matteo salvini andrea de gennaro alfredo mantovano giorgia meloni

DAGOREPORT! E SALVINI SBROCCO': “MA QUI COMANDA MANTOVANO!” – LA TENSIONE TRA MATTEO E GIORGIA, GIA' ALLE STELLE DALL'INIZIO DELLA LEGISLATURA, HA RAGGIUNTO LIVELLI DI GUARDIA AL CONSIGLIO DEI MINISTRI DELLA SCORSA SETTIMANA, IN CUI SI È TROVATO “L’ACCORDO” PER LA NOMINA DI ANDREA DE GENNARO ALLA GUARDIA DI FINANZA E DI VITTORIO PISANI A CAPO DELLA POLIZIA - IL DURISSIMO FACCIA A FACCIA, CON LA PREMIER CHE HA PRESO DI PETTO IL LEGHISTA E GLI HA LANCIATO L’ULTIMATUM: “SE TU TI OPPONI A DE GENNARO, NOI CI OPPONIAMO A PISANI”. E A QUEL PUNTO SALVINI HA DOVUTO FARE PIPPA – IL PIANO (FALLITO) DI PIANTEDOSI: GIANNINI ALL'AISI - NE VEDREMO DELLE BELLE DA QUI ALLE EUROPEE TRA GIORGIA E IL SUO “NEMICO PIÙ INTIMO” MATTEO

SALVINI MELONI IRONIA SU FAZIO

DAGOREPORT

Non solo l'Europa del Mes e del Pnrr e l'America che l'aspetta al varco sulla disdetta alle cineserie della Via della Seta. Altri siluri al giovane regno di Giorgia Meloni sono di natura prettamente domestica, legati a quel che potrà succedere da qui alle elezioni europee del giugno 2024 tra lei e il suo “nemico più intimo”, alias Matteo Salvini.

 

I risultati delle amministrative hanno confermato i rapporti di forza già emersi alle politiche di settembre 2022: Fratelli d’Italia è saldamente il primo partito del centrodestra e la Lega, nonostante la linea “responsabile” del Capitone (via le felpe, avanti con giacca e cravatta), non cresce nei sondaggi e nelle urne. Cosa che ovviamente fa impazzire Salvini e lo rende imprevedibile.

 

andrea de gennaro

Un guaio in più per Giorgia Meloni, che si risparmierebbe volentieri una faida interna al governo - lo scontro sull’autonomia e l’ultimatum di Zaia consegnato oggi alla “Stampa” (“Se non passasse l’autonomia, verrebbe meno la maggioranza”) ne sono un esempio.

 

La tensione tra Giorgia e Matteo ha toccato livelli di guardia durante il consiglio dei ministri in cui si è discusso della nomina del nuovo comandante generale della Guardia di Finanza, e di quella del vicedirettore dell’Aisi, Vittorio Pisani, a capo della Polizia.

 

matteo salvini giorgia meloni matteo piantedosi 2

Durante quel Cdm, mentre il ministro dell’economia, l'inutile Giorgetti, era in volo verso il G7 di Tokyo,  gli animi si sono surriscaldati. Perfino il ministro dell’Interno, caro a Salvini, Matteo Piantedosi era d’accordo sulla nomina di Andrea De Gennaro alla guida delle Fiamme Gialle, mentre era contrario davanti all’ipotesi di rimuovere anzitempo Lamberto Giannini (fedelissimo di Franco Gabrielli) dalla guida della Polizia.

 

VITTORIO PISANI

La tesi di Piantedosi puntava ad attendere la scadenza naturale del mandato di Mario Parente alla guida dell’Aisi, tra undici mesi, per promuovere Giannini alla guida dei servizi interni, e solo a quel punto traghettare Pisani al vertice del corpo di pubblica sicurezza, evitando così l’anomalia di avere un ex capo della Polizia “retrocesso” a fare il prefetto di Roma.

