ursula von der leyen giorgia meloni matteo salvini manfred weber antonio tajani

DAGOREPORT – PER COME SI ERANO MESSE LE COSE, IL 51% DEI CONSENSI PER URSULA VON DER LEYEN ALL’EUROPARLAMENTO È GRASSO CHE COLA. LA COFANA BIONDA TEDESCA SI È DOVUTA BARCAMENARE TRA MANCATI VOTI E SOPRAGGIUNTI VETI, E HA PAGATO L’ALLARGAMENTO DELLA MAGGIORANZA A GIORGIA MELONI – LA DUCETTA CREDE DI ESSERE DIVENTATA IL NUOVO PERNO DI BRUXELLES, MA I VOTI DI FDI SONO SERVITI SOLO PERCHÉ HANNO FATTO SCAPPARE QUELLI DELLA MAGGIORANZA TRADIZIONALE – IL POVERO TAJANI SI È SBATTUTO PER LA SORA GIORGIA: SONO STATI LUI E WEBER A GARANTIRE PER RAFFAELE FITTO. E IN CAMBIO, IN ITALIA, IL MINISTRO DEGLI ESTERI RICEVE SOLO SCHIAFFONI (DAL CANONE RAI AL RISCHIO COMMISSARIAMENTO CON LA BELLONI…)

DAGOREPORT

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN ELLY SCHLEIN - VIGNETTA DEL FATTO QUOTIDIANO

Il 51% dei consensi dell’Europarlamento ottenuto da Ursula Von der Leyen sarà anche il peggior risultato di sempre per un presidente di Commissione, ma ha molte cause e spiegazioni. E non è affatto un risultato piovuto dal cielo.

 

La politica tedesca, dal momento della sua ricandidatura, si è ritrovata in mezzo a molti fuochi e veti incrociati. Si è dovuta barcamenare tra l’esigenza di preservare la sua storica maggioranza (Ppe-Socialisti-Liberali-Verdi) e la necessità di contemperare i nuovi equilibri europei emersi dal voto dello scorso giugno.

 

MANFRED WEBER CON ANTONIO TAJANI AL CIRCOLO DEGLI ESTERI

Tenere a sinistra, aprire a destra. Tenere unito il suo fronte, e allo stesso tempo dialogare con i nemici di sempre. Fino al veto finale del Ppe da parte del tedesco Weber, che sarebbe arrivato a minacciare un voto contrario dei popolari se non fosse arrivata la vicepresidenza a Fitto. Insomma, la povera Ursula ha dovuto fare l’equilibrista. Considerato tutto questo, il 51% appare molto meno incomprensibile.

 

L’oscillazione continua a cui è stata costretta Ursula  ha generato una serie di spaccature a cascata. Il Ppe si è diviso tra chi voleva restare nell’abbraccio dei socialisti e chi, come Manfred Weber, avrebbe preferito un allargamento alle destre.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI

Socialisti e liberali, cioè Scholz e Macron, non volevano alcun tipo di concessione a patrioti e conservatori, e la stessa Meloni, che nella maggioranza Ursula alla fine è entrata, ha avuto un comportamento ondivago: prima ha votato contro la candidatura Von der Leyen, poi, dopo aver incassato la vicepresidenza per Fitto ha votato per il bis.

 

Insomma, un grande marasma che ha finito per scontentare tutti. Persino i popolari spagnoli, incazzati con Ursula per il posto di vicepresidente concesso a Teresa Ribera, ministra dell’esecutivo Sanchez accusata di avere molte responsabilità nel disastro dovuto all’alluvione di Valencia.

 

raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse

Il risultato finale di questo caos ha portato Ursula ad avere i voti contati (Romano Prodi nel 1999 fu eletto con l’88% dei voti, lei solo con il 51%) e a illudere Giorgia Meloni di essere stata determinante per la conferma della Von der Leyen.

 

La Ducetta ora vagheggia di essere diventata il perno, il baricentro degli equilibri europei, ma non si accorge della realtà: i suoi voti sono stati utili, ma solo perché è bastata la sua presenza nella maggioranza Ursula a far scappare gli altri. Il sostegno a Von der Leyen dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia ha infatti scatenato un fuggi-fuggi, con il risultato che sono mancati una settantina di voti tra le sole file di popolari e socialisti (all'interno del Ppe i voti contrari sono stati 25 e gli astenuti 2. Tra i socialisti, i contrari sono stati 25 e gli astenuti 18. Tra i liberali si sono astenuti in sei, nessun contrario).

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7

La sora Giorgia ha anche altre gatte da pelare: deve innanzitutto preoccuparsi del futuro di Ecr. Gli altri partiti del contenitore conservatore (in testa, i polacchi del Pis, nemici pubblici del premier popolare Donald Tusk), a differenza di Fratelli d’Italia, non hanno votato per Von der Leyen. Di conseguenza, il grosso di Ecr, scontento per il camaleontismo della “Thatcher della Garbatella”, potrebbe finire per maritarsi con i “Patrioti” di Salvini e Le Pen.

 

Inoltre, se la Meloni si è ritrovata un vicepresidente esecutivo della Commissione, e ha avuto la strada spianata per avvicinarsi alla maggioranza Ursula, lo deve al lavoro diplomatico di Antonio Tajani.

 

antonio tajani roberta metsola

Il vicepremier si è a lungo speso con il suo amico, Manfred Weber, facendo da garante, verso gli europoteri, sull’affidabilità di Fitto e di Fratelli d’Italia. Peccato che in patria l’ex monarchico si ritrovi a prendere soltanto schiaffoni, su tutti i fronti.

 

La Lega prova a fargli ingoiare la riduzione al canone Rai, gli alleati dicono no al “suo” ius scholae, gli scazzi sull’autonomia differenziata, il rischio commissariamento se arrivasse Belloni agli affari europei, le deleghe di Fitto sul Pnrr che rimarranno a Palazzo Chigi.

 

tajani weber

Insomma, quel merluzzone del ministro degli Esteri si è tanto speso per Fitto e Meloni da sperare in uno strapuntino in Italia, che non è mai arrivato. E così è entrato in modalità belligerante e ha coinvolto il suo amico Weber per ricordare a Meloni e Salvini il suo ruolo cruciale nello sdoganamento in Europa di Fratelli d’Italia. Oggi il crucco, presidente del Ppe, in un’intervista alla “Stampa” ha portato acqua al mulino del forzista: “L’Italia con Fitto ha ottenuto il posto che merita in Europa. Io e Antonio lo abbiamo difeso fino all’ultimo dagli attacchi ed è grazie al Ppe che la sua nomina alla fine è stata confermata”

 

Ps. Non bisogna inoltre dimenticare che Tajani, oltre al rapporto consolidato con Weber, è il padrino politico di Roberta Metsola, che del Parlamento europeo è presidente. E questo legame tra i due ha, e avrà, un peso nelle future dinamiche a Bruxelles e a Strasburgo…

 

MANFRED WEBER - PARTITO POPOLARE EUROPEO - PPE

MANFRED WEBER: “LA LINEA UE DI SALVINI È FALLIMENTARE. CON I CONSERVATORI INTESE POSSIBILI”

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

Il Partito popolare europeo «è il centro di gravità politico» di questa Europa ed è da questa posizione privilegiata che intende governarla. Lo spiega a La Stampa Manfred Weber, leader del Ppe e capogruppo al Parlamento europeo […]

 

Il voto ha portato a una ridefinizione dei confini della maggioranza?

GIORGIA MELONI MANFRED WEBER

«Fatico a capire questo ragionamento. Già a giugno, Von der Leyen aveva presentato un programma molto chiaro basato sulle priorità del Ppe, con in testa la competitività, la sicurezza e lo stop all’immigrazione illegale. Le stesse che poi abbiamo inserito nella piattaforma programmatica.

 

La composizione della Commissione riflette quelli che sono i temi sul tavolo e le priorità. Non c’è nemmeno un commissario dei Verdi, mentre con Fitto abbiamo un vicepresidente esecutivo italiano che è membro dei Conservatori. La realtà in Europa è che il Ppe è il centro di gravità politico e con questo approccio noi la governeremo».

 

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN

Sì, ma quali sono i confini della maggioranza? […]

«La gente per strada mi ferma per chiedermi degli oneri burocratici di cui gli agricoltori devono farsi carico, dei costi per l’industria legati alla trasformazione dell’economia, dell’inflazione... Queste sono le vere preoccupazioni che dovrebbero spingerci ad occuparci della sostanza. Abbiamo costituito una piattaforma politica con liberali e socialdemocratici e partirò chiaramente sempre da qui, dal centro. Ma dobbiamo anche rispettare la cultura politica di questo Parlamento europeo, che richiede un maggior coinvolgimento, non separando sempre in modo netto maggioranza e minoranza, ma dando a ogni eurodeputato un ruolo».

 

IL VOTO DI MELONI ALLA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY GIANNELLI

Quindi non se la sente di garantire ai suoi partner socialisti e liberali che non cederete alla tentazione di dar vita a maggioranze alternative con l’estrema destra?

«Il Ppe è il partito dei padri fondatori dell’Europa, abbiamo delle linee rosse molto chiare. C’è una barriera netta: nessuno dei Patrioti o del gruppo Esn ha un ruolo istituzionale in Parlamento.

 

Gli estremisti non avranno alcun potere sui contenuti, sui negoziati e sulla definizione dell’agenda di questo Parlamento. Sono isolati e senza alcuna influenza. Ma gli eurodeputati del partito di Orban, di Salvini e di Le Pen sono stati eletti e hanno diritto di voto: non possiamo privarli di questo.

 

Per avere un centro che funzioni, abbiamo bisogno che i socialdemocratici mantengano un atteggiamento costruttivo. Cosa che troppo spesso non accade perché su molti aspetti sono guidati dall’ideologia e non capiscono le sfide enormi che abbiamo davanti nell’Europa di oggi, come la recessione economica, l’inflazione e l’immigrazione illegale».

 

ROBERTA METSOLA E ANTONIO TAJANI A CATANZARO

Per voi del Ppe, c’è una barriera con i polacchi del PiS, ma non con Fratelli d’Italia: come è possibile stabilire una cooperazione con il gruppo dei Conservatori?

«[…] Consideriamo la parte democratica ed europeista dei Conservatori come un possibile partner per progetti legati alle politiche, il che è il caso anche in Italia con il governo di Giorgia Meloni. Ma ovviamente, nel gruppo Ecr, non sono tutti come Meloni e Fiala».

 

Gli eurodeputati leghisti hanno votato contro la Commissione: se l’aspettava?

«È un chiaro segnale di frustrazione da parte di Salvini: la sua propaganda anti-Ue si è rivelata fallimentare. Tajani ha dimostrato che far parte di una grande famiglia politica europeista è nell’interesse dell’Italia, che con Fitto ha ottenuto il posto che merita in Europa. Io e Antonio lo abbiamo difeso fino all’ultimo dagli attacchi ed è grazie al Ppe che la sua nomina alla fine è stata confermata». […]

antonio tajani manfred weber congresso forza italia antonio tajani manfred weber raffaele fitto giorgia meloni vito bardi stefano bonaccini raffaele fitto giorgia meloni URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…