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DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

DAGOREPORT

RENZI MATTARELLA 3

Sergio Mattarella guarda con scetticismo al referendum per l’abolizione del Jobs Act, la misura bandiera del governo Renzi a cui il Presidente della Repubblica è pur favorevole.

 

Il Colle, infatti, non è convinto che l’annosa e sempre più dannosa questione dei bassi salari dei lavoratori italiani, tema su cui Mattarella ha spinto più volte (l’ultima durante il discorso pronunciato il Primo Maggio a Latina), si risolva cancellando le norme sulla flessibilità, né può servire allo scopo la proposta della Schlein di salario minimo, che sì aiuta i meno tutelati, ma non va incontro alle esigenze di milioni di lavoratori del ceto medio che vedono le loro buste paga ferme da anni.

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

L’idea dei consiglieri economici del Colle punta invece all'aumento degli stipendi  da parte delle imprese accompagnato da una leva fiscale poderosa: una volta che i lavoratori avranno in  tasca un maggior potere di acquisto, spenderanno di più e le imprese venderanno più prodotti, e il circolo virtuoso dell'economia va avanti.

 

(Finora la mini riduzione del cuneo fiscale del governo ha favorito più le imprese e poco i lavoratori).

 

Su tale drammatica emergenza salariale (gli stipendi sono calati dell'8,7% dal 2008, il peggior dato del G20), è arrivato il referendum di Landini che sta spaccando il partito Democratico, con i riformisti ex renziani che difendono il Jobs Act, che a suo tempo il Pd promosse e votò (si veda l'articolo a seguire).

 

schlein landini

Quando la minoranza catto-dem si è  chiamata fuori annunciando che voterà solo due quesiti referendari su cinque (quello sulla cittadinanza e quello sulla sicurezza sul lavoro), una stizzita Schlein ha richiamato all'ordine il timoniere dell'ala riformista Bonaccini.

 

Il risultato che ha ottenuto la segretaria con tre passaporti e una fidanzata è stato un compromesso: per farle ottenere i voti necessari in direzione, i "ribelli" ritiriranno le schede ma evitando di votare no sui tre quesiti contestati.

 

Abbassandosi il quorum, Elly incasserà il sospirato via libera della maggioranza del Nazareno.

 

ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI

Ma l'affare si ingrossa quando spunta un altro grosso problema all'interno del Pd: le possibili conseguenze politiche del referendum. Nel caso che una decina di milioni di italiani si esprimessero a favore dell’abolizione del Jobs-Act, pur non riuscendo a raggiungere il quorum e rendere valido il risultato, a quel punto il segretario della Cgil Landini assumerebbe inevitabilmente una investitura politica da leader dell'opposizione, terzo ingombrante incomodo tra i due sfidanti, Schlein e Conte.

 

Infine, Elly non tiene conto di un altro fattore: come potranno i riformisti dem, i renziani e Azione di Calenda (ovviamente contrario) valutare ancora un patto elettorale con il Pd "landinizzato"?

 

RENZI JOBS ACT 2

Quali orizzonti politici e di alleanze potranno aprirsi per Elly Schlein dopo aver mandato un vaffa al mondo riformista del campo largo, schierando il Pd con il sindacato rosso, i cinquestelle di Conte e le sinistre di Bonelli e Fratoianni?

 

PD IN CAMPO PER IL REFERENDUM. JOBS ACT, LA MINORANZA SI SMARCA

Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/05/07/news/pd_referendum_jobs_act_minoranza-424170267/

 

MATTEO RENZI LORENZO GUERINI

[…] La minoranza invece voterà sì solo al quesito sulla cittadinanza così gli stranieri stabilmente residenti in Italia vedrebbero dimezzato il tempo, da 10 a 5 anni, per diventare italiani, se ne fanno richiesta. E a quello sul lavoro sicuro che abroga le norme che impediscono in caso di infortunio sul lavoro negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.