 

FRANCO GABRIELLI LAMBERTO GIANNINI

Un piano di buon senso, quello del ministro irpino, che ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini che, subodorando un risultato elettorale non esaltante, voleva a tutti i costi portare a casa subito la sua bandierina, cioè Pisani, come aveva fatto anche con le nomine nelle partecipate di Stato, puntando i piedi per avere Flavio Cattaneo amministratore delegato dell’Enel, ultimo arrivato sotto le bandiere della Carroccio dopo il fallimento, attraverso il suo mentore La Russa, di arrivare davanti alla scrivania della Sora Giorgia.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Il leader della Lega ha avuto molto da ridire sulla scelta di Andrea De Gennaro come nuovo comandante generale della Guardia di Finanza, che ha la “colpa” di essere il fratello del più famoso, celebre e chiacchierato Gianni, a sua volta ex capo della Polizia, ex Servizi ed ex presidente di Leonardo.

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI

Quel che non andava giù a Salvini era (ed è) la forte influenza sulla Meloni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che era orientato per ragioni di discontinuità all'interno del corpo delle Fiamme Gialle sulla scelta di De Gennaro. Dall'altra parte, Giorgetti e Salvini avrebbero preferito il generale Umberto Sirico, adepto della linea Zafarana. Salvini ha tenuto a precisare che la nomina era di competenza del Mef e che, essendo il titolare del dicastero il leghista Giorgetti, e per di più fuori per missione, bisognava attendere il suo ritorno.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

A quel punto, Giorgia Meloni lo ha preso di petto, rintuzzandolo: “Certe nomine si condividono e il Presidente del Consiglio dice la sua”. Salvini, spiazzato da questa intemerata, a quel punto ha chiesto alla premier di far uscire dalla stanza la di lei  "mente" Mantovano.

 

Rimasti soli, Salvini ha manifestato la sua insofferenza (eufemismo) per lo “strapotere” dell'ex magistrato pugliese, ora sottosegretario: “Ma qui comanda Mantovano?!”, ha berciato per convincerla  a non procedere, fino al ritorno in patria di Giorgetti, alla nomina di De Gennaro. E invece il “Capitone” ha dovuto fare pippa.

 

giancarlo giorgetti ignazio la russa giuseppe zafarana

La Meloni gli ha sottolineato che lei, con Luciano Violante, “gran sussurratore” di Mantovano, e con l'"eminenza grigia" Gianni De Gennaro, non ha rapporti personali.

 

Ha chiarito che la scelta è ricaduta su De Gennaro solo per dare un segnale di discontinuità rispetto alla lunga gestione Zafarana, tre mandati durante i quali qualche tensione all’interno della Finanza c’è stata (nomina di Francesco Greco a capo di Stato Maggiore).

 

Per consolarlo, Giorgia ha sottolineato che  Andrea De Gennaro, al termine del mandato, per ragioni anagrafiche (63 anni), non potrà essere prorogato.

 

GIORGIA MELONI LUCIANO VIOLANTE

Dopo questo “spiegone”, Giorgia Meloni ha calato l’asso di briscola. Della serie: “Senti bello: se tu ti opponi a De Gennaro, noi ci opponiamo alla nomina di Pisani”. E a quel punto, il segretario della Lega ha dovuto accettare, contro voglia, il do ut des. Un boccone amaro che in futuro potrà diventare indigesto...

 

POST SCRIPTUM

francesco lollobrigida alfredo mantovano a cutro

Tra Salvini e Mantovano non scorre da un pezzo un gran feeling. Vi ricordate lo scazzo sul decreto Cutro? Nella prima bozza, il silente sottosegretario aveva trasferito le funzioni per il controllo dei flussi migratori dalla Guardia Costiera, inquadrata nell’ambito del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti al cui vertice c’è proprio il leader del Carroccio, alla Marina militare, che è sotto il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto. Un articolo che sparì dalla versione “definitiva” del decreto per volere della Lega, che avrebbe perso il monopolio della sorveglianza in mare, attualmente gestito dalla Guardia Costiera in mano a Salvini.

