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DAGOREPORT – LA MELONA DOVREBBE SPEDIRE PANETTONI E SPUMANTE A CONTE & TRAVAGLIO: È SOLO GRAZIE A UNA OPPOSIZIONE DISUNITA CHE PUÒ SPADRONEGGIARE – I GRANDI VECCHI DELLA POLITICA CERCANO DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE DA AFFIANCARE AL PD EVANESCENTE DI ELLY SCHLEIN. E DAL CILINDRO DI PRODI E' USCITO IL NOME DI ERNESTO MARIA RUFFINI – SE RENZI E' DISPONIBILE, CALENDA NO. MA SUL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE FIOCCA LO SCETTICISMO: COME PUÒ UN ESATTORE DEL FISCO RACCOGLIERE IL CONSENSO DEGLI ITALIANI CHE, AL PARI DELLA DUCETTA, CONSIDERANO LE TASSE "UN PIZZO DI STATO"?

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ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI

Se Giorgia Meloni può permettersi di cantarsela e suonarsela come più le aggrada, è solo per la totale assenza di una opposizione politica degna di questo nome. E' succede proprio quando, per la prima volta in Italia, a Palazzo Chigi comanda una destra dalla postura autoritaria, non quella "democristiana" alla Berlusconi-Letta-Frattini.

 

Elly Schlein guida un Pd che rosicchia mezzi punti, malgrado sia in possesso di una leadership mediaticamente sfollagente, distante anni luce dalla capacità dialettica della Meloni.

 

In compenso, la multigender con tre passaporti è molto presa a far fuori le correnti del suo partito (Bonaccini, Franceschini, Orlando, Guerini) per imporre il suo circoletto (Marta Bonafoni, Chiara Braga, Alessandro Zan, Annalisa Corrado). Non fiata da settimane, e quando lo fa, ci rifila qualche banalità.

 

Il cosiddetto terzo polo è un ammasso di macerie dominati dagli ego espansi di Renzi e Calenda, mentre il Movimento 5 Stelle è la gioia di Giorgia Meloni: grazie al duplex Conte-Travaglio, il partito sta prendendo una deriva cazzonista-isolazionista (sono "progressisti indipendenti" nel senso che progressivamante si allontanano dal formare una opposizione col Pd, schifando Renzi e Calenda).

 

GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJU

In questo scenario, non ci si può aspettare che a fare da baluardo al tatticismo autoritario della Ducetta ci pensino i Gianni e Pinotto della sinistra, Bonelli e Fratoianni.

 

Una landa desolata, quella dell’opposizione, a cui Giorgia Meloni dovrebbe erigere statue e spedire panettoni.

 

Qualche responsabile in politica, per fortuna, ancora c’è. Grandi Vecchi come Amato, Prodi, Draghi, che sanno come funziona il mondo, al punto da aver compreso che l’assenza di un’opposizione è innanzitutto un danno per chi governa, e per l’intero sistema Paese. Ma la vispateresa Elly si guarda bene di chieder loro consiglio.

 

ernesto maria ruffini

Senza un argine di controllo, qualunque maggioranza esonderebbe. Per questo motivo c’è chi da mesi lavora alla costruzione del famigerato centro da schierare a supporto del Pd.

 

Il nome di Ernesto Maria Ruffini come federatore dell’area moderata è uscito dal cilindro di Romano Prodi, che fu l'unico a essere riuscito a federare quel guazzabuglio di sinistre varie e centri avariati chiamato prima Ulivo, poi Unione.

 

L'ex “Mortadella” sa bene che Renzi e  Calenda sono due micce bagnate, al pari di Goffredo Bettini, che, inutilmente, ha più volte provato a lanciare Francesco Rutelli come dominus del centrotavola (ma sul nome dell’ex sindaco di Roma e inventore della Margherita il primo a mostrare scetticismo è stato - pensate un po' - il suo ex ''portaborse'', Paolo Gentiloni).

 

calenda renzi

All’ipotesi Ruffini, Matteo Renzi ha mostrato una certa disponibilità: fu lui nel 2015 a chiamarlo a Equitalia, che poi due anni dopo sarebbe diventata, sotto la sua guida, Agenzia delle Entrate.

 

I rapporti tra i due sono ancora buoni, al punto che Matteonzo non avrebbe ritrosie a mettere a disposizione di Ruffini quel poco che resta di Italia Viva. Per niente convinto a farsi da parte, in pieno furore egolatrico, è Carlo Calenda.

 

Il “Churchill dei Parioli” non intende minimamente mollare Azione e dedicarsi al piccolo punto. Lo ha fatto capire annunciando la ricandidatura alla segreteria del partito e irridendo la ricerca di un nuovo leader d’area: "Ma 'Napo orso capo e Amedeo Nazzari' li avete sondati per il centro? Fa abbasta sorridere questo tentativo del Pd e appendici varie di fare un casting per la costruzione del loro cespuglio di centro a servizio della sinistra melanchoniana".

 

Lo scetticismo di Calenda non è peregrino: sono in molti a chiedersi se Ruffini, che ha già dato la sua disponibilità (al punto che sono state già chieste le sue dimissioni dall’Agenzia delle Entrate), sia l’uomo giusto per mettere insieme un’area politica finora si è persa in mille rivoli. Ruffini possiede lo standing politico ma è preceduto dalla sua scomoda fama di esattore: come può l’uomo che finora ha preteso soldi dagli italiani, ora chiedere i loro voti? Sarà bravo a racimolare preferenze come lo è stato a stanare gli evasori?

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