roberto dagostino d'agostino dago giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini enrico letta matteo renzi carlo calenda

“CALENDA MI SEMBRA UN BIPOLARE CON DISTURBO DI PERSONALITÀ. È ‘BULLO DA SOLO’” - DAGO FA LA MESSA IN PIEGA AI POLITICI: “LETTA HA TANTI DIFETTI: NON HA CAPITO CHE BISOGNA PARLARE PER SLOGAN - RENZI HA IL CARATTERE DI UN PROVINCIALE FRUSTRATO, CHE VORREBBE FARSI ACCETTARE, NON CI RIESCE E FA LO SPACCONE - CONTE? NON SI È RESO CONTO CHE GRILLO GLI STA RESETTANDO IL M5S E ASPETTA CHE PASSI IL SUO CADAVERE - SALVINI E BERLUSCONI? NESSUNO DETESTA GIORGIA MELONI COME LORO. QUESTI NON HANNO CAPITO CHE L’ITALIA È UN PAESE A SOVRANITÀ LIMITATA. TUTTO SI DECIDE A BRUXELLES O A WASHINGTON. SE LAGARDE SMETTE DI COMPRARE BOT ITALIANI, FINIAMO CON IL SEDERE PER TERRA - LE ELEZIONI ITALIANE SARANNO OSSERVATE DALL’INTELLIGENCE DI TUTTO IL MONDO"

Alberto Mattioli per “La Stampa”

 

roberto d agostino

“Macché aprile, è agosto il più crudele dei mesi. Ma come? Io me ne stavo tranquillo al mare, e il Churchill dei Parioli dà il calcio sui maccheroni del centrosinistra e rinnega l’accordo? Aho’, sarà l’estate, ma a me sembra che le sinapsi di tutti stiano girando al contrario…».

 

Le sue invece funzionano benissimo. Con Roberto D’Agostino il problema non è farlo parlare: è farlo smettere. Alluvionale, divagante, divertente, certo: ma sempre benissimo informato e molto lucido. Del resto, i politici italiani si dividono in due categorie: quelli che ammettono di leggere Dagospia e quelli che mentono (anzi, ce n’è anche una terza: quelli che a Dagospia telefonano pure...).

carlo calenda matteo renzi

 

Dunque, dicevamo del Churchill dei Parioli.

«No, da adesso Carlo Calenda è Bullo da solo. Per carità, nel suo pieno diritto di fare tutti gli strappi, strappetti e strapponi che vuole. Però sembra quel signore che vedeva arrivare il diluvio universale ed era indeciso se uscire con l’ombrello…».

 

Ma alla fine è lui che ha rotto con Letta o Letta con lui?

CARLO CALENDA MATTEO RENZI

«Ah, qui Freud ci avrebbe scritto quattro libri, che so, una Psicopatologia della politica quotidiana. Calenda mi sembra un bipolare con qualche disturbo di personalità. O forse non ha capito che quella che Letta gli offriva non era un’alleanza politica, ma sui numeri. Un Fronte repubblicano, come lo chiama Marcello Sorgi. In Francia lo si fa al secondo turno, quando tutti si uniscono per impedire che vinca Le Pen. In Italia, dove il secondo turno non c’è, prima del primo, per impedire che stravinca Meloni».

 

Circostanza che pare scontata.

ENRICO LETTA CARLO CALENDA

«Sì. Però io dei sondaggi non mi fido troppo. Sono cento telefonate, fatte oltretutto a numeri fissi, tipo telefono della nonna. Infatti a ogni elezione escono gli articoli sui sondaggisti che non avevano previsto questo o quello…».

 

Non divaghiamo. Letta avrà qualche responsabilità pure lui…

«Il Sotti-Letta? Poverino, ci ha provato. Ha tanti difetti, il primo dei quali è che non ha capito che in tivù o sullo schermo di un telefonino bisogna parlare per slogan. Un articolo è troppo complesso, bisogna limitarsi a occhiello, titolo e catenaccio, e forse è troppo anche così. L’alleanza gli è esplosa in mano perché hanno tutti degli ego sovradimensionati. Anche la Dc erano almeno cinque partiti in uno, ma composti da gente con le rotelle a posto. E invece qui Italia Calenda est».

matteo renzi carlo calenda

 

E Renzi?