 

2. IL PROGETTO DEL CARROCCIO FA LITIGARE LA COALIZIONE

Estratto dell'articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

gianni de gennaro

La bozza uscita dall’ufficio tecnico del Senato sulle pecche della riforma sull’autonomia regionale differenziata voluta dalla Lega ha aperto una polemica velenosa. Ma non tanto e non solo tra il partito di Matteo Salvini e le opposizioni: quella era prevedibile e scontata.

 

A sorprendere sono le accuse neppure troppo larvate che i leghisti hanno rivolto agli alleati, non escludendo che «una manina» abbia fatto filtrare il testo per stracciare la «bandiera» del leghismo. Indiziati: il partito di Giorgia Meloni ma anche i berlusconiani.

 

matteo salvini roberto calderoli

[...] Ma in generale, l’incidente è stato accolto da un silenzio tombale. [...] L’episodio potrebbe essere derubricato come un pasticcio senza strascichi, anche perché il Senato ha teso a minimizzarlo. Ma non è bastato. È come se quelle critiche avessero dato voce a una perplessità diffusa e trasversale esistente nella maggioranza.

 

[...] c’è grande freddezza tra gli alleati. Il timore è che per inseguire una legge considerata rischiosa per l’unità del Paese, la Lega regali un tema elettorale agli avversari: in particolare nel Mezzogiorno, ma non solo. [...] Rimane l’irritazione, per usare un eufemismo, di una Lega sospettosa; e decisa a capire se si tratta di una manovra alleata per affossare una riforma come minimo controversa. Se si consolidasse questa lettura, si potrebbero avere contraccolpi sul sistema presidenziale voluto invece dalla premier Meloni.

SALVINI MANTOVANO CALDEROLI E LOLLOBRIGIDA AI FUNERALI DI ROBERTO MARONI

 

 

Il Carroccio ha sempre parlato di contestualità tra i due progetti: se cade uno, cade anche l’altro. Difficile fare previsioni. Ma da una parte l’inesperienza, dall’altra la fretta fanno affiorare una certa difficoltà anche nella redazione materiale delle leggi. I rilievi arrivati ieri dalla Ragioneria generale sul decreto del governo che metteva insieme salute e bollette ne sono l’ultimo esempio. Sembrano quasi un monito a preparare l’eventuale riforma della Costituzione in modo adeguato.

gen andrea de gennaro foto mezzelani gmt 007

valditara locatelli salvini giorgetti calderoli

 

 

generale umberto sirico

 

SALVINI MANTOVANO CALDEROLI E LOLLOBRIGIDA AI FUNERALI DI ROBERTO MARONI

 

vittorio pisani

 

luciano violante giorgia meloni foto di bacco

 

 

vittorio pisani (a destra) durante l arresto di michele zagaria

andrea de gennaro

vittorio pisani il giorno dell arresto di michele iovine

pino insegno ad ancona con giorgia meloni matteo salvini antonio tajaniGIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI meloni salviniLA VISITA DI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A SILVIO BERLUSCONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Ultimi Dagoreport

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

conte appendino taverna bettini fassino roberto fico lorusso

INVECE DI COMPORTARSI DA "LADY MACBETH DEI MURAZZI", QUALCHE ANIMA PIA RICORDI A CHIARA APPENDINO CHE DIVENTÒ SINDACA DI TORINO GRAZIE NON SOLO AI GRILLONZI MA SOPRATTUTTO ANCHE AI TANTI VOTI DEL CENTRODESTRA CHE, DETESTANDO FASSINO, VOTARONO LA SPILUNGONA - QUELLA MIRACOLATA DELLA APPENDINO SI DEVE SCIACQUARE LA BOCCA PRIMA DI PARLARE DI GOFFREDO BETTINI COME “IL MALE DEL M5S” PERCHÉ, COME DICE CONTE, MERITEREBBE “UN MONUMENTO”– LO SCAZZO CON LA TAVERNA CHE LE HA RICORDATO COME SE FOSSERO STATE IN VIGORE LE REGOLE DI GRILLO “LEI NON AVREBBE AVUTO CARICHE…”

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...