
DALEMAO TSE TUNG: C’ERA UN “CINESE” A ROMA – CAZZULLO: "LO SPAZIO POLITICO DI MASSIMO D’ALEMA ORA È QUELLO DELLA SINISTRA RADICALE. LA SUA PRESENZA A PECHINO (CON LA CINA D’ALEMA HA SEMPRE COLTIVATO OTTIMI RAPPORTI) È CONSEGUENTE. OVVIAMENTE PENSO CHE SIA UN ERRORE E UN ABBAGLIO. L’EUROPA DOVREBBE PARLARE CON TUTTI E DA TUTTI FARSI RISPETTARE. MA LA PREMESSA DOVREBBE ESSERE IL RISPETTO PER SE STESSI”
Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
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Caro Aldo, cosa ne pensa della partecipazione di Massimo D’Alema alla foto fatta a Pechino alla riunione dello Sco (Shanghai Cooperation Organization) in cui ci si è apertamente schierati contro l’Occidente e i suoi valori?
È molto strano a mio parere che un nome illustre del progressismo italiano e ancora membro, mi pare, di un partito che predica il pacifismo e l’antimilitarismo, si faccia ritrarre fianco a fianco di un Putin, di un Xi Jinping e di un Kim Jong-un.
Non mi pare che l’onorevole Schlein abbia detto qualcosa.
Marco Pampaloni, Firenze
Risposta di Aldo Cazzullo
Caro Marco, non ho mai conosciuto un leader politico che non fosse guidato innanzitutto dal proprio tornaconto personale.
MASSIMO DALEMA ALLA PARATA MILITARE DI PECHINO
Massimo D’Alema non fa eccezione. Alla fine degli anni 90, quando fu il primo postcomunista a diventare capo del governo, sosteneva che all’Italia occorresse una «rivoluzione liberale», guardava con interesse alla Terza Via di Blair e Schröder, e schierava l’Italia con la Nato che bombardava Belgrado per far cessare le stragi in Kosovo.
Ora il suo spazio politico è quello della sinistra radicale, che ha fatto la guerra a Renzi e dialoga con i 5 Stelle, molto comprensivi nei confronti di Putin; la sua presenza a Pechino (con la Cina D’Alema ha sempre coltivato ottimi rapporti) è conseguente. Al Giro d’Italia si dice che bisogna infilare un uomo in tutte le fughe, nella speranza che una sia quella giusta: diciamo che D’Alema è il nostro uomo a Pechino.
Certo fa impressione sentirlo parlare di pace nel mondo dalla piazza del massacro dei giovani, e sullo sfondo dei missili cinesi. Ovviamente penso che sia un errore e un abbaglio. È vero però che la terrificante foto di Pechino, compresi Kim Jong-un e il presidente iraniano Pezeshkian, l’abbiamo costruita noi occidentali, in particolare Trump, idolo della destra italiana, che con i suoi dazi ha dichiarato guerra a mezzo mondo, spingendo tra le braccia di Xi non solo Putin ma pure il premier indiano Modi.
L’Europa dovrebbe parlare con tutti e da tutti farsi rispettare. Ma la premessa dovrebbe essere il rispetto per se stessi.
MASSIMO DALEMA ALLA PARATA MILITARE DI PECHINO
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