cuba fidel castro

NEI SECOLI FIDEL - UN MISTERO RIGUARDA IL RUOLO AVUTO DAL "LIDER MAXIMO" NELL’APERTURA AGLI USA - E POSSIBILE CHE I FRATELLI CASTRO, DAVANTI AL RISCHIO DI UNA MORTE IMMINENTE, ABBIANO DECISO DI GESTIRE LA TRANSIZIONE MENTRE FIDEL È ANCORA VIVO

FIDEL CASTRO E LA BANDIERA USAFIDEL CASTRO E LA BANDIERA USA

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

«Embargo? Quale embargo?». Arthur ci scherza su senza ritegno: «Vivo in Florida, con mia moglie. Facciamo parte dell’organizzazione ebraica B’nai B’rith, e abbiamo presentato domanda al dipartimento di Stato per venire a visitare le sinagoghe di Cuba. Quindi abbiamo preso il charter dell’American Airlines da Miami, e ora siamo qui». E quante sinagoghe ci sono? «Tre».

 

Quanti ebrei vivono a Cuba? «Circa un migliaio». Ma cosa ci fate ora con un gruppo di turisti americani, a visitare la cattedrale cattolica di L’Avana? «Beh, visto che ci siamo...». E come mai dopo andate alla Bodeguita del Medio, per bere mojito come Hemingway? «Beh, visto che ci siamo...».

 

marita lorenz fidel castromarita lorenz fidel castro

Arthur sorride e ammicca, perché sa bene di non essere il solo. L’Avana è piena di americani che in un modo o nell’altro sono riusciti ad aggirare l’embargo, prima ancora che Obama annunciasse l’intenzione di toglierlo. Jane, ad esempio, è venuta qui da Los Angeles col fidanzato per partecipare ad un festival jazz: «Lui non può suonare, perché altrimenti violerebbe il divieto di fare business a Cuba, però può incontrarsi con i colleghi per fare scambi culturali».

 

fidel castro che guevarafidel castro che guevara

Jody invece è venuta perché la banda della sua città nel Kansas è stata invitata a esibirsi, gratis. Stanno tutti all’Hotel Nacional, un monumento costruito sul Malecon nel 1930, dove ai bei tempi Lucky Luciano riuniva gli altri boss mafiosi per pianificare la conquista del business locale.

 

raul castroraul castro

Poi ci sono quelli con il doppio passaporto, parecchi, che nascondono quello americano e arrivano come tutti gli altri turisti, passando da Canada, Messico, Isole Cayman e Panama. Infine ci sono i cubani americani, che hanno il diritto di tornare a visitare i parenti. Resta forte anche il turismo sessuale, con le jineteras che abbordano i clienti per strada, nei locali o negli hotel, ma questo vale per tutti e probabilmente non finirà con l’apertura del dialogo, anzi. Si stima che quest’anno tre milioni di americani sono venuti sull’isola, e diventerebbero quattro il giorno dopo che il divieto di fare turismo fosse tolto.

 

Dopo i discorsi sulla riconciliazione ecco la prima azione tra obama raul castro e dilma rousseff Dopo i discorsi sulla riconciliazione ecco la prima azione tra obama raul castro e dilma rousseff

IL BUSINESS DEGLI HOTEL

Le grandi catene alberghiere di lusso, da Marriot a Hilton, stanno già pianificando i progetti che potrebbero avviare nel momento in cui l’embargo venisse cancellato, e il governo cubano smettesse di insistere nel conservare la proprietà degli edifici. I viaggi di piacere, però, sono solo uno dei settori in cui le imprese Usa vorrebbero concludere affari. Pochi lo sanno, ma gli Stati Uniti sono già il quarto esportatore di beni a Cuba, dopo Cina, Spagna e Brasile: 359 milioni di dollari nel 2013, contro un picco di 711 milioni nel 2008.

 

La storica stretta di mano con il cubano Raul Castro La storica stretta di mano con il cubano Raul Castro

Sono scambi autorizzati dal Trade Sanctions Reform and Export Enhancement Act del 2000, che consente di vendere prodotti agricoli non raffinati, però impone ancora limiti, come quello di essere pagati in anticipo, in contanti, e attraverso una banca non americana. Quando questi vincoli cadranno, la fila dei pretendenti è enorme: produttori di macchine agricole e tecnologia, compagnie edili, ma anche catene di fast food e soft drink, per non parlare dell’industria mineraria .

 

BENEDETTO XVI E RAUL CASTRO jpegBENEDETTO XVI E RAUL CASTRO jpeg

Dialogando con gli Usa, il regime perde la scusa dell’embargo, che ha usato nell’ultimo mezzo secolo per giustificare la sua presa sul Paese. Questo rischio lo mette un po’ sulla difensiva, soprattutto se all’apertura non seguissero i benefici economici sperati. Gli ostacoli però non sembrano più venire dall’interno, dopo che L’Avana ha visto diminuire gli aiuti economici del Venezuela che avevano rimpiazzato quelli dell’Urss, e ha disperato bisogno di nuove risorse.

 

MISTERO SU FIDEL

FIDEL E RAUL CASTRO VISITANO CHAVEZ IN OSPEDALE A CUBA FIDEL E RAUL CASTRO VISITANO CHAVEZ IN OSPEDALE A CUBA

Un mistero riguarda il ruolo avuto da Fidel nell’apertura: ieri Obama ha detto che Raul lo ha citato solo una volta durante la loro telefonata. Mariela, la figlia di Raul, ha detto che lo zio è stato coinvolto nella decisione e chi si aspetta il ritorno al capitalismo si illude. Altri, non vedendolo in pubblico dall’8 gennaio, quando inaugurò la galleria d’arte di Alexis Leyva, sospettano che la sua salute sia peggiorata.

 

Quindi i fratelli Castro, davanti al rischio di una morte imminente, avrebbero deciso di avviare questo mutamento nel rapporto con gli Usa per gestire la transizione mentre Fidel è ancora vivo. Un po’ come avevano fatto nel 2006, quando il dissidente Vladimiro Roca ci disse che «il Lider Maximo è malato, ma non è grave come si pensa. Stanno sfruttando questo problema di salute per verificare quali sono i collaboratori di cui si possono fidare e pilotare il passaggio dei poteri». Otto anni dopo, il copione si ripete.

 

I CUBANI DI MIAMI

fidel castro fratello raulfidel castro fratello raul

Per paradosso, l’unico vero ostacolo sembra venire da chi non è disposto a parlare fino a quando Fidel non sarà morto, e cioè i cubani più intransigenti di Miami, che tengono in pugno la maggioranza repubblicana al Congresso. «Loro - dice la maestra elementare Yusen - hanno costruito la Florida, e potrebbero fare molto per rilanciare Cuba. Invece, per tutelare i propri interessi, o per puro risentimento, cercano di far saltare questa intesa». La soluzione Yusen ce l’avrebbe già in mente: «Fate venire gli americani. Poi a noi di cosa accadrà al governo ci importa poco: basta uscire dalla miseria, e magari avere un po’ più di libertà».

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...