
SINISTR-ELLY & COLTELLI! DOPO LE TENSIONI CON LA MINORANZA DELM SUI REFERENDUM, SCHLEIN PENSA, COME DAGO DIXIT, DI ANTICIPARE IL CONGRESSO PD A GENNAIO 2026, DOPO LE REGIONALI, PER SEDARE I RIFORMISTI (GIA’ DIVISI TRA IL LEALISTA BONACCINI E I RIBELLI PICIERNO, GORI E GUERINI) – MA ELLY NON RICORDA CHE PIÙ DELLA METÀ DEGLI ISCRITTI AL PD E' VICINA AI RIFORMISTI E I BIG DEL PARTITO SONO CONTRO DI LEI - IL CONGRESSO PUÒ DIVENTARE UNA ROULETTE RUSSA IN CUI IL PARTITO RISCHIA DI ESPLODERE. CASTAGNETTI, GIANNIZZERO DI MATTARELLA, SIBILA: “QUALCUNO DICA A SCHLEIN CHE COSÌ SI VA A SBATTERE…” – DAGOREPORT
M.T.M. per il “Corriere della Sera” - Estratti
E adesso? Adesso Elly Schlein parrebbe nuovamente tentata dal congresso straordinario a gennaio del 2026.
Le nuove alzate di scudi di un pezzo dell’ala riformista dopo l’insuccesso referendum starebbero convincendo la segretaria del Pd a chiudere la partita una volta per tutte.
Dunque, prima le Regionali, poi le assise dove la leader punta alla riconferma per poter modellare definitivamente un Partito democratico a sua immagine e somiglianza.
L’ipotesi, da ieri sera, torna prepotentemente alla ribalta.
Qualcuno sospetta che sia solo una minaccia per tacitare i ribelli della minoranza. Ma nel dubbio, la prospettiva ha messo in fibrillazione l’area riformista che non ha nessun candidato da lanciare al congresso.
Che la segretaria del Pd intenda comunque rilanciare e non certo indietreggiare rispetto alle scelte politiche compiute finora lo si capisce con chiarezza dalle parole di Igor Taruffi. Rivolto ai riformisti che l’altro ieri hanno sollevato le critiche più dure (Pina Picierno, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini), il responsabile organizzativo dem osserva: «Credo che parlare di regalo fatto alla destra sia sbagliato e che sul lavoro il partito abbia imboccato la strada giusta. Il regalo alla destra è stato fatto negli anni passati, quando si è rotto il rapporto col nostro popolo».
IL CORTOCIRCUITO DEL PD SUI REFERENDUM - ELLY SCHLEIN
Ogni riferimento a Matteo Renzi è puramente voluto.
L’idea della segretaria infatti è che si vinca solo con la radicalizzazione delle posizioni e non certo attestandosi su una linea moderata. In questo senso il leader di Italia viva e quello di Azione Carlo Calenda sono avvisati. Ma Renzi sembra averlo già capito. Tant’è che, per restare in partita, ipotizza un centrosinistra «a due cerchi». Uno con Pd, M5S e Avs che «spesso hanno posizioni di sinistra dura». Un secondo formato dai partiti cosiddetti centristi.
Ma tornando al Pd, i riformisti chiedono una «direzione ad hoc », con Simona Malpezzi. La senatrice dem ritiene che sia stato «un errore» «politicizzare» la campagna referendaria. Della stessa idea Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia popolare, che aggiunge: «Io non avrei usato le parole “Avviso di sfratto” a Meloni e starei più attento a non confondere un referendum con le elezioni politiche».
elly schlein vota per i cinque referendum
Ma la direzione richiesta dai riformisti rischia di diventare un boomerang per quella corrente, perché potrebbe sancire la spaccatura tra le due anime dell’area, quella più battagliera e quella di chi, come Stefano Bonaccini, propende per la mediazione con Schlein.
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La situazione del Pd sembra preoccupare anche un padre nobile del partito, Pierluigi Castagnetti, che in un post su Facebook lancia un appello: «Qualcuno dica a Schlein, anche solo privatamente, che così si va a sbattere. Posto che da quelle parti dove sembra prevalere l’arroganza ci sia ancora qualcuno interessato a tornare a vincere, per il bene del Paese e delle sue più giovani generazioni». Parole dure quelle di Castagnetti. Dal tono più soft la critica di Debora Serracchiani: «La base elettorale del referendum è un patrimonio, ma non è sufficiente per costruire l’alternativa alle destre. Per battere Meloni non basterà schierarsi “contro”. Dobbiamo ripartire dal Pd. Tutto il Pd».
Insomma, il travaglio dei dem continua. Anche se qualcuno nel partito preferisce buttarla a ridere. Ieri alcuni parlamentari pd, ironizzando tra di loro, si scambiavano sui cellulari una falsa agenzia di stampa. «La real casa — recitava il testo — uscendo da un lungo riserbo, ha commentato così i risultati del referendum del 1946: “Quel giorno ottenemmo un numero di voti senza precedenti. Vincemmo anche noi”».
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