 

Sul resto del pacchetto Jobs act l’orientamento è votare no o scheda bianca. Ma resta sul tavolo anche la possibilità che qualcuno decida di non ritirare la scheda, facendo indirettamente il gioco della maggioranza di governo, che invita a non presentarsi alle urne così da non raggiungere il 50% più uno degli elettorali.

 

LIA QUARTAPELLE

La partita ruota infatti attorno al quorum. «Io credo che invitare al non voto sia un grave errore politico e un elemento pericoloso sul piano della tenuta democratica», dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini, promotore dei quesiti sul lavoro ricordando lo slogan “Il voto è la nostra rivolta”: «Vogliamo dare diritti a chi non li ha». […]

 

CIRCOLO A MILANO CON IV E AZIONE LA MOSSA DEI RIFORMISTI DEL PD

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

 

I riformisti dem si organizzano. A prescindere dal loro leader Stefano Bonaccini.

Lunedì sera, nella riunione di Energia popolare, il presidente del Pd ha difeso a spada tratta Schlein. Di fronte alle molte critiche, Bonaccini è arrivato al punto di minacciare di lasciare la leadership della minoranza: «Basta con questa storia che Elly non ha cultura di governo, perché, Meloni l’aveva? No, però ora fa la premier».

 

pina picierno elly schlein

Ma la minoranza dem non è un correntone irregimentato, perciò le iniziative fioriscono, Bonaccini o non Bonaccini. E ce ne è una alle viste che sta assumendo un profilo politicamente importante: il prossimo 15 maggio, a Milano, Lia Quartapelle, Pina Picierno, Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi, Elena Bonetti, Benedetto Della Vedova e Lisa Noja, cioè riformisti pd, Azione, + Europa e Iv inaugureranno il «Circolo Matteotti»: «Un luogo di discussione — spiegano i promotori — aperto a tutti i contrari al bipopulismo contemporaneo».

 

Osserva la dem Quartapelle, che questa iniziativa ha voluto fortissimamente: «Viviamo in un’epoca di grandi complessità dove la democrazia viene messa in discussione, perciò pensiamo che ci sia il bisogno di far convivere sensibilità politiche diverse unite però dal supporto all’Ucraina, la difesa dell’autonomia europea e l’impegno per il rilancio dell’Italia».

 

bonaccini schlein

Quella intitolata a Matteotti («un riformista isolato dai comunisti», chiosa uno degli organizzatori dell’iniziativa) non sarà, specifica Quartapelle, «un’operazione terzista che porta alla scissione»: «Sarà un circolo politico-culturale, in cui nessuno rinnegherà la propria appartenenza». Ma, come ricorda la deputata dem, «in una città come Milano il terzo polo ha il 15 per cento» e quindi fare finta che quell’area non esista non ha senso.

 

Dunque, se Schlein sembra rivolgere la propria attenzione al M5S e ad Avs, i riformisti, invece, dialogano con l’altra fetta dell’opposizione, «perché — come sottolinea Della Vedova — non ci si può arrendere alla deriva massimalista in una fase storica in cui le questioni dirimenti sono la difesa europea e l’appoggio all’Ucraina».

 

RICCARDO MAGI - GIUSEPPE CONTE - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - FOTO LAPRESSE

Due temi, questi, su cui Conte, Fratoianni e Bonelli non potranno mai convergere. E Della Vedova, sempre in questo spirito, ieri ha tenuto un convegno con Gentiloni, Sala e Quartapelle. Bonetti, che per conto di Calenda ha aderito all’iniziativa, concorda con le parole dell’esponente di +Europa e aggiunge: «A nome di Azione, ho risposto a questo appello di una parte del Pd perché noi pensiamo che chi ha sensibilità europeista e riformista debba fare squadra».

 

Ma il futuro circolo Matteotti, un soggetto politico-culturale più che un movimento, come precisano i promotori, ha anche un altro, più prosaico, senso. Come spiega l’ex assessore milanese alla Cultura Sergio Scalpelli, anche lui convolto nell’operazione: «Schlein, che in un mondo normale sarebbe nella segreteria di Avs, sta andando contromano ma i primi che investirà prendendo la mira sono i riformisti del Pd, che devono imparare a combattere».

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