CONTRORDINE COMPAGNI - CUPERLO E RENZI RILANCIANO IL MATTARELLUM E SULLA LEGGE ELETTORALE IL PD SI SPACCA (DOV'È LA NOVITÀ?)

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Il ritorno del Mattarellum, otto anni dopo la sua cancellazione. Al Senato, dopo lo stallo registrato l'altro ieri, si vira (timidamente) per una proposta di legge che ricalca la legge maggioritaria firmata da Sergio Mattarella, oggi uno dei giudici della Consulta che il 3 dicembre si pronuncerà sulla costituzionalità del Porcellum.

Per tre volte gli italiani scelsero il governo con i collegi uninominali e una quota proporzionale del 25 per cento. Potrebbero tornare a farlo alle prossime elezioni? I numeri della commissione Affari costituzionali dicono di sì.

È stato Gianni Cuperlo a rompere gli indugi e a riproporre il vecchio sistema di voto. «Cambiare la legge elettorale è un imperativo morale perché è in discussione il rapporto tra cittadini, istituzioni e democrazia - ha spiegato il candidato segretario -. Il doppio turno è stato bocciato. Ma se la strada possibile è quella del ritorno al Mattarellum si voti in Senato un ordine del giorno in quella direzione».

Si sono accodati i renziani e questo di fatto ha saldato il Pd intorno ai due principali sfidanti per la segreteria. Del resto Matteo Renzi vuole evitare a ogni costo il ritorno al proporzionale e come spiega il senatore Andrea Marcucci «se esiste una maggioranza per ripristinare il Mattarellum siamo disponibili a verificarla».

La maggioranza, almeno in commissione, ci sarebbe. L'ordine del giorno per il ritorno alla vecchia legge è stato presentato, per un paradosso che racconta molto del dibattito folle sulla riforma elettorale, da Roberto Calderoli, ovvero l'inventore del Porcellum. Con i voti di Lega, Pd, Scelta civica e Sel, il Mattarellum può passare. Ma i tempi sono lunghi.

Mercoledì prossimo si riunisce l'ufficio di presidenza della Affari costituzionali. La commissione, per il voto, potrebbe riunirsi la settimana successiva, forse il 26. Ma il 27 a Palazzo Madama si vota la decadenza di Berlusconi e l'intero Parlamento è appeso a quella scadenza. Il 3 infine arriva la decisione della Corte costituzionale.

Il governo, in questa fase, può permettersi di frantumare la maggioranza con un voto che escluderebbe il centrodestra? Quale tipo di Pdl si presenterà al momento della verità? Troppe domande intorno al Mattarellum perché abbia vita facile. Tanto più che al momento del voto in aula, i numeri sarebbero di nuovo ballerini.

Senza contare l'opposizione netta dell'esecutivo che emerge dalle parole di Dario Franceschini: «Il Mattarellum è solo uno slogan. Se qualcuno si vuole tenere le larghe intese per sempre non c'è sistema migliore. Con tre forze che non superano il 30 per cento, quello sarebbe l'esito scontato: la totale ingovernabilità».

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento è durissimo: «Ora si sono tutti innamorati di quella legge, ma non funzionerebbe mai». Secondo Franceschini, «ormai meglio aspettare la Consulta». La proposta del Pd rimane «il doppio turno di coalizione». Poteva essere anche la clausola di salvaguardia in attesa di una riforma compiuta della Costituzione. Poi però sono scesi in campo i proporzionalisti «e l'unica proposta fattibile è diventata il Maialinum», osserva Franceschini. Un altro errore.

Insomma, meglio fermarsi e aspettare. Ma fino a quando? Il Quirinale preme per una soluzione. Enrico Letta ora tace, dopo aver provato a lanciare il decreto. La sua posizione personale però è nota: da sempre è un sostenitore del Mattarellum. La verità è che l'accordo con il Pdl (o quel che ne rimarrà) si può realizzare solo attraverso un sistema "ispanico": proporzionale con liste bloccate ma corte ed eventuale premio di maggioranza soltanto per chi supera il 40 per cento.

A questo modello si è riferito ieri il ministro delle Riforme Gaetano Qaugliariello, polemizzando con Bersani: «Sto vedendo il film della volta scorsa. Qualcuno lavora per l'intesa, mentre altri, dello stesso partito, vogliono farla fallire». Stavolta il colpevole sarebbe Matteo Renzi (che pure è il candidato sostenuto da Franceschini). Il quale ha annunciato una sua proposta diversa da tutte le altre: il sindaco d'Italia.

Come si vede, è un guazzabuglio inestricabile. Con la variabile della Corte costituzionale, che osserva giorno per giorno le formichine impazzite che girano intorno alla legge elettorale. Per Francesco Sanna, uno dei principali collaboratori di Letta, la paralisi dei partiti avrà un peso nella scelta del 3 dicembre. «Se la politica non riesce a fare da sola - avverte - i giudici costituzionali ne terranno conto».

 

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