Toni' .

antonio di pietro al bagaglino

antonio di pietro magistratoANTONIO DI PIETROantonio di pietro 4antonio di pietro 3antonio di pietro 7antonio di pietroantonio di pietro 5antonio di pietro 6ANTONIO DI PIETROGHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....