«Renzi mi ricorda uno che vince alla lotteria e perde il biglietto. Ma come? Porta il Pd al 40 per cento e poi lo distrugge? Ha talento, dicono. Vero: ma in politica più del talento conta il carattere. E il suo è quello di un provinciale frustrato, che vorrebbe farsi accettare, non ci riesce (a Firenze, poi, la città più classista d’Italia, dove Renzi resta quello che viene dal contado) e allora fa lo spaccone. Alla fine, farà l’alleanza con Calenda e poi naturalmente litigheranno».

 

Resta Conte.

giuseppe conte

«Poverino, non si è reso conto che Grillo gli sta resettando il Movimento. Infatti Grillo sta zitto, non fa campagna, si gode le vacanze a Porto Cervo e sulla riva della Costa Smeralda aspetta che dopo la disfatta passi il cadavere del Ciuffo catramato. Conte finirà come senatore semplice a raccontare a tutti di quando contava qualcosa e parlava con Merkel… Lo fa già».

 

Davvero?

«Sì. È stato l’unico italiano beneficiato dalla pandemia, altrimenti mai sarebbe finito a Palazzo Chigi. Fra un po’ inizierà a rivedere i filmini di quando andava al G8, come le dive sul viale del tramonto. Del resto, da anni propongo l’istituzione di una specie di San Patrignano per i celebro-lesi caduti».

 

GIORGIA MELONI

Avanti a destra, allora: Giorgia Meloni.

«Su di lei c’è un mistero».

 

Quale?

«Perché non dica chiaro e tondo: io sono antifascista. Ha già detto che è atlantista, europeista, pro Ucraina. Quando le chiedono dell’antifascismo, parte sempre con la supercazzola del passato consegnato alla storia e così via. Ma dilla, ‘sta frase, no? Perché non la dice?».

 

Perché mezzo partito non gradirebbe.

SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI

«E allora è vero che con una classe dirigente di La Russa e Santanché assortiti non va da nessuna parte. Crosetto ha detto proprio a La Stampa che gli uomini per governare li hanno ma non sono noti. Sarà. Però ricordo che, alle amministrative a Roma, Meloni ha candidato un impresentabile tribuno radiofonico, oltretutto laziale. Ve lo ricordate Michetti? Vero che, nella stessa tornata, a Milano Salvini ha candidato Bernardo, il pediatra con la pistola caro a Ronzulli. Roba da matti».

 

Salvini e Berlusconi?

«Il Truce e il Banana? Gli unici due veri antifascisti d’Italia, nel senso che come detestano loro Giorgia non la detesta nessuno. Salvini in privato la chiama “Rita Pavone”».

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI

Però sono loro ad avere provocato le elezioni e il probabile ingresso di Meloni a Palazzo Chigi.

«A Salvini qualcuno ha fatto presente che, continuando così, era tutt’altro che certo che nel 2023 sarebbe stato ancora il segretario della Lega. A Berlusconi le badanti Ronzulli e Fascina hanno fatto balenare la possibilità di prendersi una rivincita, anche perché nel frattempo Gianni Letta non viene più ascoltato, è stato estromesso dai consiglieri. Ma il suo vero pensiero sugli alleati Silvio l’ha detto un anno fa in un momento di residua lucidità: Meloni o Salvini a Palazzo Chigi? Ma che scherziamo?».

 

Invece ci andranno. Ma un governo Meloni quanto durerebbe?

salvini e berlusconi in conferenza stampa

«Mah. La destra vincerà per forza, con tutto l’aiuto che le sta dando la sinistra… Ma questi non hanno capito che l’Italia è un Paese a sovranità limitata. Dove si decide davvero, a Bruxelles o a Washington, l’idea che vadano al potere a Roma due amiconi di Putin come Salvini e Berlusconi non piace tanto. Mai le elezioni italiane saranno osservate dall’intelligence di tutto il mondo come queste. Meloni ha sbagliato a dare l’intervista alla Fox: è la tivù più vicina a Trump, invece di rassicurare ha ulteriormente preoccupato i poteri forti. Ma basta che Lagarde smetta di comprare Bot italiani e finiamo tutti con il sedere per terra».

lagarde

 

Non sembra molto ottimista.

«Per nulla. Siamo sull’orlo del burrone. Anzi, visto che sono al mare a Sabaudia, siamo sull’orlo del burino».

INTERVISTA DE LA STAMPA A DAGO

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…