CONVOCARE O NO IL CONGRESSO DEL PD? IL DILEMMA DI SCHLEIN PER ROMPERE L’ASSEDIO DELLE CORRENTI DEM – L’IDEA E' BLINDARE ELLY SUBITO, NEL CASO IN CUI SI DOVESSE ANDARE A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026: LA CONFERMA DELLA SEGRETERIA, TRAMITE CONGRESSO (D'ALTRONDE NON C'E' NESSUNO NEL PD IN GRADO DI SFIDARLA ORA), SERVIREBBE ALLA SEGRETARIA PER PRESENTARSI PIU' FORTE, E NON IN SCADENZA, A EVENTUALI PRIMARIE DI COALIZIONE (IL MANDATO DI ELLY TERMINA A FEBBRAIO 2027)
Giovanna Vitale per “la Repubblica” - Estratti
ELLY SCHLEIN ALLA RIUNIONE DEL CORRENTONE DEM - COSTRUIRE L'ALTERNATIVA - MONTEPULCIANO
Circola una tentazione fra i fedelissimi di Elly Schlein. Che ha finito per contagiare la segretaria, in preda ora a un grosso dilemma. Convocare o no il congresso del Pd, con un anno d'anticipo sulla scadenza naturale, per strappare un nuovo mandato pieno alla guida del più grande partito d'opposizione che si candida a governare il Paese?
Tra il Nazareno e il Parlamento, se ne discute ormai da settimane. È spuntato anche nel menu delle due iniziative organizzate lo scorso weekend fra Montepulciano e Prato. Foriero, fra l'altro, di un inedito assoluto: in 18 anni di storia democratica, mai c'è stata una corsa bis, men che meno due vittorie consecutive ai gazebo. Un altro record da battere.
C'è solo un problema, però: il tempo stringe. Calendario politico alla mano, non si può troppo cincischiare. Dopo aver soppesato i pro e i contro, il momento per decidere è adesso.
ELLY SCHLEIN ALLA RIUNIONE DEL CORRENTONE DEM - COSTRUIRE L'ALTERNATIVA - MONTEPULCIANO
Esattamente la ragione per cui la preannunciata assemblea nazionale del Pd, che per Statuto si sarebbe dovuta tenere entro fine anno — il 13 o il 14 dicembre la data ipotizzata — slitterà con ogni probabilità a metà gennaio.
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Fra chi spinge per un redde rationem immediato, con l'obiettivo di neutralizzare le correnti che hanno rialzato la testa, ripreso a invocare una maggiore collegialità nelle decisioni, lavorando sottobanco — è il sospetto — per logorare la segretaria.
E chi invece consiglia cautela: il congresso ha una liturgia particolare, anche a voler accelerare al massimo dura almeno tre mesi, lo scontro interno sarà inevitabile e rischia di compromettere sia la battaglia per il no al referendum sulla giustizia che si terrà fra marzo e aprile, sia l'avvio della campagna per le politiche che entrerà nel vivo appena dopo.
Ma i favorevoli a chiudere subito i conti, tra cui il capogruppo al Senato Francesco Boccia, insieme al deputato Marco Furfaro e alla coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni, non vogliono sentire storie.
Bisogna anticipare il congresso per garantire al Pd a trazione Schlein altri quattro anni di stabilità. Con un argomento che suona più o meno così: se la legge elettorale verrà modificata, i progressisti potrebbero scegliere il candidato premier con le primarie di coalizione. E una leader in scadenza — il mandato termina a febbraio 2027 — rischierebbe di partire azzoppata.
Chi invece sponsorizza la tesi opposta, ossia che sia preferibile procrastinare - in particolare Igor Taruffi - sostiene che la vittoria larga alle regionali, specie in Puglia e in Campania, unita al primato conquistato dal Pd, consiglia di evitare forzature.
Meglio lasciare tutto com'è: sarà la sfida per Palazzo Chigi contro Meloni a decretare se Schlein dovrà lasciare il vertice del partito (in caso di sconfitta del centrosinistra) o restare con una nuova investitura che, nel caso, arriverà dopo le elezioni.
Su un punto gli uni e gli altri sono d'accordo: qualunque cosa Elly deciderà di fare, nessuno nel Pd — né i riformisti della minoranza, né il correntone di maggioranza — ha un nome da opporre all'attuale segretaria nella lotta per il Nazareno.
Almeno per adesso. Fra un anno, chissà. Ecco perché la bilancia pare pendere su assise al più presto: significherebbe gareggiare senza rivali e intascare una vittoria bis pressoché certa.
elly schlein - foto lapresse
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