giorgia meloni manfred weber ursula von der leyen antonio tajani

APPENA NATO, È GIÀ SVANITO IL SOGNO DELLA SORA GIORGIA DI DIVENTARE LA NUOVA MERKEL – NON HA FATTO IN TEMPO A FAR CAPOLINO AL PARLAMENTO EUROPEO, LA VAGHEGGIATA ALLEANZA DI DESTRA TRA I POPOLARI DI WEBER-TAJANI E I CONSERVATORI DI MELONI, CHE È STATA SUBITO SFANCULATA – COSÌ LA REGINA DELLA GARBATELLA, PUR DI ALIMENTARE IN PATRIA LA NARRAZIONE DELLA SINISTRA EUROPEA SBATTUTA ALL’OPPOSIZIONE, ALLARMATA COM’E’ PER LA PROPAGANDA ANTI-ESTABLISHMENT DEL GRUPPO SALVINI-LE PEN-AFD, È FINITA STRITOLATA DAL SISTEMA BRUXELLES CHE ORMAI NON NE FA PASSARE UNA, DALLA TUNISIA-MIGRANTI AL MES-PNRR…

DAGOREPORT

giorgia meloni al vertice nato di vilnius

Nonostante le elezioni europee siano tra un anno, giugno 2024, e in quel di Bruxelles, a parte gli euro-parlamentari che hanno paura di andare a casa e perdere il dovizioso stipendio, non importi a nessuno, il trio Meloni-Tajani-Weber ha deciso di iniziare (con un anno di anticipo) la battaglia per mandare all’opposizione nientemeno che il partito socialista europeo (PSE).

 

E giù interviste e dichiarazioni nelle quali i tre pimpanti paraguayos scodellano l’idea di una nuova alleanza tra i popolari europei (PPE, guidati da un Manfred Weber in gran declino tra i democristiani della CDU tedesca) e i conservatori (ECR), capitanati da Meloni con polacchi e ungheresi del filo-Putin Orban al seguito, per mandare all’opposizione i socialisti, così loro potranno decidere tutte le caselle importanti, dal Presidente ai commissari etc.

 

manfred weber antonio tajani

Una teoria tutta da dimostrare, visto che i popolari e i conservatori, secondo gli ultimi sondaggi, è quasi impossibile che riescano a prendere una maggioranza autonoma. Come racconta l’ottimo Claudio Tito su “Repubblica” nel pezzo a seguire, il Parlamento europeo ha assestato un colpo fatale alla vagheggiata alleanza di destra tra i popolari e i Conservatori di Giorgia Meloni.

 

EMMANUEL MACRON OLAF SCHOLZ

Qualche anima pia avvisi i tre tapini che i negoziati non si fanno in parlamento bensì tra Stati membri in Consiglio. E dopo il voto del giugno 2024, non cambierà nulla: il liberale Macron e il socialista Scholz saranno ancora al loro posto e negozieranno il presidente della commissione. Come fece la Merkel con la sua discepola Ursula von Der Lyen. E lor signori non hanno nessunissima intenzione di dare alla Ducetta de’ noantri le chiavi della UE.

 

GIORGIA MELONI IN VERSIONE ANGELA MERKEL - FOTOMONTAGGIO BY DAGOSPIA

Per questa ragione, molti popolari che preferiscono i socialisti ai conservatori (visto che sono alleati da decenni), oltre a Macron e Scholz e gli apparati di Bruxelles, vivono questa melonata con Weber e Tajani con esplicito fastidio. Ma dato che anche a Bruxelles funziona il “non si sa mai”, preferiscono fermarla sul nascere combattendo la Meloni e indebolendola sin da ora.

 

Qualcuno potrebbe obiettare che Macron andrebbe solo a guadagnarci se la maggioranza PPE-ECR avrà bisogno dei voti dei liberali di Renew. Ma il presidente francese per primo non gradisce tale alleanza, perché sa bene di non riuscire a controllare il gruppo di Renew in europarlamento, troppi liberali non lo seguono più e vorrebbero anche loro l’alleanza con il PPE isolando il PSE. Macron e Scholz preferiscono l’usato garantito della Von Der Lyen che metterebbe d’accordo socialisti, popolari, verdi e liberali.

 

MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI

Amorale della fava: pur di alimentare in patria la narrazione della sinistra europea sbattuta all’opposizione, e nello stesso tempo allarmata per la propaganda anti-establishment del gruppo europeo composto da Salvini-Le Pen-AFD, la Ducetta è finita nel mirino di Bruxelles che ormai non ne fa passare una, dalla Tunisia-migranti al Mes e Pnrr.

