1- DOPO LA RAPINA DA 13 MILIONI LUSI-MARGHERITA, SI RADDOPPIA: FURTO AN DA 26 MILIONI! 2- DALLA FONDAZIONE “ALLEANZA NAZIONALE”, NATA IN SEGUITO ALLO SCIOGLIMENTO E ALLA CONFLUENZA DEL PARTITO NEL PDL (MARZO 2009), SONO SPARITI 26 MILIONI DI EURO. E TRA PEZZE D’APPOGGIO MANCANTI, PRESTITI MILIONARI AL PARTITO DI BERLUSCONI E IMMOBILI DATI IN USO GRATUITO AI GIOVANI DEL PDL, NON C’È CERTEZZA DI DOVE SIANO FINITI 3- UN PATRIMONIO DI DIFFICILE STIMA CHE TRA LIQUIDITÀ E IMMOBILI NON RISULTAVA INFERIORE AI 400 MILIONI, UNA CIFRA TROPPO ALTA PER NON SCATENARE UNA GUERRA TRA GLI EX COLONNELLI DI AN E I FEDELISSIMI DI FINI, REGOLARMENTE FINITA IN TRIBUNALE 4- BOIA CHI MOLLA IL TESORETTO! LA SEGRETARIA DI FINI PUNTA L’INDICE SUI CAMERATI DEL COMITATO DI GESTIONE E COMITATO DEI GARANTI. E I TIPINI FINI GODONO PERCHE’ IL TRIBUNALE DI ROMA COMMISSARIA CIO’ CHE LARUSSA E GASPARRI GLI AVEVANO SCIPPATO

Alessandro Ferrucci e Malcom Pagani

Dalla Fondazione "Alleanza Nazionale", nata in seguito allo scioglimento e alla confluenza del partito nel Pdl datata marzo 2009, sono spariti 26 milioni di euro. E allo stato, tra pezze d'appoggio mancanti, prestiti milionari al partito di Berlusconi e immobili dati in uso gratuito ai giovani del Pdl, non c'è certezza di dove siano finiti.

Il retropalco dei partiti sopravvissuti alla Seconda Repubblica è uno spettacolo quotidiano. L'ultimo in ordine di tempo, dopo lo scandalo Lusi-Margherita, sventola i simboli di una delle grande aggregazioni del dopoguerra italiano. La casa di Giorgio Almirante e di Gianfranco Fini. Un patrimonio di difficile stima che tra liquidità e immobili non risultava inferiore ai 400 milioni. Una cifra troppo alta per non scatenare brame e appetiti regolarmente finiti in tribunale.

La storia parte da lontano. Nei giorni di marzo del 2009, in cui dopo il congresso nazionale, An decise per il 2011 di trasformare il partito in: "Fondazione che ne assuma l'emblema e la denominazione. Alla fondazione competono tutti i diritti propri di An e ad essa sono assegnate le risorse materiali (...) e segnatamente ogni bene mobile e immobile direttamente o indirettamente posseduto comprese le partecipazioni in società e tutti i crediti verso soggetti pubblici o privati".

Si optò per un comitato di gestione che avrebbe operato secondo le indicazioni di un altro organo, il comitato dei garanti. Vennero designati i nomi dei singoli individui deputati al controllo degli "obiettivi strategici, anche di periodo, da perseguire per la conservazione, la tutela e lo sviluppo delle risorse (...) l'impiego e la destinazione dei fondi".

I comitati si insediarono il primo aprile del 2009 e in un amen, fu guerra tra gli ex colonnelli di An e i fedelissimi di Gianfranco Fini. Una guerra sporca, senza esclusione di colpi, durata per mesi e persa dai secondi costretti ad assistere a un "golpe" nelle mura di casa. Dal comitato di gestione, non a caso in piena bufera Montecarlo, venne estromesso Franco Pontone (espulso dal comitato dei garanti nel 2010) e al suo posto nominato il senatore Mugnai.

Da allora e fino ad oggi, complice la frattura tra Fini e Berlusconi, quello che era stato definito "il divieto di confusione del patrimonio di An con quello del Popolo della Libertà" divenne un'autostrada senza caselli, controlli o pedaggi. Con gestioni allegre, rappresaglie ad hoc (la vicenda del Secolo d'Italia), purghe staliniane e campo libero a transazioni impensabili. Immobili di An affidati in uso gratuito ai giovani del Pdl (28), prestiti bizzarri come quello del 12 luglio 2011, in cui il comitato di gestione della Fondazione di An concesse su richiesta degli onorevoli Crimi e Bianconi del Pdl, la cifra di 3.750.000 a titolo di prestito infruttifero al partito rivale.

Da aggiungere a un altro milione a fondo perduto per sostenere le elezioni regionali del Pdl e ad altri contributi di importo ancora incerto, a fronte "dell'impegno morale" di Bianconi di vigilare sul loro "puntuale utilizzo".

E poi, ancora altro denaro, dalla casa madre dei neo "nemici". Forme di generosa erogazione "del tutto anomale" distribuite con fumose motivazioni definite "Iniziative promozionali in sede al Pdl", senza rendiconti verificabili e con giustificazioni risibili ad accompagnare il salasso verso il feudo di B.: "Promuovere all'interno del partito la costituenda fondazione".

In mezzo, vennero bloccate le iscrizioni degli ex An alla fondazione (300 euro di versamento) e rese surrettiziamente invalide quelle giunte dopo il 30 aprile 2010. In una situazione simile, con l'uso disinvolto del denaro di un partito appannaggio di un altro (rivale e in costante battaglia) i finiani rimasti vicini al presidente della Camera e confluiti in Fli, hanno provato il contrattacco.

