macron migranti

DOPO L’ITALIA, I MIGRANTI SPACCANO LA FRANCIA – UN PREMIO NOBEL CONTRO MACRON E LA SUA LEGGE SUL DIRITTO D’ASILO – “LE FORZE DELL’ORDINE USANO METONI BARBARI” – NEL CENTRO D’ACCOGLIENZA DI CALAIS AVVELENATA L’ACQUA PER I RIFIUGIATI

 

Marina Valensise per il Messaggero

 

MIGRANTI CALAIS

Sta per iniziare a Parigi il dibattito parlamentare sul nuovo progetto di legge, asilo e immigrazione, preparato dal governo presieduto da Emmanuel Macron. Da domani se ne discuterà in commissione all'Assemblea nazionale. E intanto, però, mentre il ministro degli Interni annuncia di aver smussato gli angoli del progetto iniziale, il clima diventa incandescente. Dopo i fatti di Bardonecchia, tenuti per lo più in non cale dalla stampa francese, divampano le dichiarazioni di due scrittori che da tempo sparano a zero contro il presidente Macron per denunciare la barbarie del governo e della politica sull'immigrazione.

 

macron

Il primo e il più autorevole a scendere in campo, è il premio Nobel Jean-Marie Le Clézio. Colpito da una copertina del Nouvel Observateur, dove il presidente Macron era raffigurato dietro un filo spinato, lo scrittore ha preso carta e penna per denunciare sullo stesso settimanale della gauche riformista la durezza della politica sull'immigrazione. E in un'intervista al Journal de Dimanche, pur riconoscendo al presidente Macron il merito di aver neutralizzato Marine Le Pen, ha rincarato la dose invitandolo a tener conto dei più deboli: «Sono scandalizzato dal modo in cui vengono applicate le direttive del ministero degli Interni. Il governo annuncia fermezza, ma chi opera sul campo va ben oltre la fermezza, continuando a infliggere un brutto trattamento a persone indifese. Aprire o chiudere le frontiere resta un problema, ma una volta che i migranti sono entrati in Francia maltrattarli è inaccettabile».

Jean Marie Le Clezio

 

Il secondo scrittore a sparare a zero contro il presidente Macron e la fermezza è un polemista molto reattivo, anche se controverso. Premio Goncourt, per Jubilations vers le Ciel con cui esordì nel 1996, Premio Renaudot per un mattone di mille pagine, Naissance, sceneggiatore di un film, Podium, con record di incassi, nemmeno Yann Moix ha aspettato la grana di Bardonecchia, o l'inizio del dibattito della legge asilo e immigrazione, per partire lancia in resta contro il presidente bonapartista. 

 

LE INTEMPERANZE

JUNGLE CALAIS

Famoso per le sue intemperanze televisive, che propina ogni sabato sera sulla rete di stato, come opinionista di un programma seguitissimo, che avrebbe calamitato a dir suo persino un genio della critica come Roland Barthes, Yann Moix, il polemista più reattivo del momento, sabato scorso ha recitato un sonetto scritto da lui in memoria di Mireille Knoll, l'ebrea scampata alla retata del Vel d'Hiv nel 1942, ma non all'antiseimitsimo di due musulmani vicini di casa che a Parigi l'hanno sgozzata, prima di darle fuoco.

 

Spinto nell'empireo letterario da Bernard Henri-Levy, Moix oggi cita pure lo scrittore cattolico Charles Péguy per dire tutto il suo furore: «Fatemi tutte le domande che volete, dirò solo violentemente la verità violenta e veramente la verità vera».

 

IL J'ACCUSE

migranti calais 1

Il suo j'accuse l'ha lanciato in gennaio dalle colonne di Libération. Voleva denunciare i metodi disumani messi in pratica dalle forze dell'ordine a Calais, la cittadina sulla Manica famosa per la Giugla, smantellata all'epoca del presidente socialista Hollande, che continua però a fungere da punto di raccolta per quei migranti in transito, che dopo aver traversato l'Europa sognano di salpare per il Regno Unito.

Yann Moix

 

Calais, dove l'acqua potabile viene contaminata, le tende di plastica vengono lacerate, e per far sfollare i migranti si usano i lacrimogeni, mentre chi porta loro un tozzo di pane o li ospita in casa rischia di essere penalmente perseguito.«Ogni giorno, umiliando gli esiliati, voi umiliate la Francia», ha tuonato Yann Moix contro il presidente della Repubblica Macron, annunciando la prossima uscita di un documentario drammatico intitolato ReCalais (gioco di parole, sul verbo recaler, bocciare, respingere).

 

CALAIS

«Io non sono un commentatore del verbo come dite voi, sono un testimone dei vostri atti» ha insistito Yann Moix rivolgendosi al Presidente. «Quanto al vostro di verbo, è vuoto, come falsa è la vostra parola e doppio il vostro discorso (). Io non so di cosa voi siate responsabile; so solo di cosa voi siete irresponsabile. L'unico merito della vostra politica, è che la si può vedere a occhio nudo (). Non siete più voi a essere in marcia, signor Presidente, è la verità. Potete anche denunciarmi per diffamazione; ma i posteri denunceranno voi per infamia».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...