UN CALENDARIO PER NEMICO – CONTE NON SI SENTE PIÙ AL SICURO: ‘STAGIONE FOLLE, LO SCUDETTO NON SARÀ UNA FORMALITÀ’ – IN 7 GIORNI LA JUVE HA IL DERBY, L’EUROPA LEAGUE IN TURCHIA E IL MILAN

Emanuele Gamba per ‘La Repubblica'

Probabilmente avrebbe preferito avere torto, ma ieri Conte si è scoperto dalla parte della ragione quando, rileggendo la classifica, si è trovato la Roma un poco più vicina. «Lo scudetto non è vinto, né sarà una formalità vincerlo», ha ripetuto fin che ha avuto voglia di parlare e già prima di questo week-end che ha coronato una settimana balorda, della quale aveva evidentemente fiutato la minaccia.

L'allenatore della Juventus continua a ritenere il campionato il primo obiettivo e non un obiettivo facile: per questo ha coscientemente sacrificato la Coppa Italia e per questo, probabilmente, privilegerà la serie A anche rispetto all'Europa League, almeno nel primo turno a eliminazione diretta contro il Trabzonspor, che cade a cavallo di due partite complicate (il derby col Toro e la trasferta in casa del Milan). Conte è un pianificatore meticoloso e aveva già previsto un girone di ritorno scabroso, pieno di trappole, insidioso e teoricamente sorprendente.

Ha l'esperienza dalla sua: «Ho perso un campionato con nove punti di vantaggio», ricorda di frequente ripensando al 2000 quando, prima di impantanarsi nella pioggia di Perugia, la Juve si fece risucchiare dopo aver conquistato il distacco massimo sulla Lazio a otto giornate dalla fine. E la seconda parte del calendario non lo lascia tranquillo, la considera più pericolosa della prima perché densa di trasferte scivolose: le due di Roma (e la prima ha già lasciato il segno), quella di Napoli, quella nel San Siro rossonero, quelle di Udine e Verona, quella nella Genova rossoblù.

Sono viaggi dentro stadi che Conte ritiene pericolosi, dove è possibile (anzi, quasi naturale) perdere punti. A casa propria, il cammino è più agevole, ma è anche vero che in genere allo Stadium ci lasciano le penne tutti, grandi e piccini. Incontrare la Fiorentina o il Catania quasi non fa differenza.

E poi c'è l'Europa League, che la Juve non può permettersi di snobbare per una questione di ranking, di soldi (arrivare in finale compenserebbe gli introiti negati dall'eliminazione in Champions) e di prestigio, visto che la finale si giocherà a Torino. Dopo la nevicata di Istanbul, Conte ci ha messo un pezzo a metabolizzare la retrocessione da una coppa all'altra. E, a naso, non sembra così attratto da una competizione che intasa il calendario (con il Milan, la Juve giocherà 48 ore dopo essere rientrata da Trebisonda) e sottrae energie che invece la Roma può preservare.

Anche per questo per l'eliminazione dalla Coppa Italia non sono state fatte tragedie. «Il calendario è folle, avremmo una sola settimana libera, la prossima», diceva l'allenatore prima di perdere contro la Roma, dando l'idea che una sconfitta avrebbe provocato della delusione ma anche un beneficio.

«Il segreto per vincere non è solo allenarsi molto, ma anche riposarsi bene» argomentava l'altra sera Fernando Llorente: non è dunque un caso che dopo il pareggio con la Lazio la squadra abbia ottenuto due giorni di vacanza, e fino alla ripresa dell'Europa League (20 febbraio) i bianconeri avranno allenamenti duri ma riposi più lunghi.

Sei punti da gestire, in ogni caso, sono sempre tanti, anche se nelle ultime settimane Conte ha arricciato il naso per la ricomparsa degli stessi errorucci, soprattutto difensivi, delle prime giornate: un piazzamento sbagliato, una marcatura lasca sui calci da fermo (dopo le dormite di Cagliari, Caceres non ha più giocato un secondo), un disimpegno troppo disinvolto, una papera di Buffon. Forse è riapparsa la sazietà, l'allenatore proverò a restituire la sensazione di fame: avere un po' di paura in questo senso aiuta.

 

antonio conte foto mezzelani gmt LA RABBIA DI ANTONIO CONTE DOPO JUVENTUS GENOA ANTONIO CONTE INCAZZATO IN JUVENTUS GENOA Antonio Conte Antonio Conte

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