 

LA GRANDE SCONFITTA DI WEBER FRENA IL PROGETTO DI ALLEANZA TRA POPOLARI E DESTRA DI MELONI

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

«È la più grande sconfitta di Manfred Weber». Questa frase è stata ripetuta costantemente ieri a Strasburgo. Perché il via libera del Parlamento europeo al testo “Nature” ha soprattutto assestato un colpo alla linea del presidente del Ppe. Alla vagheggiata alleanza di destra tra i popolari e i Conservatori di Giorgia Meloni. […]

MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022

 

Perché questa, oltre ad essere una partita di Frans Timmermans, il “padre” olandese del Green Deal, era pure la grande scommessa di Von der Leyen. Anche lei popolare e tedesca, acerrima nemica del suo “collega” di partito Weber. Nel braccio di ferro, quindi, si è consumata anche una lite tutta interna al Ppe. Senza esclusione di colpi.

 

[…] Gli effetti, allora, del disco verde acceso ieri a Strasburgo (oltre all'approvazione del provvedimento che rappresenta una parte importante del Green Deal) sono sostanzialmente tre.

 

roberta metsola giorgia meloni

Il primo riguarda la linea politica del Ppe. Si è dimostrato che l'ipotesi di costruire una futura maggioranza tra popolari e conservatori non ha una base praticabile già ora e non solo dopo le elezioni europee. C'è un pezzo importante del Ppe, dagli irlandesi ai polacchi dagli scandinavi ai cechi, che non può accettare un'alleanza con la destra del gruppo conservatore (Ecr) di Meloni.

 

Addirittura l'unico deputato popolare maltese ha preferito astenersi nonostante l'appello della connazionale Roberta Metsola, presidente del Parlamento Ue. I 21 dissidenti popolari rappresentano infatti proprio questa forma di malessere. Che Weber non controlla e non ha previsto.

 

giorgia meloni ursula von der leyen

Il secondo effetto si concentra sulla presidenza della Commissione europea. Weber da tempo cerca di disarcionare Von der Leyen. Sta lavorando per impedirle un secondo mandato alla guida dell'esecutivo europeo dopo le europee del 2024. In privato non ha mai nascosto di aspirare a quel ruolo o di fare il “king maker” per un altro popolare.

 

L'eventuale intesa con i Conservatori serviva proprio a cambiare l'equilibrio politico e disarticolare la cosiddetta “maggioranza Ursula” che ha portato all'elezione di Von der Leyen nel 2019. Questa prospettiva, a questo punto, è stata riscontrata archiviata. La “coppia” Von der Leyen-Timmermans ha di fatto battuto quella composta da Weber e Meloni.

ursula von der leyen con Frans TIMMERMANS e greta

 

E questo è il terzo effetto. Lo spostamento a destra dei Popolari si è progressivamente accentuato dopo la vittoria del centrodestra in Italia. Anche per la premier italiana, che ha schierato tutta la sua maggioranza contro il testo “Nature”, questa era l'occasione per entrare nel grande scacchiere del potere europeo. Ha puntato le sue fiches sullo slittamento a destra del Ppe. Ma ha fallito. E la strada per una nuova coalizione in grado di pilotare le prossime nomine nelle Istituzioni europee ieri le è stata sbarrata. Almeno per ora.

 

Nello stesso tempo Timmermans ha dovuto cedere su diversi punti del suo testo. Molti emendamenti presentati dai liberali di Renew sono stati accolti e ora dovranno essere di nuovo negoziato con i governi (Consiglio Ue). Ma questo è comunque un danno collaterale rispetto al rischio di far saltare del tutto il Green Deal. Senza dimenticare che il leader di Renew è il presidente francese, Emmanuel Macron.

mateusz morawiecki e giorgia meloni a varsavia

 

Il patto tra l'Eliseo e il Cancelliere tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz, esce intatto da questa battaglia parlamentare. E ha posto le premesse per orientare il prossimo anno i vertici istituzionali dell'Unione. A cominciare dall'indicazione della guida della Commissione. Perché sarà il Consiglio europeo a designare la candidatura. E la sconfitta di Weber a maggior ragione porta alla conferma della “maggioranza Ursula” e della stessa Von der Leyen.

ULTIMO FANGO A PARIGI - MEME BY EMILIANO CARLI

joe biden giorgia meloni vertice nato vilnius 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...