Prima ha tentato l'avvocato di Fini, Giuseppe Consolo. Poi lo studio del deputato di Fli Antonio Buonfiglio si è messo al lavoro e ha presentato con l'omologo di cordata Enzo Raisi, un esposto al Tribunale di Roma a fine novembre. Quattro pagine fitte di date e cifre utili a chiedere alla magistratura di procedere "alla nomina di uno o più commissari liquidatori e comunque all'adozione di ogni e più opportuno atto affinché fossa data corretta e puntuale esecuzione alle determinazioni congressuali in ordine alla liquidazione e allo scioglimento formale di An".

Liquidazione non avvenuta (comportandosi la fondazione, in compulsivo erogamento di fondi della comunità di An al Pdl, in regime di "continuità" e in direzione del tutto opposta) e determinazioni originarie tradite. Il tribunale si è mosso e ha prodotto una relazione sull'attivita di liquidazione: misteriosa e raggelante. Analizzati i documenti delle parti, i periti del tribunale hanno evidenziato come non solo non si sia verificata alcuna liquidazione né alcun passaggio formale sulla stessa, ma del denaro scomparso, non vi sia traccia.

Dentro il buco nero si trova di tutto. Accensione di conti correnti intestati all'associazione senza riscontri per individuarli. Parcelle saldate per decine di migliaia di euro ad avvocati impegnati a difendere il Pdl. Il famoso prestito da quasi 4 milioni erogato al partito di Berlusconi, poi restituito a distanza di qualche mese, senza che ci sia foglio di carta che nel rendiconto chiuso a ottobre del 2010 che lo ratificasse.

E poi altri milioni, sempre destinati al Pdl, a fondo perduto. Una situazione incredibile che relega l'affaire Margherita alle piccole cose di valore non quantificabile e lascia sul terreno una differenza di valori, tra la Fondazione gestita dai colonnelli e quella immaginata da Fini & C., di 26 milioni in meno di due anni(2009-2011). Una perdita di capitali e ideali di cui adesso qualcuno chiederà conto.

2- BOIA CHI MOLLA IL TESORETTO
Gian Marco Chiocci per Il Giornale


Due brutte notizie per gli ex An «titolari» del ricco patrimonio, immobiliare e no, della vecchia Fiamma. La prima: la procura di Roma indaga formalmente sulla gestione del tesoretto da svariati milioni di euro a seguito di un esposto di Rita Marino, storica segretaria di Gianfranco Fini. Lo conferma al Giornale il senatore Vincenzo Consolo: «Sì, la signora Marino ha presentato un esposto alla procura di Roma nel quale si fa presente che sono state esautorate alcune persone dalla gestione del patrimonio ex An e che vi è stato un uso distorto del patrimonio che doveva essere liquidato e non gestito. Il fascicolo è aperto, indaga il pm Attilio Pisani».

La Marino punta l'indice sugli esponenti di An nel Pdl, Caruso, Valentino, Mugnai, Giordano, Petri, Gamba, Giordano. Nell'esposto si ipotizzerebbero ammanchi per svariati milioni di euro, e i reati sui quali starebbe lavorando il pm sarebbero appropriazione indebita, malversazione e truffa.

La seconda brutta notizia si rifà alla prima: il presidente del tribunale di Roma ha nominato due commissari liquidatori degli stessi beni di cui parla la segretaria di Fini, contraddicendo una sua stessa decisione di sei mesi fa.
Il «commissariamento per liquidazione» è arrivato a seguito dell'accoglimento di un'apposita istanza proposta nel 2010 dai finiani Antonio Buonfiglio (passato recentemente con Fare Italia) e Enzo Raisi per chiedere la liquidazione patrimoniale, posto che dopo lo scioglimento di An la gestione delle liquidità prodotte da rimborsi elettorali, depositi e valori delle case era stato affidato a un'apposita fondazione.

Secondo quanto trapela dagli uffici giudiziari romani, negli ultimi mesi due ispettori del tribunale hanno esaminato, al dettaglio, l'amministrazione del patrimonio affidata al Comitato di Gestione e al Comitato dei Garanti (a maggioranza ex An, attualmente nel Pdl) costituiti nell'ultimo congresso in attesa di traghettare il tutto in un'apposita Fondazione. 
E nelle conclusioni avrebbero ravvisato estremi per una soluzione che va nella direzione di quella auspicata dalla coppia finiana.

Raisi e Buonfiglio, già un anno fa, avevano contestato la corretta operatività dei due comitati che anziche´ limitarsi «al mero esercizio dei poteri di indirizzo e vigilanza» avrebbe via via limitato i poteri degli stessi con modalità, a loro avviso, illegittime, infischiandosene di «preservare integro il patrimonio attraverso il compimento di atti conservativi o, al più, migliorativi».

Ovviamente gli ex An rimasti nel Pdl la pensano diversamente, e a nulla sono servite le ragioni messe nero su bianco dal «portavoce», senatore Franco Mugnai, che sei mesi fa aveva convinto lo stesso presidente del tribunale a respingere il ricorso spiegando che era inammissibile e improponibile «perch´ il Comitato ha operato nel rispetto delle prerogative attribuite loro dal Congresso e quindi in piena osservanza del mandato di cui era stato investito».
Appresa la notizia del commissariamento, Mugnai ha parlato di «decisione sconcertante» del tribunale di Roma «in palese contrasto con le determinazioni dell'ultimo congresso. In essa non si ipotizza in alcun modo comportamenti illeciti o fraudolenti degli organi di Alleanza nazionale. È incomprensibile».
Tutti gli uomini del presidente della casa di Montecarlo, che nell'inchiesta sull'appartamento in uso al cognato se l'è cavata come tutti sanno, cantano vittoria. «Siamo soddisfatti, così evitiamo un nuovo caso Lusi», gongola Buonfiglio.

 

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