altan referendum taglio parlamentari

C’È CHI DICE NO! – AVVERTITE DI MAIO CHE L’ESITO DEL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI NON È COSÌ SCONTATO – SECONDO GLI ULTIMI SONDAGGI IL FRONTE DEI CONTRARI SI È ATTESTATO INTORNO AL 40-45% ED È IN CRESCITA. SIAMO QUINDI MOLTO LONTANI DALLE PERCENTUALI BULGARE CHE STIMAVANO IL SÌ OLTRE IL 70%. IL MOTIVO? COME FU PER RENZI NEL 2016, IN MOLTI VEDONO NEL VOTO L’OCCASIONE PER DARE LA SPALLATA FINALE AL GOVERNO CONTE…

Paolo Bracalini per “il Giornale”

 

luigi di maio strappa le poltrone in piazza montecitorio flash mob m5s per il taglio dei parlamentari

Quella che fino a qualche settimane fa sembrava una partita dall' esito già scritto si sta invece riaprendo. La vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari non è più scontata. Il No sta crescendo nelle rilevazioni, complice anche l' idea che una bocciatura del testo di legge firmato dal M5s (ma votato in larghissima maggioranza dal Parlamento) possa dare la spallata finale al governo Conte, come fu per Renzi il referendum del 2016.

 

Secondo Roberto D' Alimonte il No negli ultimi giorni si è attestato sul 40-45%, ed è in crescita. Siamo quindi molto lontani dalle percentuali bulgare che stimavano il Sì ben oltre il 70%. Qualcosa è cambiato nelle ultime settimane nella percezione degli effetti della riforma. Meno interesse per i risparmi modesti, più per gli effetti sulla rappresentanza parlamentare degli elettori. Contano però anche le logiche interne ai partiti, in particolare al Pd dove si registra una forte spaccatura rispetto alla linea ufficiale decisa da Zingaretti («voteremo Sì»).

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

«Il referendum ha messo platealmente in evidenza che il Pd è diviso. Certo, i numeri sono ballerini, ma la lacerazione c' è» spiega D' Alimonte all' Huffington Post. Non è un caso che sia la Toscana, regione «rossa» per eccellenza, quella dove il No è stimato al momento addirittura al 50%.

 

Va ricordato che il Pd in Parlamento aveva votato contro il taglio dei parlamentari per ben tre volte, salvo poi cambiare orientamento una volta passato in maggioranza con i Cinque Stelle. Un cambio di rotta forzato che si scontra con ua forte propensione al no dell' elettorato di sinistra.

 

ROBERTO DALIMONTE

Ma i dubbi si sono insinuati anche nel centrodestra se il fronte contrario alla riduzione di deputati e senatori sta avanzando in modo tangibile. Altri sondaggisti stimano il Sì ancora in vantaggio ma con scenari di voto imprevedibili. «Anche nei nostri dati vediamo il No in salita - spiega il sondaggista Renato Mannheimer - , poi c' è una percentuale di indecisi ancora alta, tra il 20-30%, perciò tutto è ancora possibile.

 

alessandra ghisleri foto di bacco (2)

Il No paga il fatto di aver cominciato la campagna molto in ritardo, gli elettori li sta conquistando adesso, prima non c' era storia. Poi al No è mancato il supporto dei partiti, nessuno ha fatto campagna per il No mentre il M5s lo sta facendo per il Sì. Direi comunque che le variabili in campo sono molte, dall' affluenza al voto alla massa di indecisi, quindi la partita non è per nulla scontata».

 

RADICALI PER IL NO AL REFERENDUM

Anche per Alessandra Ghisleri, Euromedia Research, la percentuale di indecisi è molto alta e interessa quattro italiani su dieci, mentre «il No nell' ultimo mese il No è cresciuto del 10%», perché solo ultimamente la gente inizia a interrogarsi sull' utilità del taglio dei parlamentari. Anche Swg rileva l' assottigliarsi del vantaggio del Sì. Se a giugno il No era stimato sui 14-18 punti, il sondaggio di pochi giorni fa per La7 lo attesta su 28-32, un salto in avanti notevole.

luigi di maio abbronzato – meme. 43

 

Il margine di vantaggio tuttavia è ancora importante, perciò Nicola Piepoli, presidente dell' omonimo istituto, risponde in modo netto alla domanda sulle chances di ribaltare i pronostici da parte del No: «Non troppe. Direi che il No è partito troppo tardi e dopo che l' intero Parlamento aveva approvato l' abolizione di circa un terzo dei deputati e di un terzo dei senatori. È stato prima approvato, lo ripeto, dalla totalità dei partiti, è difficile quindi che uno o più partiti possa ora passare dalla parte del No. In una maniera o nell' altra, quindi, il sì ha già vinto» spiega Piepoli intervistato da Formiche.

 

flash mob m5s per il taglio dei parlamentari 1

Ma la rimonta del No è un trend che tutti stanno riscontrando. Il sondaggista Alessandro Amadori su Affaritaliani riporta che «siamo passati da valori dell' 80 o 90 per cento a favore del Sì, a un più equilibrato 60-70 contro 30-40 per cento. Il No, dunque, non è marginale, e in teoria potrebbe crescere anche significativamente in funzione di una maggiore politicizzazione della campagna». La partita del No non è semplice, ma neppure impossibile.

referendum taglio parlamentari

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO